Capitolo 2

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L'impressione che aveva avuto dalla lettera (a mala pena letta)  riguardo il suo alloggio era che anche, il suo compagno di stanza sarebbe dovuto arrivare nello stesso giorno.

Prospettiva elettrizzante? No.

D'altra parte, Louis ha voglia di fare presto per iniziare ad odiare questo coglione? Si.

Louis aspetta.

Aspetta tanto, battendo il piede sul pavimento lucido, lo stomaco gli brontola, gli occhi si incrociano, e le dita grattano sul tessuto dei jeans. Louis è fottutamente impaziente, e odia i ricchi- dove cazzo è questo coglione?

Decisamente agitato, decide di disfare i bagagli- cosa che raramente fa. Solitamente quando torna da qualche vacanza o una lunga assenza, le sua valigie restano in camera colme di vestiti e calzini sporchi, senza che nessuno le tocchi per settimane, alcune volte, mesi. Poi una mattina si sveglia e chiede 'Ma quella maglia..?'  ed allora si scoprono pile di pantaloni, tute, scompiglio, prima di essere energicamente svuotate.

Ce l'ha per difetto- dimentica sempre.

Ma adesso le disfa- un lavoro da cazzi a terra, appendere le maglie con vere e proprie grucce e piegare in pantaloni in pile ordinate- e una volta che la sua camera sembra abbastanza apposto (forse per lui ancora troppo spoglia, ma è solo il primo giorno) passa alle altre stanza della suite. Sta lontano dalla cucina, essendo l'unico posto che non ha mai capito.

Non ci sono molte cose da fare.

La mancanza delle sue cose personali, combinata poi a questo stile barocco, non gli lasciava molta libertà di espressione. In ogni caso, riesce a nascondere, al sicuro, tutti quei quadri che, in apparenza angosciosi ritraevano episodi del bestiality (non gliene frega un cazzo, se c'è un mito greco che parla di Zeus. Un uccello che si scopa una ragazza resta sempre un uccello che si scopa una ragazza) e presto l'atmosfera inizia a prendere, un po, l'odore di casa.

Forse, c'è ancora qualche speranza.


Sono passate ben tre ore ( e quattro chiamate perse di sua mamma di cui non vuole occuparsi, grazie) dal suo arrivo, ed ogni singola e vecchia scatola è stata svuotata e portata via senza cerimonie.

E' il sapore del successo.

E della solitudine.

Perché, nonostante abbia ormai deciso che il suo compagno di stanza sarà la croce della sua esistenza, Louis non fa a meno di notare che non sta arrivando. Ed è quasi sera. Ciò significa che potrebbe non venire. Ciò significa...che dovrà passare la notte da solo. Annoiato. Senza amici o distrazioni. E come cazzo farà, proprio ora che ha voglia di intrattenersi?

Senza controllare l'ora, perché significherebbe che gli importi qualcosa, decide di lasciare l'appartamento. Se ne andrà, esplorerà,  e mangerà in qualche antico caffè, così potrà mandare selfie a Stan mentre sorseggia un the al tramonto, rendendolo geloso e fargli rimpiangere di non averlo seguito. Perché maledizione, qualcuno deve essere invidioso, se deve sentirsi tanto di merda.

Prendendo chiavi e sciarpa, Louis va via, ed ignorando di quei ricchi stronzi al pianterreno, fila fuori dal cancello ed attraversa il viale di ciottoli.

Senza mia chiedersi che fine abbia fatto il suo compagno di stanza.


Certo non si sta facendo seghe mentali. No.

E' solo che quell'annosa questione, continua a spuntare fuori- 'Colgo l'occasione che mi ha dato Charles per investire sul mio futuro e sulla mia famiglia? O ci butto merda sopra?'

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