Capitolo 4. (Seconda parte)

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Sbatto la porta appena entro in casa, ero frustata, confusa, arrabbiata. Avevo un misto di emozioni dentro a cui non riuscivo dare tregua. Mio padre mi guarda arrabbiato, non sopporta quando sbatto le porte.
-Papà: maria! La porta! Ma che hai?!- strillò mio padre. Non lo risposi e mi recai subito in camera mia. Mi buttai sul letto, scaraventando la borsa sul pavimento. Misi la testa nel cuscino e iniziai a fare versi strani. Non riuscivo a mantenere la calma. Quel maledetto ragazzo riusciva a non farmi ragionare. Poco dopo sentii bussare alla porta. Con un verso feci capire a chiunque era al di là della porta che volevo stare da sola, ma i desideri non sempre diventano realtà. Sentii spalancare la porta e io mi girai verso di essa. Mio fratello si sedette vicino a me con aria afflitta. Aveva gli occhi lucidi e sembrava quasi che stesse per piangere. Mi affiancai a lui e lo guardai aspettando che dicesse qualcosa.
-Carlo: mary..- prese un respiro profondo per prevenire il pianto, aveva lo sguardo perso e la testa calata- ho bisogno del tuo aiuto.- bene, perfetto, era ufficiale!  Carlo era impazzito.
-Io: tu? Che chiedi aiuto a me?- inarcai un sopracciglio, doveva star messo proprio grave se chiedeva aiuto a me. Di solito se aveva un problema chiamava Vittorio, il suo migliore amico, ma a me non diceva mai quasi niente.
-Carlo: ascoltami! Te lo dirò tutto d'un fiato! Ho fatto l'amore con una tipa! Però lei è fidanzata...Non so che fare..cioè lei mi piace un casino, ma lei è fidanzata capisci? Aaah sono disperato!- lo guardai perplessa, non l'avevo mai visto così per una ragazza, ma non capito ancora il perché aveva chiesto aiuto a me!
-Io: okay, chi è questa tipa?- lui mi guardò, poi abbassò di nuovo la testa. Stavo per sbottare. Prima viene a chiedermi aiuto e poi non parla.
Prese un respiro.
-Carlo: Erika..- lo guardai confusa, feci mente locale per capire chi fosse questo Erika, poi spalancai la bocca.
-Io: Erika Trovato? Carlo? ERIKA? - lui si portò le mani in faccia!- okay, come cazzo è successo?-
Carlo si alzò e iniziò a camminare per la stanza contorcendosi le mani.
-Io: ieri sera siamo andati in discoteca. Ci siamo ubriacati di brutto. Non capivamo più niente, io stavo un po' meglio degli altri, tanto da essere consapevole che guidare nel mio stato non era cosa buona, e dovevo accompagnare Erika, eravamo in macchina fermi e lei aveva litigato con Matteo, il fidanzato, ha iniziato a piangere e poi boom! È successo, ci siamo baciati e..-
-Io: Fermo, fermo! Non voglio sapere i particolari.- ero abbastanza scossa, aveva fatto una grande cazzata e sinceramente non sapevo come aiutarlo. Aveva la testa tra le mani, era davvero disperato. Ma davvero non sapevo che fare.
-Io: non so che dirti Carlo, a parte che sei davvero un stronzo!- lui mi guardò in cagnesco, okay, non gli stavo dando aiuto.
-Carlo: lo so, grazie! Ah guarda non so nemmeno il perché sono venuto a chiederti aiuto! Chiamo Vittorio, ciao.-
-Io: dai Carlo!- uscì sbattendo la porta. Ero stata cattiva con lui, ma se lo meritava. Per un attivo mi sentii in colpa, e chiesi tra me e me, se fossi stata io nella sua situazione, e ci rimasi di merda per come l'avevo trattato. Mi stesi sul letto. Il problema è che la mia testa è già occupata da troppi pensieri, che manco a farlo apposta si trattava di Mirko Trovato. Avrei chiesto scusa a Carlo, ma non in quel momento. Pensai che non avevo nemmeno mangiato ma ero nervosa e la nausea non aiutava il mio appetito. Presi il telefono e mandai un messaggio a Denise. Avevo bisogno di lei.

Io:
Deni, sto troppo male.

Aspettai qualche minuto e poi il telefono vibrò.

Denise:
Piccolina, dimmi tutto! Mirko?

Io:
Si cazzo! Non so che fare!

Denise:
Ascolta, oggi esci con lui, vedi cosa succede okay? Fammi sapere.

Io:
Okay. Un bacio.

Bloccai in il telefono. Aveva ragione Denise, se volevo capire qualcosa su Mirko e su i miei sentimenti, dovevo vederlo e stare con lui. Dopo poco, crollai in un sonno profondo.
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POV'S MIRKO.
Erano le 16:38, alle 17:00 dovevamo incontrarci tutti al laghetto per passare una giornata insieme. Non avevo voglia di preparami, ero praticamente depresso. Avevo solo Maria nella testa, e questo mi faceva sia bene che male. Mi attirava così tanto, peggio di una calamita. Pensavo a quello che i miei amici pensavano di lei, che era un'altra  delle mie 'vittime'. Non sarei riuscito a parlarne né con Davide né con nessun altro. Lo so che loro erano i miei migliori amici, il problema è che non volevo mandare a repentaglio la mia reputazione, anche se non era una delle migliori, a me piaceva fare sesso con le ragazze, anche se il giorno dopo probabilmente non sapevo nemmeno il loro nome. Alcuni mi avevano date le maniaco sessuale e che stupravo le ragazze, ma cari ragazzi se io cerco di portarmi a letto una tipa, e lei acconsente, non è stupro, è divertimento. In quei giorni avevo pensato molto alla mia reputazione, e mi meravigliai del fatto che in alcuni momenti avevo pensato di sbandierare a tutti che a me piaceva solo una ragazza, e che non avevo voglia di fare sesso con nessun'altra se non con lei. Eppure non ero propenso ad una relazione seria. Poi pensai, è solo un'attrazione fisica, dopo il sesso, tornerà tutto come prima, poi ho pensato al suo sorriso, che nessun'altra ragazza sapeva portare meglio di lei quell'incurvatura sulle labbra. Ero troppo pieno di pensieri. Guardai di nuovo l'orologio. 16:50. Dovevo prepararmi e poi, volevo fare una sorpresa a Maria e passarla a prendere. Entra in camera mia e andai subito in bagno, portando con me i vestiti che mi sarei messo dopo. Mi spogliai e mi gettai sotto la doccia. Mi immaginai lei, noi due, a fare la doccia insieme. Scrollai la testa e mi buttai l'acqua in faccia per far scivolare via i miei pensieri.
Dalla stanza di mia sorella udii degli urli. Ultimamente litigava spesso con il suo ragazzo. Ma stavolta doveva essere successo qualcosa di grave, perché era da stamattina che continuavo a sentire mia sorella prima urlare, poi piangere. Ero anche passato per camera sua, volevo consolarla, ma mi aveva cacciato violentemente.
Uscii da sotto la doccia e mi asciugai per bene, sia corpo che capelli. Misi una camicia blu, dei bermuda a jeans e le converse. Avvertii mia mamma della mia uscita e corsi di fretta in macchina. Misi in moto e arriva sotto casa di Maria in un battibaleno. Non era molto distante in fondo. Chiusi lo sportello e andai a bussare. Mi venne ad aprire il fratello che dalla faccia sembrava al quanto scosso e nervoso di vedermi. Ma che cazzo avranno sti fratelli ultimamente!?  Non mi disse niente e mi fece entrare.
Il padre di Maria era seduto vicino al tavolo, in soggiorno, impegnato a scrivere non so cosa, non se n'era nemmeno accorto della mia presenza.
-Io: buona sera signor Vincenzo!- lui alzò lo sguardo e mi sorrise.
-Vincenzo: ciao Mirko! Sei passato a prendere Maria?- annuii- oh bene, è in camera sua, credo stia dormendo, sali pure!- lo ringraziai e salii in camera sua. La porta era semichiusa, e si poteva intravedere la scrivania piena di carte, quaderni e libri, qualche porta penne e il pc sovrastato da giornali di gossip. Entrai, e il cuore mi arrivò in gola quando la vidi dormire. Era così tranquilla e celestiale. Delle ciocche di capelli gli cadevano sul viso. Era pallida in viso, e le labbra erano erano macchiate di un leggero rossore. Sembrava Biancaneve. Mi avvicinai a lei, non avrei voluto mai svegliarla, ma dovevo, altrimenti avremmo fatto tardi e i miei amici odiavano aspettare.

Love will change. ||Mirko Trovato||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora