«Cristo santo! Niall, corri!»
Trascinai l'irlandese per qualcosa come quattro rampe di scale, prima di ricordarmi che la nostra classe era al secondo piano. Sia mai che arrivassimo fino al primo per poi dover retrocedere... Francamente, non è che ci tenessi molto.
Ricapitolando: mi stavo giocando l'opportunità di recuperare matematica; Niall me l'avrebbe pagata, perché era tutta colpa della sua fottutissima pancia; e due ore, avevo solo due fottutissime ore a settimana per sperare anche solo di poter parlare con lui. Non è vero che mi lasciavo sempre scappare di mano l'occasione buona per paura. Provavo un leggero timore di essere respinto, di fare la figura del cretino, o simili, però non avevo paura di Harry Styles.
In qualsiasi caso, avevo solo quelle due ore per sperare in uno scambio di battute e Niall, alias mio migliore amico, alias ex migliore amico, alias traditore, me ne stava sottraendo una.
«Pensa a non far cadere le patatine, Lou.» Mi spinse nel corridoio, correndo verso l'altro lato, dove si trovava la nostra classe. Schiacciai i tre sacchetti di rustiche e l'unico di classiche più a fondo nelle tasche della felpa. Niall nascondeva le lattine di Coca-Cola.
Inchiodai di fronte alla porta giallo canarino e mi piegai un secondo in avanti, per riprendere fiato. «D-Dio.» Alzai l'indice, quasi chiedessi il permesso per parlare. «Credo che potrei vomitare.»
«Nah, tranquillo!» Niall mi colpì in mezzo al collo e spalancò la porta. «Pensa che vedrai Styles.»
Ci rimuginai un secondo, notando solo in parte che non aveva bussato, e mi coprii la bocca. «Allora vomiterò di sicuro.»
∎
Continuai a picchiettare il tallone contro il muro; un tic nervoso, assolutamente nervoso, incondizionatamente nervoso. Presi anche a sbattere i denti, sia per il freddo che per la rabbia. Niall mi stava fissando dispiaciuto, ma, nel mentre, mangiava il suo spuntino e non è che mi desse molto l'idea dell'amico pronto a consolarmi. Anzi, per niente.
«Dai, Louis... Al massimo—»
«Al massimo un cazzo! Sono sotto, sotto in tutti i sensi!» Lo fissai acido. «E per colpa tua!»
«Beh, guarda il lato positivo: non sei sotto in senso pra—»
«Niall!»
Lui fece un salto all'indietro e alzò le mani. «Ok, ok, sto zitto. Mi dispiace.»
«Sì, anche a me dispiace. Sai che significa? Che dovrò ripetere l'anno.»
«Solo per matematica?»
Sollevai un sopracciglio, perché no, non solo per quello, però ormai ero in vena di fare il paranoico. «Che importa. Sono finito, la mia vita è finita. Mi bocceranno.»
«Louis» mi rimbeccò stizzito, quel rossore sulle guance che mi faceva sempre scoppiare a ridere.
Sotto una certa ottica, avrei anche potuto ucciderlo. Avevo tutte le motivazioni per eliminare il mio migliore amico dalla faccia della Terra. La prima era palese, cioè il suo stomaco instancabile che mi faceva perdere le lezioni per essere sfamato; la seconda era perché lui era l'unico sul quale potevo sfogarmi. L'ultima la stavo per scoprire, mentre Niall improvvisamente indietreggiava con una luce sospetta negli occhi.
Oh, se l'avrei ucciso. Non subito, ma lentamente e con molto dolore.
Lui conosceva il modo in cui perdevo le capacità comunicative davanti a Harry, però quello non l'aveva fermato dal portarlo lì. Andai subito in tilt, in panne, come un computer rotto, o un'agopuntura fatta male. Non è che tremassi, balbettassi o simili; ero fermo, incapace di elaborare qualcosa di sensato da dire, o fare.
Se era imbarazzante, lo diventò ancora di più quando Niall mi colpì sulla schiena e «Questo è l'incapace di cui ti parlavo, Hazza» disse.
Persi l'equilibrio, finendo lungo disteso per terra, ai piedi del soggetto di tutti quei pensieri di cui non andavo molto fiero.
«Louis, stai bene?» Harry mi sollevò, sorridendo, e mi accorsi in quel momento di quanto fosse più alto, sia di me che di Niall.
«S-Sì» azzardai, sistemandomi i capelli. Mentre lo fissavo, in quegli occhi verdi e lucidi, scoprii finalmente perché lui fosse lì; perché mi stesse parlando; perché avrei ucciso Niall a breve; perché mi maledissi di essere insufficiente in matematica.
O pregai il cielo?
Una delle due, comunque.
Fu grazie a quella e al «... tuo bisogno disperato di ripetizioni, Lou» che parlai per la prima volta con Harry Styles.
∎
«Non serve a un cazzo la matematica!»
«Diventa interessante, invece, se sai come prenderla» mi rispose, con occhi sognanti.
«Mi piacerebbe prendere qualcos'altro» brontolai a bassa voce, poco attento a non farmi sentire.
Infatti, «Cosa?» domandò Harry, guance rosse e occhi sgranati.
Era così carino, piccolo e innocente. Mi divertiva, in un certo senso. Forse perché non mi guardava come un povero disperato, ma più come un bambino di fronte al regalo di Natale, con meraviglia.
«Al momento c'è qualcuno che mi piace più della matematica, Harry.»
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Suddenly
FanfictionOSCollection | OneDirection!SlashStories | Fanfiction ['Suddenly' è una raccolta di sei brevi OS ambientate al liceo, ognuna indipendente dall'altra.] ● Louis è il capitano della squadra di calcio. Harry costringe Niall e Zayn ad assistere con lui...