Sabato mattina. Ore 11:25.
Era appena suonata la campanella per la fine della terza ora. Ero sulla soglia delle porta a parlare con Denise.
Avevamo legato molto durante la settimana e si era aperta molto con me, le avevo raccontato anche tutto su Mirko. Tutti la consideravano una ragazza strana, che bisognava starle alla larga. Anche lei si era trasferita a Pomezia, anche se lei è arrivata qui un'anno fa dalla Sicilia. I genitori si erano divorziati e nessuno dei due voleva la sua custodia:"Vogliamo avere una vita libera, se abbiamo divorziato non è per avere nei piedi te." Le avevano detto prima di mandarla a vivere dalla zia, che l'ha sempre voluta bene e con cui si trovava a suo agio. Era per questo se in questi tempi non aveva mai scambiato parola con nessuno, si sentiva un peso per tutti, e poi nessuno mai le si avvicina, nemmeno per chiederle perché non parlava mai. Mi aveva detto che io ero stata la prima e non poteva perdersi l'occasione di conoscere qualcuno di nuovo e condividere questo ultimo mese di scuola con un'amica, per questo si era aperta con me. Io ne ero più che felice, mi trovavo benissimo con lei.
Erano passati più di dieci minuti e della professoressa di italiano non c'erano tracce.
-Denise: allora oggi esci di nuovo con Mirko?- sorrisi appena sentii le parole 'uscire oggi' e 'Mirko'.
-Io: Si..- erano passati tre giorni da quando ero uscita con Mirko. E in questo breve periodo l'avevo incrociato qualche volta a scuola, ma non c'eravamo fermati a parlare, anzi a stento mi salutava, ogni tanto messaggiavamo, parlavamo del più e del meno, ma era sempre molto scostante, non volevo pensare che si era pentito di quello che avevamo parlato quel pomeriggio, il fatto e che non capivo perché a scuola si comportava così.
I miei pensieri vennero interrotti dalle urla della professoressa che dal corridoio ci diceva di entrare immediatamente in classe. Questa prima fa mezz'ora di ritardo e poi se la prende con noi. Io e Denise ci guardammo in faccia e sbuffammo all'unisono prima di andarci a sistemare nel nostro banco. La professoressa entrò quasi correndo in classe e posò sul banco migliaia di scartoffie. Si diede una sistemata alla giacca e si toccò nervosamente i capelli.
Si mise di fronte la classe e prese un otre respiro.
-Prof: bene ragazzi!- prese ancora una volta fiato.
-Michele:ah prof, la vecchiaia è una brutta bestia.- disse il ragazzo di cui conoscevo solo il nome, anche perché ancora non ero riuscita a fare amicizia con tutti. Dopo quella sua affermazione la classe si riempì di piccole risate. La prof ci fece un sorriso falso e continuò a parlare.
-Prof:comunque.. Oggi mi sono arrivati questi fogli del preside. Sono dei programmi per degli stage linguistici estivi. Adesso ve li consegno, parlatene a casa e entro il 20 giugno dovrete decidere dove andare, se volete andare.- la prof iniziò a consegnarci i fogli, lo presi e senza guardalo lo infilai nel libro. L'avrei guardato più in là, ma non aveva molto importanza. La lezione iniziò e io a volte ascoltavo, a volte non riuscivo proprio a prestare attenzione, pensavo al pomeriggio che sarebbe arrivato, a Mirko e al suo atteggiamento strano.
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Finalmente suonò la campanella e tutti si affrettarono ad uscire. Io e Denise ce la prendevamo sempre con calma, altrimenti saremmo state assalite da una mandria di bisonti che corre per uscire per prima da scuola.
Appena tutti erano fuori dall'aula, Denise mi seguì verso il corridoio.
Stavamo per uscire quando lei mi strattonò la spalla.
-Denise: Hey, c'è Mirko! C'è Mirko!- io mi girai di scatto verso di lei e seguii con gli occhi dove si posava il suo sguardo. Lo vidi, era sulle scale, con i suoi amici, rideva. Il vento gli scompigliava un po' i ricci e lui cercava in tutti i modi di non farli muovere. La mia bocca si allargò in enorme sorriso, mi sentii bene. Si accorse che lo stavo guardando e io per l'imbarazzo abbassai lo sguardo, ma con la coda dell'occhio notai che mi stava ancora guardando. Quel momento mi sembrava interminabile. Volevo andare lì e salutarlo ma le mie gambe erano come pietrificate. Presi un respiro e continuai a camminare affiancata da Denise. Continuavamo a guardarci, non riuscivo a distogliere lo sguardo. I suoi amici continuavano a parlare con lui, ma non gli prestava attenzione. Tutti si voltarono a guardarmi e iniziarono a ridere di gusto. Io mi accigliai e lui abbassò lo sguardo come se si vergognasse di me, come se lui avesse fatto qualcosa di sbagliato, non capivo le risate dei sui compagni, non capivo più niente. Li oltrepassai e sentivo che le risate man mano cessavano.
Dopo un po' di strada salutai Denise che si era fermata ad aspettare il bus, io decisi di fare quattro passi. Nella mia testa ancora risuonavano le risate degli amici di Mirko. Che aveva raccontato di me che gli faceva tanto ridere? Ero decisa ad annullare l'uscita, non potevo permettere che si prendessero gioco di me. Scossi la testa e levai quei pensieri dalla mia testa, anche se ero dispiaciuta di dirgli che non volevo uscire più con lui.
