Capitolo 1

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Un grande trambusto mi sveglia di soprassalto; mi affaccio dalla finestra: le strade del distretto due sono piene di gente, alcuni piangono, altri sono euforici, altri ancora hanno delle armi in mano e combattono tra loro.

Non capisco perché sta avvenendo tutto ciò, ma, proprio nel momento in cui stavo per aprire la porta e urlare ai bastardi qua fuori di non fare troppo rumore, mi ricordo di che diamine di giorno è oggi.
"La mietitura per i settantaquattresimi Hunger Games.", mormoro tra me e me, comprendendo, solo in parte, i deliri di quella gente.
Decido di vestirmi ed andare a fare un giro, tanto per scacciare un po' di grilli dalla testa; sono già due anni di seguito che ho una voglia matta di offrirmi come tributo a questi Hunger Games, ma no, non avrei mai il coraggio di farlo, non perché ho paura, sia chiaro, ma piuttosto perché la mia famiglia ne soffrirebbe troppo.

Arrivo in una piccola radura posta al nord del distretto due, vengo sempre qui quando ho voglia di stare solo, e la cosa avviene molto spesso ultimamente.
Aguzzo la vista; questa mattina la radura è desolata, solitamente c'è sempre una ragazza a farmi compagnia, cioè, compagnia per modo di dire, non ci parliamo praticamente mai, ma a primo impatto sembra una ragazza splendida, solitaria e indifferente esattamente come me. Dovrebbe chiamarsi Clove, o qualcosa del genere.
"Sicuramente sarà in ansia per la mietitura, per questo non c'è questa mattina.", rifletto ad alta voce, poi mi siedo su un masso e aspetto, non so nemmeno io cosa.
Dopo un'oretta guardo l'ora, santo dio, le otto e trenta, la cerimonia della mietitura è iniziata già da un quarto d'ora buono.

Corro veloce come vento per cercare di raggiungere la piazza del distretto due prima che vengano estratti i nomi dalla urne.
Quando arrivo mi metto in coda con gli altri ragazzi della mia età, alcuni sono agitati, altri già pronti ad offrirsi come tributi, dato che essendo i favoriti hanno ottime opportunità di vincere e di ottenere la tanto ambita popolarità.
Io dal mio canto sono neutrale, so di essere favorito, quindi non sono spaventato più di tanto, ma dall'altro canto non mi offrirei mai come tributo, ne tanto meno desidererei che il mio nome venisse estratto da quell'urna.
Dopo il consueto discorso fatto da Malina Cress, "rappresentante" del nostro distretto, vengono portate le urne.
Il cuore inizia a martellarmi in petto, sono agitato, non lo avrei mai detto.
Iniziano con il sorteggiare il tributo femminile del nostro distretto, e dopo pochi minuti che sembrarono interminabili Malina pronunciò quel nome.
"Clove Stanly"
Non ci credo, cioè, tra tutte proprio lei.
La vedo farsi largo tra le sue compagne, non mostra una minima emozione; sale sul palco e si posiziona accanto a Malina, salutando, con fare impassibile, il pubblico.
Dopo di che la vedo guardare dalla mia parte e accennare un sorriso, ma probabilmente sono in preda ad allucinazioni.
Malina chiede se qualcuno si volesse offrire al suo posto, ma rispose solo il vento; dio, se solo avessi potuto mi sarei offerto io come tributo al posto di Clove, peccato che sia nato maschio.
Dopo di che venne pescato il nome del ragazzo: "Adrian Ver"
Il ragazzo sale sul palco e Malina fece la domanda di rito, ovvero se qualcuno si vuole offrire come tributo al posto suo.
Guardai Clove, dopo di che guardai il ragazzo, avrà avuto dodici anni compiuti da poco, solitamente non ho di questi buonismi, ma non posso mandare quel ragazzino a partecipare agli Hunger Games, e soprattutto non posso lasciare Clove senza qualcuno che la difenda.
Con tutta la buona volontà e il coraggio che ho in corpo faccio un passo avanti e, proprio nel momento in cui stavano per congedare la folla, urlo: "Mi offro io come tributo."
Vedo le persone guardarmi sbalordite, la mia famiglia è sconvolta e mia madre è disperata, ma ormai il danno è stato fatto. Sento qualcuno mormorare che sono un pazzo, che per un po' di fama si fa di tutto, ma quale fama, se sapessero il vero motivo di questa mia condanna a morte mi considererebbero un pazzo ancora di più. Perché diciamocelo, mi sto condannando a morte, va bene che ho buone probabilità di vincere e tutto, ma ho soltanto una possibilità su ventiquattro di sopravvivere.
Mi fanno salire sul palco, il ragazzino scoppia a piangere, mi abbraccia e mi ringrazia, anche la sua famiglia mi viene a ringraziare e mi regalano una specie di portafortuna.
Mi sto sentendo un eroe, un eroe che probabilmente verrà brutalmente ucciso, ma pur sempre un eroe.
Mi avvicino a Clove e le stringo la mano, mi guarda con una faccia da "Perché diamine ti sei offerto come tributo?", e io non posso fare a meno di fare spallucce, dopo di che lei si gira dalla parte opposta.
Chissà come ci rimarrebbe se scoprisse che è proprio lei il motivo di questa mia insana scelta.

Spazio autrice:
Buongiorno, spero che la storia vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate :)

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