7. Demons

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- Look into my eyes, it's where my demons hide
Don't get too close, it's dark inside

"Si. L'incontro riguarda voi. O meglio, te, Mary Anne."
Era stato strano sentire Steve pronunciare il suo nome intero, anche perché il tono che aveva usato le aveva fatto venire i brividi e un brutto presentimento s'era insinuato tra i suoi pensieri e aveva cominciato a mettere radici nella sua mente; così per sradicarlo decise di uscire.
Si diresse verso la foresta che circondava la casa come una grande barriera. Gli alberi erano verdi e alti e profumavano come se fossero fiori. Si avvicinò ad uno dei pioppi più alto che avesse mai visto. Con un balzo si appese al ramo più basso che era a circa due metri da terra e ci si issò sopra, fino a sedersi. Poi si alzò e cominciò a cercare altri rami a quali aggrapparsi per potersi arrampicare, cosí come faceva quando i ragazzini stupidi la rincorrevano nel cortile della scuola per tirarle i capelli e prenderla in giro, ma lei era più veloce ad arrampicarsi e nessuno di quei fifoni avrebbe corso il rischio di cadere da quei rami fragili solo per infastidirla.
Si fermò a circa cinque o forse sei metri d'altezza, ma lei non soffriva di vertigini, anzi più era alto e meglio era e si mise a cavalcioni del ramo, appoggiandosi con la schiena al tronco dell'albero.
Rimase lì seduta per così tanto tempo che ad un certo punto cominciò a sentire le gambe intorpidirsi, per tutto il tempo che erano state penzoloni, cosí decise di scendere e rifece il percorso di prima, ma al contrario. Scendere era sempre più facile che salire, ma Mary era sovrappensiero e si aggrappò ad un ramo troppo sottile che si spezzò e lei cadde.
Chiuse gli occhi, aspettando l'impatto con il terreno... Ma l'impatto non arrivò ed aprì gli occhi. Si ritrovò a fluttuare a mezzo metro da terra, senza capirne il perché. Aveva i palmi rivolti verso il terreno e sentiva di star rilasciando delle onde d'energia, ma non erano luminose come quelle a cui era abituata, era come se fossero delle vibrazioni che contrastavano l'effetto della gravità.
Sconvolta dal nuovo potere che aveva scoperto di avere si portò le mani al viso per osservarle, ma così facendo, perse il controllo sulle vibrazioni che si interruppero e cadde per terra.
Continuava ad osservare le proprie mani, quando sentì dei passi.
"Si può sapere che stai facendo lí per terra? Sono ore che ti cerco."
Era Bucky, venuto a cercarla.
Lei lo guardò "Io ero venuta a fare...due passi e poi mi sono seduta qui e..."
"Fammi indovinare: ti sei addormentata."
Mary annuì soltanto. Decise che finché non avrebbe compreso come controllare quel nuovo potere, nessuno avrebbe saputo che lei lo aveva, nemmeno il moro che la stava aiutando ad alzarsi e che l'accompagnò in casa, senza chiederle nulla su quella sua passeggiata.
Se non lo sapeva, era più facile proteggerlo. O almeno così credeva.

*

Si svegliò perché qualcuno la stava scuotendo, ma l'incubo era così reale che per poco non schiaffeggiò Buck.
"Ehi, calma era un incubo."
Lei aprì gli occhi, confusa e lo guardò come per chiedergli cosa ci facesse lì.
"Ti ho sentito chiamare e sono corso a vedere."
"Non volevo svegliarti, scusa." disse lei stropicciandosi gli occhi.
"Tranquilla, ormai ho il sonno leggero." Lui la guardò, riconoscendo lo sguardo che aveva la ragazza come lo sguardo di chi è preoccupato da morire.
Si sedette sul letto, accanto a lei e le mise un braccio attorno alle spalle, avvicinandola a sé e lei poggiò il capo sulla sua spalla.
"Vedrai che andrà tutto bene."
"Lo spero"

*

Dovevano incontrarsi coi capi dello SHIELD, lungo la Brooklyn Heights Promenade, dalla quale potevano vedere il ponte di Brooklyn che collegava la loro città all'isola di Manhattan, della quale si vedevamo diversi palazzi che riflettevano la luce del sole.
Era quei palazzi che Mary stava fissando, quando arrivarono Coulson e Fury, seguiti da Tony Stark, l'uomo di metallo che però sembrava aver lasciato il metallo a casa quel giorno.
"Vedo che la mia trovatella si è decisamente ripresa." Fu proprio Tony il primo a parlare.
"Lei ha un nome." ringhiò Buck, che non aveva apprezzato per nulla il fatto che Tony si fisse riferito a Mary usando un aggettivo possessivo.
"Capitano, la museruola per il rottweiler"
Steve mise una mano sulla spalla di Bucky, stringendo leggermente la presa per fermarlo dal rispondere altro. Non era il momento adatto per un ulteriore litigio.
"Signor Stark, la prego di lasciare fuori le sue divergenze con il signor Barnes, siamo qui per ben altri motivi." Fury rimproverò Stark. Aveva problemi più importanti a cui pensare di una disputa tra quel playboy miliardario e l'ex soldato.
"Signorina Starlight, mi fa piacere vedere che stavolta non si sta nascondendo dietro un divano." Le disse Fury, facendo un passo verso di lei.
"Non ho motivo di nascondermi stavolta." rispose lei con tono calmo, anche se in realtà la sua ansia era a mille.
"Oh, io invece credo che ce l'abbia. Vero, Coulson?"
Coulson fece un passo avanti e aprì il portatile che aveva portato con sé, mostrando loro dei risultati di un grafico.
"Durante gli esami che le abbiamo fatto, abbiamo riscontrato dei valori energetici superiori a quelli della norma e per norma intendo quelli di una bomba atomica. Inoltre, nelle radiografie abbiamo notato che c'era un piccolo organismo che non sembrava appartenere al suo corpo, così le abbiamo fatto altri esami."
Mary ascoltava ma non riusciva a capire quale fosse il problema. Gli alti livelli di energia erano dovuti alla pietra, ma non capiva cosa intendesse con piccolo organismo...
Stark fece un passo avanti "Nel suo corpo c'è un microrobot che di solito viene usato nelle missioni sotto copertura. E' un vero e proprio gadget da spionaggio e mia cara, nel suo corpo non ce n'è soltanto uno. Non è stato facile trovarli, devo ammetterlo, sembravano nascondersi sempre."
"Ora la domanda importante è: ciò che disse Barnes, durante il nostro primo incontro era vero? Lei è una spia dell'Hydra?" Fury lo interruppe e osservò la reazione della ragazza che sembrava decisamente nervosa.
Mary guardava i tre uomini davanti a lei che stavano dicendo che lei fosse una spia, ma lei non riusciva a capire... a capire..
La sua vista si abbagliò e le sembrò di perdere il controllo sul suo corpo.
Gli altri che aspettavano una risposta non capivano cosa stesse succedendo, ma videro che gli occhi della ragazza cominciarono a cambiare colore. Non erano più di quel marrone intenso, ma divennero rossi, così rossi che sembravano innaturali, quasi come gli occhi di un robot.
"Piano copertura saltato. Protocollo K-17: uccidere i testimoni" alzò il braccio in direzione di Fury e dalla sua mano uscì una sfera d'energia che se il direttore non avesse scansato, gli avrebbe fatto un bel buco nel petto.
Il capitano si avventò su di lei, per impedirle di colpire qualcun altro ma il pugno della ragazza lo colpì così forte e così all'improvviso che fu scaraventato all'indietro.
Tony aveva richiamato l'armatura e stava per indossarla, ma lei colpì i pezzi prima che questi potessero arrivare dal proprietario che imprecò e cercò di attaccarla.
Mary non riusciva a controllare il suo corpo, era come se qualcosa avesse relegato la sua coscienza in un angolo del cervello e avesse preso il controllo del suo corpo, facendole fare cose che lei non sapeva nemmeno di saper fare. La cosa ora era occupata a schivare gli attacchi dell'uomo di metallo che era riuscito ad indossare la sua armatura, mentre il capitano, rialzatosi, cercava di fermarla.
Nonostante fosse forte, era troppo concentrata a schivare gli attacchi e questo permise a Mary di capire cosa fosse che la teneva relegata, impedendole di riprendersi il suo corpo. Diede un pugno al suolo, rilasciando un onda di energia che allontanò tutti. Ma non si accorse che colui che finora non l'aveva ancora attaccata era dietro di lei.
Bucky la strinse tra le sue braccia impedendole di muoversi, nonostante si dimenasse non riusciva a liberarsi.
Mary era riuscita a riprendere il controllo giusto quel poco che le bastava per impedire che i microrobot che stavano facendo casini con la sua mente usassero di nuovo i poteri della pietra.
Sapeva come liberarsi da quella coscienza di troppo, ma aveva bisogno che Bucky la lasciasse. Riuscì a girare il viso verso di lui e a recuperare la vista da un occhio.
Lui la guardò e vide che non aveva più tutti e due gli occhi rossi, ma uno era celeste e lo guardava come se volesse trasmettergli qualcosa. Riuscì a recuperare il controllo della bocca, ma fu difficile e le parole le uscirono come un ringhio.
"Devi lasciarmi" ma lui scosse la testa, stringendo la presa.
"Guardami negli occhi, è lì che si nascondono i miei demoni. Non starmi troppo vicino, è buio dentro. Devi lasciarmi."
Non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a tenere il controllo, perciò doveva eliminare la cosa prima possibile, ma al tempo stesso non voleva far del male a Bucky, che però non accennava a lasciarla.
Ma lei non aveva altra scelta.
Aprì la bocca per urlare, ma il suono che uscì non era umano, come non lo era l'immane quantità di energia che sprigionò. Ricordava il tesseract quando implose e fece crollare la struttura dello Shield, o almeno così pensò Fury prima di chiudere gli occhi per non essere accecato.
Durò pochi secondi, ma a Mary parvero secoli. Aveva sentito i microrobot dissolversi nel suo corpo ed aveva ripreso il controllo del suo corpo, ma l'energia che aveva usato l'aveva sfinita e cadde a terra, carponi.
Ma solo allora si rese conto che Buck era ancora dietro di lei, ma aveva lasciato andare la presa. Giaceva accanto a lei, ma gli occhi erano chiusi, il petto sembrava non sollevarsi per respirare e lei si sentì morire. Sembrava morto.
Steve si avvicinò di corsa a lui, scuotendolo, per poi controllargli il polso, ma non riusciva a sentirne il battito. Cominciò un massaggio cardiaco, ma il cuore di Bucky non voleva saperne di ripartire.
Il senso di colpa per aver causato tutto ciò fece spezzare Mary che cominciò a piangere. Non poteva aver ucciso Bucky, no. Ma quella consapevolezza si fece strada nella sua mente, così come l'idea più idiota che avesse mai avuto.
Ma non aveva nulla da perdere, ormai. Scostò Steve con una spinta perché sapeva che altrimenti non l'avrebbe fatta avvicinare al suo migliore amico.
Alzò in pugno, abbassandolo con forza sul petto del moro, dandogli una scarica elettrica. Ma lui non voleva saperne di aprire gli occhi.
Alzò di nuovo il pugno, ma stavolta la scarica era così forte da far ripartire il cuore di Bucky, che aprì gli occhi di colpo.
Ma invece di allontanare la ragazza, la strinse a sé.
"E' tutto finito."


N.A. Ssssalve a tuttii. Dite la verità non vi aspettavate il mio ritorno così presto, eh? A dir la verità nemmeno io, quindi apprezziamo tutti questo bel miracolo.
Ora tornando al capitolo, devo dire la verità mi piace, abbastanza e spero piaccia anche a voi, nonostante nessuno voglia farmelo sapere, ma credo che continuerò fino alla fine perché questa storia deve essere conclusa. Non so preciso quanti capitoli manchino alla fine, perché ci sono cose da spiegare, altre che devono succedere e così via. Detto ciò, posso andare.
Al prossimo capitolo

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