8.

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Mi ero davvero buttata?

Cioè, ero seriamente saltata giù dalla Scarpata?

Non potevo crederci.

Non l'avevo fatto di proposito, ma non ero riuscita a fermarmi.

Quindi... ora ero morta? Ero morta sul serio?

C'era qualcosa di strano, però: non mi sarei mai immaginata la morte così, tutto ciò che percepivo era freddo, gelo, e dolore in ogni parte del corpo. Ero sdraiata supina, percepivo il pavimento duro graffiarmi le spalle, ma non avevo la forza di fare nessun movimento, nemmeno il più piccolo.

Se ero davvero morta, allora perché provavo un dolore immenso ovunque, quasi mille aghi mi stessero perforando la pelle?

«Mia?» chiese una voce, sfiorandomi la spalla. Sembrava un misto di preoccupazione e frustrazione, ma non avrei saputo identificarne la provenienza.

«Mia, tutto okay?» disse ancora.

Finalmente riuscii a muovere la punta delle dita e, con una forza che non credevo di possedere, socchiusi lievemente gli occhi, guardando dritto verso di me.

Si stava facendo pericolosamente buio.

Che quello fosse l'Inferno?

Stavo per accettare l'idea di essere finita in chissà quale zona degli Inferi, quando notai qualcosa su di me.

Chino sul mio corpo, c'era un ragazzo; non poteva che essere un angelo. I capelli chiarissimi gli ricadevano sulla fronte vagamente scompigliati, mentre gli occhi chiari mi scrutavano con attenzione.

«Riesci ad alzarti?».

Provai ad annuire, seppur con fatica, e facendo leva sulle bracca mi tirai su, mettendomi seduta.

«So-sono morta?» fu la prima cosa che pensai, osservandolo con gli occhi leggermente aperti, per via della luce che, seppur flebile, mi dava parecchio fastidio.

«Se fossi morta, dovrei esserlo anch'io, no?» domandò alzando un sopracciglio.

Solo nel sentire quelle parole, mi passai le mani sugli occhi, riuscendo a mettere a fuoco il viso del giovane che se ne stava seduto di fronte a me.

«E-Emil?» chiesi non capendo.

«Sorpresa» mormorò ammiccando.

Con lentezza mi alzai e, dopo essermi passata le mani sui pantaloni, nel vano tentativo di ripulirli in qualche modo, mi guardai attorno.

Ero ancora nel Labirinto!

«Ma com'è possibile! Io... io sono caduta. Non c'era nulla sotto i miei piedi» provai a protestare, non smettendo di osservarmi intorno, quasi mi aspettassi che quella non fosse altro che una proiezione del mio cervello.

«Sì, ho seriamente pensato che saresti piombata di sotto, ma per fortuna sei davvero leggera e sono riuscito ad afferrarti al volo» sorrise.

Spalancai gli occhi. Lui mi aveva davvero salvato la vita?

«Io...» ero senza parole «Grazie».

«Nessun problema» si avvicinò a me di qualche passo, ma la cosa non mi rassicurò: mi metteva in soggezione il suo sguardo tagliente.

«Sembri sorpresa» mormorò camminando con calcolata lentezza.

«No! Cioè... è solo che non me lo sarei mai aspettata, insomma, dopo quello che mi hai detto l'altra sera...».

Mia - The MazeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora