capitolo 3

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-Buongiorno ragazzi.
-Salve. rispondiamo assonnati al professore di italiano.
-Come state?
-Bene.
Non sono in vena di un altro uomo adulto che prova a fare l'amico dei suoi studenti, per poi rivelarsi un maniaco bastardo.
-Sei piena di pregiudizi, eh?! mi sento dire all'orecchio.
Anna. Mi ero dimenticata di essere seduta accanto a lei.
-Cosa te lo fa pensare? le dico con un sorriso.
-Mah... sesto senso...
Adoro Anna. È fantastica, ma normale. Mi capisce.
È il secondo mese di scuola ed io ho legato solo con lei. Buon inizio, no?
In compenso penso di essere odiata da almeno metà della classe. Sarà che non so dire delle bugie. Sono sincera. Ops.
E poi... poi c'è Edward. Lui... non lo capisco. È così misterioso. A volte sembra che voglia parlare, poi ci ripensa, poi pare convinto. Alla fine non fa nulla. Neanche lui ha molti amici.
Non ascolto neanche una parola di quello che dice il professore. Ho altro per la testa, più importante del complemento di materia o del dativo di possesso latino. Penso al fuoco.

Suona la campana dell'ultima ora e corro fuori senza aspettare Anna.
-Ehm... ciao.
-Anna, scusa se non ti ho aspettato, mi dis...
-Anna? un ragazzo coi capelli fuoco e gli occhi verdi mi guarda confuso. Come ho fatto a confonderlo?!
-Oh, scusa... io... ehm... credevo fosse la Scavani... scusa... incampo nelle mie stesse parole mentre cerco di scusarmi. È così bello.
-Non importa, davvero. Nina, giusto?
-Si. Edward?
-Già... è sorprendente.
-Cosa?
-Come le persone dimentichino i particolari più importanti.
-Ah.
-Tipo il colore degli occhi o la presenza di lentiggini...
-Mhm...
-... oooo... il nome...
mi sta rimproverando? Per cosa?! Per averlo confuso?
-Esatto, è così frustrante dover ripetere venti volte alla gente il proprio nome. È come per dire: si, non mi ricordo che esisti, com'è che ti chiami, dato che la tua presenza non mi ha colpito?
-Ahah già. non è una risata felice. È più per cortesia. Ma la mia non era una battuta.
-Che autobus prendi?
Che autobus prendo? Ooooooh che autobus prendo? Non è una domanda difficile, posso rispondere. Dai Nina.
-Ehm... il 23. Vado per via Garibaldi... Tu?
-Il 36... Per via Veneto.
-È dall'altra parte rispetto a dove devo andare io.
-Ahah già. Ma se vuoi ti accompagno alla fermata... Se non ti dispiace.
Mi dispiace? No. Non mi dispiace affatto.
-No, non mi dispiace. Ma perderai l'autobus...
-Ne passerà un altro.

-Allora... Parlami un po di te. gli chiedo mentre cammina al mio fianco a testa bassa.
Sorride. Che bel sorriso.
-Non sono interessante.
-Ma che razza di risposta è?
-Ahah permalosa la ragazza...
-Non sono permalosa. Penso che tutti siano interessanti. Non puoi giudicare la tua storia banale o non intrressante.
-Cosa stai facendo?
-Come?
-Cos'è questo... Questo?!- indica me con un cenno della testa. -Tu non sei umana.
-È un complimento?
-Ahah dipende da come la pensi...
-E tu come la pensi?
-Per me è un privilegio essere diversi.
Sorrido. Per la prima volta mi guarda. E sorride. È così dolce. Vorrei abbracciarlo.
-Io sono arrivata.
-Già... Ciao Nina. Ci vediamo domani.
-Ciao Edward. A domani.
Non vedo l'ora che sia domani.

Arrivo a casa dopo un interminabile viaggio in autobus, tra nonnine a cui dovevo cedere il posto e omoni che me lo prendevano.
-Ciao Famiglia. annuncio entrando in casa
-Ciao Tesoro. risponde mamma dalla cucina.
-Ciao Figlia. urla mio padre dallo studio, dove è sepolto nella lettura di un enorme manuale di non so cosa.
-Sorella! Il mio fratellino non più poi così piccolo mi salta addosso e ci ribaltiamo sul divano. Gli schiocco un bacio sulla guancia e ci mettiamo a tavola.
Mi arriva un messaggio. Mio fratello Fred si butta su di me per vedere chi mi avesse scritto, ma sono più veloce di lui e corro via.
Edward.
"Sono stato bene con te, anche se erano poi solo dieci minuti. Mi piacerebbe 'rifarlo'. Domani facciamo lo stesso giro? Scusa se ti ho disturbato. P.S. non l'ho perso l'autobus. Buona serata -Ed."
Sorrido.

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