All'improvviso sentii dei passi pesanti dietro di me, qualcuno stava correndo e stava gridando il mio nome, io accelerai il passo non riconoscendo la voce che mi chiamava, la strada era deserta e si e no passava qualche macchina ogni tanto. Sentivo che qualcuno si stava avvicinando io ero già pronta a correre e a urlare quando una mano calda afferrò il mio braccio, stavo per urlare, ma un'altra mano mi tappò la bocca prima che io potessi emettere suono. Mi ritrovai a due centimetri da Mirko che mi guardava con occhi stanchi e quasi non aveva più respiro. Con un gesto violento me lo levai di dosso, lo guardai furiosa.
-Io: mi hai fatto prendere un colpo, Mirko!- lui dopo aver riacquistato un po' di fiato inizio a ridere.
-Mirko: cammini...veloce cazzo! Oh... Dovrei fare un po' di palestra...- alzai gli occhi al cielo e senza pensarci due volte mi voltai e feci per andarmene.
-Mirko: Hey! Aspettami.-
Mi si affiancò e io sbuffai. A scuola non mi cagava di striscio, ma quando stavamo soli, andava tutto bene. Si, è chiaro, si vergognava di me. Ero incazzata e delusa.
-Io: non ho voglia di parlare con te!-
-Mirko: perché? Cosa è successo?- sembrava abbastanza preoccupato, quel ragazzo mi nascondeva qualcosa sicuramente e io ero intenta a scoprirlo.
-Io: ti piace snobbarmi e ridere con i tuoi amichetti di me, vero?- mi guardò confuso ma allo stesso tempo quasi sollevato.
-Mirko: ma che dici? Non stavamo ridendo di te stupida! Allora ci vediamo oggi?- cercò di cambiare discorso ma io ero sicura al 100% che quei coglioni ridevano di me. Decisi di lasciar perdere, ma non volevo uscire con lui.
-Io: perché dovrei uscire con te, quando tu, ti vergogni di me!- scandii bene le mie parole, lui si piazzò davanti a me, sembrava arrabbiato.POV'S MIRKO.
Dopo quella sua affermazione, strinsi i pugni per mantenere la calma. Non mi stavo innervosendo per il fatto che lei pensasse che io mi vergognavo di lei, che poi non era così, ma in quel momento mi sarei benissimo preso a pugni da solo.
-Io:Non mi vergogno di te, Maria! Non è così!-
-Maria: allora perché mi eviti a scuola?- non sapevo che risponderle, io che avevo una scusa per tutto, mentirle per me era troppo difficile, ma che potevo dirgli? Che tutti credevano che la stavo usando? No, no di certo. Mi serviva una scusa, subito.
-Io: ma non è vero che ti evito! Ti saluto sempre! Poi se volevo evitarti, non ti mandavo nessun messaggio, non ti chiedevo di uscire con me per conoscere i miei amici!- in parte era vero, io volevo fargli conoscere i miei amici, anche se loro pensavano che era tutta una tattica, io ci tenevo a farle fare amicizia, a farle conoscere nuove persone. Lei abbassò lo sguardo, non mi credeva, e faceva bene. Io mi avvicinai a lei, posai il mio dito sotto il suo mento e le alzai delicatamente la testa fino a che i nostri sguardi non si allinearono. I suoi occhi erano così belli, e io sentii un forte calore sulle mie guance e speravo con tutto me stesso che il rossore non fosse molto evidente, al contrario del suo che era erano quasi viola, la guardai, poi le sue labbra, così rosee e carnose. Volevo baciarla, volevo sentire le sue labbra sulle mie. Ma non era il caso né il momento, così mi limitai a mantenere quella poco distanza che ci separava.
-Io: non mi vergogno di te, non potrei mai vergognarmi di te! Ficcatelo bene nella testolina!- ed era vero, non mi vergognavo di lei, non c'è motivo di vergognarsi di lei, così bella e solare, divertente e gentile. Al massimo doveva essere il contrario. Fu in quel preciso momento che capii del grande sbaglio che stavo facendo, stavo commettendo l'errore più grande della mia vita. Non potevo farle questo. Lei mi piaceva, e non dovevo continuare a mentirle, da lì a poco la nostra amicizia, se si poteva definire così, sarebbe andata a puttane se non le avessi detto la verità, a lei e ai miei amici. Ci guardavamo e sapevo benissimo che anche lei avrebbe tanto voluto spezzare quella distanza che ci separava, ma non doveva succedere. Mi fece un piccolo sorriso e capii che non si fidava di me, ma che aveva creduto a quelle ultime parole che avevo detto. Perdonami Maria, sono un coglione, aggiusterò tutto, te lo prometto.SPAZIO AUTRICE.
Questo è la prima parte del quarto capitolo, spero vi piaccia. Ho deciso di dividerlo in due perché non avevo idee ma quello che scritto mi piaceva e volevo farvelo leggere. Spero piaccia anche voi. Ringrazio chi sta seguendo la storia.
Un abbraccio.
Al prossimo capitolo.♥️
Ps: scusate se ci sono errori grammaticali.
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Love will change. ||Mirko Trovato||
Fiksi PenggemarNon credevo nell'amore finché non ho in trovato lui. Non voglio sprecare molto parole a spiegare con mi sono ritrovato nel cerchio dell'amore. Mi chiamo Maria, ho 16 anni, vivo da poco a Pomezia, non sono molto alta, non ho un fisico da modella, ho...