Ero dannatamente in ritardo, e camminavo in fretta verso la caffetteria. Calum mi aveva costretto a dargli tutti i soldi che gli mancavano e ci eravamo messi un bel po' di tempo a litigare per i compromessi. Calum sapeva essere un vero idiota, a volte. Non so che mi fosse preso quando ebbi accettato il fatto di vivere insieme a lui, ma pensandoci bene era mio amico ed era simpatico, appena lo avevo conosciuto. Poi con lo stress era diventato un coglione; se frugavi bene in lui, però, poteva anche essere un buon amico, leale e simpatico.
Quando aprii la porta Bryana non c'era, guardai l'orologio e mi accorsi che erano già le 10:24. Non so perché ma mi prese il panico: ero completamene terrorizzato così pensai di chiamarla, giusto per sapere dov'era e se stava bene, solo per tranquillizzarmi un minimo. O non lo so, perché, ma ci provai e basta. E quindi mi accorsi che non avevo il suo numero nella rubrica mi sentii incredibilmente stupido per non averglielo chiesto prima.
Comunque rimasi lì come un deficiente, a pensare a Bryana come un deficiente e il mio mocaccino finí. Ed ero molto scoraggiato perché quel mocaccino non era la stessa cosa senza di lei. Poi pagai e uscii, e ad un certo punto mi venne un'illuminazione.
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Coffee Shop » a.i
Short Story"Un caffè latte, grazie." "Per me un mocaccino." /short story • ashton irwin/