Capitolo 2.

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Io e Carlo ci sedemmo vicini e capitai di fronte a Mirko che continuava a guardarmi con aria superiore. Sentii la rabbia che mi ribolliva dentro. Trattenni il respiro e strinsi i pugni per mantenere la calma e qualche secondo dopo mi tranquillizzai. Quel ragazzo mi dava sui nervi, nonostante lo conoscessi solo da pochi minuti. Durante la cena Giambattista e mio padre parlarono solo di affari e di quanto erano felici di lavorare insieme. Quando cessarono di parlare la mamma di Mirko mi guardò.
-Francesca: allora Maria, domani inizi la scuola nuova?- disse portandosi il tovagliolo alla bocca per pulirsi.
-Io: si, purtroppo..-
-Erika: dai, almeno farai solo un mese e mezzo di scuola, non abbatterti..- tutti risero, tranne io. Per quanto potevo essere felice di essermi trasferita, iniziare la scuola mi faceva un po' paura, appunto perché avevo il terrore di ritrovarmi persone che mi avrebbero poi fatto del male. Ero rimasta troppo scottata da quello che era successo a Napoli e non mi fidavo più delle persone come una volta.
-Francesca: che scuola inizierai?-
-Io: il terzo linguistico.- alle mie parole lo sguardo di Francesca si illuminò. Io le sorrisi confusa e Mirko inizió a picchiettare il dito sul tavolo. Si stava innervosendo e in più non aveva spiccicato parola per tutta la sera.
-Francesca:ah la stessa scuola di Mirko! Oh, che bello. Pensa se capitate in classe insieme?- Io spalancai leggermente gli occhi e boccone di di tornata che avevo appena addentato stava per farmi affogare. Molto probabilmente a Mirko non piaceva il fatto che io andassi nella sua stessa scuola, e nemmeno a me faceva impazzire di gioia, quindi quel coglione poteva stare calmo, non avrei mai scambiato nemmeno una parola con lui.
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La cena finì e tutti si salutarono scambiandosi dei baci sulla guancia. Quando arrivò il turno mio e di Mirko, di guardammo per un millesimo di secondo. I suoi occhi erano bellissimi c'era da ammetterlo. Ci salutammo e senza dire una parole seguì i genitori che erano già fuori la porta. Se ne andarono salutandoci di nuovo con un cenno di mano e si dileguarono.
Ero stanca della serata e quel ragazzo mi aveva fatto salire il nazismo più di una volta nell'arco di quelle due ore che avevamo condiviso la stanza, anche se non aveva detto niente, il suo sguardo mi mandava in bestia. Prima che papà potesse chiedermi di aiutarlo a sistemare la cucina salii di fretta le scale e mi scaraventai sul letto. Inizia a pensare al mattino seguente. Sarei dovuta alzarmi presto, le cinque ore scolastiche mi aspettavano e poi pensai a Mirko, non erano pensieri di gioia, perché non facevo altro che maledirmi di aver scelto la sua stessa scuola, ma quello che avevo iniziato a Napoli, doveva finire a Pomezia. Poi io adoravo le lingue, sopratutto l'inglese e lo spagnolo. Ero davvero esausta e prima di cadere nel mondo dei sogni ebbi la forza di mettermi il pigiama e solo dopo mi addormentai.
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-Papà: Maria! Svegliati! Farai tardi!
La voce di mio padre mi rimbombò nella testa, accesi l'iPhone e l'orario segnava le 7:35. Spalancai gli occhi e subito mi alzai, ci mancava solo che facessi tardi il primo giorno di scuola. Corsi subito in bagno e mi diedi una sciacquata veloce, non volevo nemmeno puzzare. Misi la prima cosa che mi capitò in mano, un jeans nero, una maglia altrettanto nera con la scritta 'Perfect' in bianco e le converse bianche. Mi legai i capelli e mi truccai poco, giusto un po' di mascara e la matita nera. Scesi in cucina da Carlo che doveva accompagnarmi almeno il primo giorno, ma appena entrai c'era solo mio padre che si preparava per il lavoro.
-Io: dov'è Carlo?- chiesi agitandomi. Mio padre mi bloccò e mi guardò dispiaciuto.
-Papà: oddio, scusami! Mi ero dimenticato che doveva accompagnarti lui e non l'ho svegliato! Io non posso nemmeno accompagnarti..perdonami, ma di fronte casa c'è la fermata del bus e da come mi ha spiegato ieri Francesca devi prendere il numero 64 e alla penultima fermata scendi.- La mia espressione arrabbiata fece avvicinare mio padre e mi stampò un bacio sulla fronte e uscì di fretta. Io sbuffai e uscii anche io di casa sbuffando ancora. Attraversai la strada e all'angolo del viale c'era la fermata del bus. Ormai mi ero arresa al fatto che avrei fatto tardi e incrociai le braccia al petto aspettando impazientemente che quel maledetto autobus passasse in fretta. Dopo qualche secondo si fermò una piccola macchina vicino a me. Quando si abbassò il finestrino vidi Mirko sporgersi per farsi vedere e si abbassò gli occhiali da sole. Lo guardai confusa.
-Mirko: vuoi salire o vuoi far tardi?-
Rimasi sorpresa e mi scappò un sorriso quando sentii la sua voce profonda che la sera prima non avevo notato. Non me lo feci ripetere due volte e salii in macchina, anche se la cosa mi stupì. Non aveva scambiato nemmeno una parola e in fin dei conti non ci conoscevamo affatto, pensavo di stargli sulle palle, ma molto probabilmente era così perché  dopo aver messo il moto, per tutto il tragitto non mi guardò nemmeno una volta e non spiccicò parola. Invece io ogni tanto lo osservavo e cercavo di capire il perché non voleva parlarmi. Appena arrivati, parcheggiò e fu uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita, non sapendo che fare o dire.
-Io: grazie mille.- dissi con un tono di voce bassissimo.
Stavo per scendere quando lui mi bloccò con il braccio e io mi girai di scatto a guardarlo confusa.
-Mirko: ascolta..-si levò gli occhiali da sole e si girò a guardarmi anche lui. I suoi occhi si mescolarono con i miei e io sentivo che stavo per andare in paradiso. - non vuol dire niente che mio padre e tuo padre sono colleghi di lavoro, io non voglio essere tuo amico e non voglio farti da baby-sitter a scuola. Quindi se mi vedi per i corridoi. Evitami.- scandì per bene queste ultime parole. Io davvero non capivo. Non voleva essere mio amico per qualche strano motivo, e poi mi aveva dato un passaggio fino a scuola. Scossi la testa inorridita, ma lo feci anche per levarmi dalla testa quei suoi occhi nocciola che poco prima mi avevano provocato un brivido per tutta la schiena. Scesi dalla macchina, sbattendo la portiera in più forte possibile. Camminai veloce, sentii poi Mirko chiamarmi, ma non mi voltai, non volevo aver niente a che fare con lui. Me ne ero andata da Napoli, per una vita nuova non per rivivere il passato con un coglione come lui. Quel ragazzo mi dava rabbia, ma se mi guardava dritto negli occhi era inspiegabile la sensazione che provavo. Non andava per niente bene.
Entrando a scuola incrociai la bidella che gentilmente mi disse in che classe dirigermi, la mia sezione era la 'N'.
-Io:I,L, M...N. Eccola!- prima di girare la maniglia pregai tutti i santi per non ritrovarmi in classe con Mirko. Non sarebbe stata una cosa buona. Quando entrai, tutti i presenti e il professore si girò a guardarmi, io osservai i banchi e Mirko non c'era. Feci un sospiro di sollievo, ma non ero del tutto felice, non capivo il perché.
-Prof: tu sei Maria De Giglio? - annuii imbarazzata.- benvenuta, siediti dove vuoi. - mi sorrise, un sorriso sincero e io ricambia felice. Mi stava già simpatico, lui doveva essere il prof di inglese dall'orario che mi aveva consegnato la bidella prima. Guardai la classe e decisi di sedervi vicino una ragazza che aveva il cappuccio della felpa in testa e sembrava isolata dal mondo.
-Io: ciao, piacere Maria! - le disse porgendogli la mano, lei l'affetto indecisa.
-Ragazza: piacere Denise.- io le sorrisi e lei ricambiò, sembrava dolce e indifesa, speravo che andando avanti l'avrei conosciuta meglio per poi diventare buone amiche.

POV'S MIRKO.
Ero stato davvero stronzo con Maria, non è vero che non volevo essere suo amico, il problema è che quella ragazza da ieri sera a cena mi faceva uno strano effetto, e la cosa non andava per niente bene. Ieri quando l'ho guardata negli occhi mi sono sentito felice e il suo sorriso mi aveva avvolto una strana tranquillità mentale. Il problema e che non potevo farmi prendere da lei. Avevo una reputazione da mantenere a scuola. E poi io voglio divertirmi e con lei affianco come amica sarebbe stato solo peggio anche se quando sono entrato in classe un po' speravo di trovarla. Ma vaffanculo Mirko! Che cazzo dici?
