- I'll fix these broken things
Repair your broken wings
And make sure everything's alrightQuella sera Sophie si presentò stranamente puntuale, non appena sentì il clacson dell'auto, Mary si precipitò fuori, salutando sua madre e chiudendosi la porta dietro, corse verso la vecchia auto gialla.
"Sali dietro, devi cambiarti." le disse la Sophie, affacciandosi dal finestrino del passeggero. La bionda indossava un vestito nero che le arrivava a metà coscia, con una cinturina rossa in vita. Gli occhi grigi erano incorniciati dall'eyeliner e quintali di mascara e i capelli, essendo corti e ricci, non avevano bisogno di essere sistemati più di tanto.
Salì nel retro, dove c'era la busta col vestito e le scarpe che avrebbe messo quella sera. Dopotutto era il suo diciassettesimo compleanno, voleva divertirsi e Sophie l'avrebbe portata a ballare.
Tirò fuori dalla busta un vestito nero dalle bretelle sottili, col corpetto in microfibra elastica e la sottogonna che arrivava a metà coscia, con sopra una gonna di velo plissettata, che arrivava al ginocchio sul davanti e sfiorava la caviglia dietro. Si tolse i jeans e la t-shirt che aveva indossato e infilò, con non poche difficoltà, il vestito. Tolse anche il reggiseno dato che nel corpetto c'erano delle coppette che potevano benissimo svolgere il lavoro di quell'indumento intimo. Poi dalla busta tirò fuori una camicetta trasparente, verde acqua e se la mise, annodandola in vita.
"Sof, il trucco?" chiese la mora, sistemando i lunghi capelli mossi.
"Appena arriviamo, improvviso qualcosa io, tesoro. Ora mettiti le scarpe." le disse la bionda senza togliere gli occhi dalla strada.
La mora prese le scarpe, un paio di decolté nere, tacco dieci, con delle borchie sul retro.
"Spero per te che siano più comode di quello che sembrano."
"Tranquilla, lo sono." le sorrise nello specchieto retrovisore.
Dopo circa una decina di minuti, Sophie parcheggiò l'auto, scese dall'auto, solo per rientrare nel retro.
Prese la sua borsa e l'aprì cercando i suoi trucchi.
"Suderemo parecchio quindi basterà un pò di eyeliner e mascara. Non voglio diventare una nuova specie di panda a fine serata."
La mora rise e poi chiuse gli occhi mentre la bionda la truccava.
"Voilà, ecco fatto. Ora sei pronta."
La mora si guardò nello specchio e sorrise soddisfatta.
"Ok, siamo pronte per fare strage di cuori."
"Ti ricordo che tu sei impegnata, mia cara."
"É un peccato che James non sia potuto venire con noi." disse la mora con una smorfia.
"Si, un peccato." rispose la bionda, mordendosi un labbro per non ridere.
Scesero dall'auto, ma prima di avviarsi, Sophie diede a Mary una maschera di quelle per andare sott'acqua, ma questa aveva la visiera nera.
"Mettila."
"Ma così non vedrò nulla." protestò la mora.
"Oh, che palle che sei. Ti porto io, tranquilla, ora mettiti la maschera."
La mora fece come le era stato detto, seppur titubante.
"Fammi cadere con questi trampoli e giuro che ti uccido."
"Avanti, cammina. Alza il piede, c'è uno scalino. Brava così"
La bionda la guidò per due rampe di scale, per poi prendere un ascensore e salire all'attico all'ultimo piano dell'edificio in cui si trovavano, ma Mary era completamente all'oscuro di tutto. Per una volta era riuscita a farla alla sua migliore amica che era un cane da tartufo quando si trattava di soprese, ma quella sarebbe riuscita così bene, lei e James avevano lavorato un mese per organizzarla nei minimi dettagli senza farsi scoprire.
L'ascensore si fermò e la bionda condussa la mora attraverso l'atrio, verso il balcone che dava sulla città, la cui vista era mozzafiato.
"Ok, prima di andare a ballare c'è una sorpresa per te, quindi -"
"Ma io odio le sorprese, Sof." si lamentò Mary.
"Non fare la bambina, questa ti piacerà. Ora, conta fino a... ehm,fino a venti e poi togli la maschera, ok?"
La mora sbuffò, ma poi annuì.
"Ciao e conta fino a venti" la salutò la bionda, correndo verso l'ascensore.
"Ehi, ma dove vai? Stronza, torna qui."
Urlò, ma senza ottenere nulla. Ormai la sua migliore amica era andata.
Sperò almeno che quella sorpresa valesse la pena di tutta quella sceneggiata.
Sentì partire la canzone 'this love' dei Maroon 5, contò fino a venti e si tolse la maschera.
Le si mozzò il fiato quando vide Brooklyn sotto di lei, illuminata da tutte quelle luci, era fantastica. Si girò, rientrando in quello che sembrava un salotto di una lussuosa suite di un qualche albergo, con le pareti color crema, i decori in oro, due divani color panna di fronte al camino e al centro, un tavolo rotondo, apparecchiato per due, con un fiore ad un lato. Si avvicinò e prese il fiore, era un iris blu, il suo preferito; attaccato c'era un biglietto.
"Un fiore strano per una ragazza ancora più strana. Buon compleanno dolcezza xx"
Sorrise, sapendo che solo James avrebbe potuto scriverle quel biglietto perché era l'unico a chiamarla dolcezza e perché credeva davvero che l'iris avesse una forma troppo strana.
Qualcumo le mise le mani sugli occhi e la mora sussultò, ma quando sentí un profumo maschile arrivarle al naso, riconobbe la fragranza familiare.
"Credevo fossi partito, idiota."
"Oh, andiamo, non ho nemmeno parlato. Come hai fatto a sapere che sono io e non un serial killer?"
Sbuffò il ragazzo e le tolse le mani dagli occhi.
Mary si girò, ritrovandosi a guardare il petto ampio e le spalle muscolose di James, avvolte in una camicia bianca. Nonostante i tacchi,dovette lo stesso alzare la testa per poter guardare quegli occhi cioccolata che tanto le piacevano.
"Il tuo profumo si sente a miglia di distanza. Però sono colpita, questa sopresa vi é riuscita davvero bene."
"Lo so, nonostante io sia un pessimo bugiardo. Non mi merito una ricompensa per essere riuscito a fartela sotto il naso?" le sorrise lui.
"No, perché io odio le sorprese." rise lei, scompigliandogli i corti capelli castani.
"Ma apprezzo l'impegno."
James le sorrise e le avvolse braccia attorno alla vita, stringendola a sé.
"Buon compleanno, dolcezza" le sussurrò lui, prima di lasciare un dolce bacio sulle sue labbra. Lei gli avvolse le braccia attorno al collo, ricambiando il bacio.
"Grazie James" gli sorrise lei, staccandosi.
"Per te farei di tutto, dolcezza. Ti amo" le sorrise.
"Cosa?" non credeva alle proprie orecchie. Erano sei mesi che stavano insieme, ma nessuno dei due aveva mai pronunciato quelle due paroline, nemmeno lei che se ne era innamorata appena l'aveva visto e col passare del tempo insieme, aveva imparato ad amare il suo essere scherzoso, strafottente, spesso vanitoso all'inverosimile che nascondeva un lato dolce come il miele, anche se più che nascosto l'aveva seppellito, ma Mary aveva avuto la pazienza per scavare a fondo.
James le sorrise e le ripeté di nuovo "Ti amo. Sei la prima a cui l'abbia mai detto e voglio continuare a dirtelo perché è quello che provo per te, Mary. Ti amo"
Le si fecero gli occhi lucidi e non esitò a prendergli il viso tra le mani e baciarlo, prima di dirgli "Ti amo anch'io, idiota."
James aveva organizzato una cena romantica per dirle quello che provava per lei, ma ormai la cena era l'ultimo dei suoi pensieri. Anche lei gli aveva detto ciò che sperava di sentire e non riusciva a smettere di baciarla. La strinse ancora di più a sé, sollevandola e lei gli avvolse le gambe attorno alla vita. I loro baci si fecero più profondi, le carezze più audaci. James la fece stendere sul divano e si stese con lei, continuando a baciarla.
Mary non voleva altro, era felice, stava per fare l'amore col ragazzo che amava, l'ultima cosa che voleva era svegliarsi da quel ricordo, ma c'era qualcosa che continuava a farle il solletico sul naso, così d'istinto portò la mano al viso per scacciare via qualunque cosa le stesse dando fastidio, ma...
Si ritrovò col viso pieno di panna, in un letto che era suo solo da poco con Bucky che si teneva la pancia dalle risate. Lei si guardò la mano, ancora ricoperta di panna e con la mano pulita si toccò il viso, sporco di quella crema e tornò a guardare Bucky che rideva come un matto.
"Ora ti uccido, Barnes!" gridò lei, scattando fuori dal letto, mentre Bucky corse verso la cucina.
"Scusaa" disse lui, correndo attorno al tavolo in cucina.
"Giuro che se ti prendo..." non riuscì a finire la frase che il moro la interruppe.
"Se provi a fare qualsiasi cosa, io chiamo Steve e -"
"Fifone che non sei altro! Vuoi nasconderti da me?"
A quel punto la rabbia di Mary era svanita, lasciando il posto ad una risata sempre più forte.
Bucky parve disorientato dal repentino cambio della ragazza e ciò le permise di avvicinarsi a lui e pulirsi la mano sporca di panna sulla sua faccia.
"Non vale così!" si lamentò lui.
"Chi la fa, l'aspetti" disse lei ridendo.
"Ah, è così, mh?" lei fece per scappare, ma lui la prese per la vita, sollevandola e questo scatenò un gridolino da parte di Mary.
"Mi dispiace, ma l'hai voluto tu." disse lui, cominciando a farle il solletico.
"N-no, t-ti prego... Il s-solletico n-no" balbettò lei tra le risate, dimenandosi per liberarsi, ma la presa del soldato era troppo forte.
"Ti arrendi?" disse lui, fermandole i polsi.
Lei annuí, tra le risate e Buck lasciò la presa.
Lei si mise seduta e poi tirò un cuscino al moro, colpendolo in faccia.
"Si può sapere che hai stamattina?"
"Volevo svegliarti in modo diverso perché oggi è il tuo compleanno." rispose il moro, sorridendole.
"È già il mio compleanno?" la mora l'aveva completamente dimenticato.
"Yep. Dai, ora preparati."
"Perché?"
"È una sorpresa."
"Oh, io odio le sorprese" si lamentò Mary.
"Non fare la bambina, su. E sbrigati" disse Buck, tirandola su dal divano e conducendola verso il bagno.
"Spero per te che ne valga la pena."
E detto ciò, la mora si chiuse in bagno.
Nonostante molto fosse cambiato, il suo odio per le sorprese era ancora lì.
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The Starlight Project
Fanfiction[POST AGE OF ULTRON] Esattamente quattro mesi prima Steve aveva ritrovato il Soldato d'inverno, o meglio il soldato aveva trovato lui e col passare dei giorni aveva ritrovato anche il suo Bucky che pian piano recuperava la memoria; ma nonostante fos...