Ero talmente preso dai miei pensieri e non mi accorsi che il professore di matematica mi stava richiamando per la mia evidente distrazione. Le lezioni stavano per finire e come pretendeva che io ascoltassi ancora sto cesso.
-Prof: Trovato, vuole andare fuori! Stia attento!- io sbuffai rumorosamente sfidandolo con lo sguardo e il mio amico Davide mi guardò come per dirmi 'non fare cazzate' ma non poteva che fregarmene di meno. Il prof si alzò in piedi con sguardo minaccioso.
-Prof: Fuori Trovato!- mi indicò la porta e io mi alzai e lentamente mi avvicinai alla cattedra masticando rumorosamente la gomma. Mi piazzai davanti a lui e presi la gomma dalla bocca e l'attaccai sulla cattedra. Il prof non mosse ciglio. Era abituato alle mie sfuriate e al mio comportamento poco rispettoso. Me ne uscii con le mani nella tasca e facendo l'occhiolino a Miranda, la puttanella della classe. Lei subito drizzò la schiena. Ah quanto sono prevedibili le donne. Chiusi la porta alle mie spalle e mi misi a sedere vicino al muro. Presi l'iPhone e aprii Facebook. La prima cosa che mi salto nell'occhio fu una foto postata pochi minuti prima. L'aveva fatta Denise, la ragazza strana di terza 'N'. Nella foto c'erano lei è Maria che facevano facce strane. Sorrisi guardandola, era bellissima anche quando faceva le facce buffe. Ritornai serio quando realizzai a quello che stavo pensando e scosso la testa. Esattamente 3 secondi dopo la porta della classe affianco alla mia si aprì. Maria uscì e si stava dirigendo in bagno. Senza sapere quello che stavo per fare mi alzai di fretta e la raggiunsi afferrandole il braccio.
Lei si girò e i nostri occhi si incrociarono, il suo sguardo era arrabbiato, io sorrisi e lei si rilassò.
-Maria: che vuoi Mirko?-
Io: volevo scusami per quello che ti ho detto in macchina.- la sua espressione stranita mi fece ridere. Si liberò dalla mia presa. E continuò a camminare. Ma non volevo che se ne andasse. Mi piazzai davanti a lei per non farla passare, lei sbuffò e si mise le mani in vita.
-Maria: cazzo vuoi ancora?-
-Io: mi voglio far perdonare.. Esci con me oggi?-
-Maria: Cosa?-
-Io: esci con me, non accetto no. Ci vediamo sotto casa tua alle 5:30.- prima che lei potesse rispondere, la campanella suonò la fine delle lezioni e il corridoio si riempì di studenti che correvano per uscire il più in fretta possibile. Lei si stava dirigendo in classe per recuperare il suo zaino ma la bloccai nuovamente facendola girare verso di me.
-Io: non mi hai ancora risposto.- feci un sorriso malizioso e lei mi guardò male.
-Maria: si! Okay! Però adesso mi lasci andare?-
La lasciai soddisfatto e mentre stavo per tornare in classe per prendere il mio zaino mi raggiunse Davide, che l'aveva preso per me. Gli diedi una pacca sulla spalla. Uscimmo da scuola e entrai in macchina con il mio migliore amico a cui avevo promesso un passaggio.
-Davide: amico, chi era la ragazza con cui stavi parlando in corridoio?- solo quando Davide mi chiese chi era, io realizzai quello che avevo fatto. Mi bloccai un secondo prima di partire. Avevo chiesto di uscire a Maria? Quando poco prima le avevo detto di evitarmi? E soprattutto quando mi ero detto che la mia reputazione valeva di più? Ma che cazzo avevo fatto?
-Io: un'altra con cui voglio divertirmi!- lui alzò gli occhi al cielo e io mi pentii per la stronzata che avevo appena detto. Non ci stavo capendo più niente, ma una cosa era certa. Quella ragazza al mio fianco mi mandava in confusione.

SPAZIO AUTRICE 🌸
Ecco il secondo capitolo, lo so! L'ho messo prestissimo ma sentivo il bisogno di scriverlo. Spero lo leggiate e che vi piaccia.
Alla prossima. ♥️

Love will change. ||Mirko Trovato||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora