Capitolo 3.

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Sentivo dentro di me una sensazione strana. Come se nel mio stomaco miliardi di farfalle combattevano senza fermarsi. Ero seduta ai piedi del mio letto continuando a pensare quello che era successo a scuola qualche ora prima. Ero tornata a casa sconvolta e confusa, non avevo nemmeno pranzato perché mi era salito un senso di nausea e non so se era una cosa bella o brutta. Mi sentivo chiusa in un pallone, la mia mente era piena di domande. Perché Mirko aveva fatto così? Sarebbe stata una buona idea uscire con lui? Dovevo annullare tutto? E come potevo? Non avevo nemmeno il suo numero. Perché mi aveva chiesto di uscire? Sarebbe venuto a prendermi o stamattina l'aveva detto per scherzare? Avevo milioni di domande e nessuna risposta. Portai le ginocchia vicino al petto e feci scivolare le mani nei capelli. Sbuffai. Guardai l'orologio. 16:26. Tra un'oretta circa, molto probabilmente Mirko avrebbe suonato il campanello di casa, o forse no. Comunque decisi di preparami. Mi sentivo stupida e ormai la mia testa non riusciva a pensare ad altro. Andai in bagno e riempii la vasca di acqua bollente. Dovevo rilassarmi. Mi immersi, mi insaponai per bene e lasciai per un secondo che il mio cervello si tranquillizzasse. Dopo qualche minuto, uscii, presi l'asciugamano e mi asciugai. Mi avvolsi anche un'asciugamano ai capelli. Non sapevo nemmeno che mettermi ma di certo non volevo vestirmi elegante. Presi una maglia blue con la scritta 'Again' in bianco, dei pantaloncini di jeans, ma da sotto misi delle calze color carne, ancora non era periodo di uscire scoperta. Le mie creepers bianche con qualche rifinitura in blue. Mi asciugai i capelli e decisi di lasciarli ricci, al naturale. Mi truccai solo con un po' di mascara e matita nera, lucida labbra e via, alle 17:14 ero già pronta. Mi buttai sul letto a peso morto, ero inspiegabilmente agitata, e lo stomaco continuava a farmi scherzi facendomi credere che da un momento all'altro sarei corsa in bagno a vomitare. Purtroppo io sono così. Il nervosismo mi ha sempre giocato brutti scherzi. Mi ricordo che da piccola, dovevo fare una recita scolastica, e quando salii sul palco presa da un'attacco di panico, vomitai. Fu una di quelle esperienze che non vorresti rivivere nemmeno se ti pagassero un miliardo di euro. E infatti pensando a quell'episodio la nausea nel mio corpo cresceva ancora di più, così chiusi gli occhi e respirai profondamente.
-Carlo: SORELLA!-
All'improvviso Carlo si fiondò in camera mia senza chiedere il permesso e sobbalzai dallo spavento.
-Io: Cazzo Carlo! Non si una più bussare?- lo guardai malissimo e lui ridacchiò. Poi mi guardò in modo strano e io aspettavo che mi dicesse qualcosa di offensivo.
-Carlo: Come mai ti sei preparata così?- non sapevo che dirgli e proprio in quel momento sentii il citofono di casa suonare. Trattenni il respiro per qualche secondo. Sentii mio padre aprire la porta e poco dopo la voce di Mirko risuonò dal salotto. Carlo mi guardò in modo sospettoso e io gli feci un sorriso falso. Papà mi chiamò dicendomi di scendere. Feci di fretta le scale e in un solo momento mi ritrovai di fronte Mirko. La sua bocca si schiuse e si levò gli occhiali da sole per osservami meglio. Lo guardai per bene. Aveva una camicia bianca con sopra un cardigan nero, un jeans di colore scuro e le scarpe da ginnastica/ eleganti. Era bellissimo. Lui mi sorrise. Notai mio padre guardarci stranito ma allo stesso tempo compiaciuto.
-Papà: Maria , non mi avevi detto che uscivi con Mirko, oggi.. - le mie guance andarono in ebollizione e non sapevo assolutamente che dirgli, ero troppo imbarazzata. Credevo che quel cazzone mi avrebbe aspettata fuori cosa. Per fortuna Mirko prese parola.
-Mirko: signore, è stata un'idea mia, volevo far conoscere a Maria qualche mio amico, per farla ambientare.. - ammiccò un sorriso,che mio padre ricambiò subito. Speravo fosse solo una scusa, volevo solo stare con lui, non chiedetemi il perché. La situazione si fece ancora più imbarazzante e io non ne potevo più.
-Io:va bene papà, noi andiamo!-
Mio padre ci salutò e io scaraventai Mirko fuori casa mentre lui continuava ad avere quel sorriso da ebete stampato in faccia. L'avrei preso a calci in culo.
-Io: aspettarmi fuori non ti piaceva?-
-Mirko: come facevo ad avvertiti che ero arrivato se non ho il tuo numero.- in effetti aveva ragione, ma lo guardai lo stesso male. Mi aveva messo in imbarazzo e poi dargli ragione non mi piaceva affatto. Lui all'improvviso si avvicinò al mio viso. I suoi occhi nocciola luccicavano e mi sentii perforare le pupille. Era talmente vicino da sentire il suo respiro sulle mie labbra. Nel mio stomaco stava accadendo la terza guerra mondiale. Solo qualche centimetro separava le nostre labbra. E non so il perché ma avrei voluto spezzare quella poca distanza che ci separava. Lui continuava a guardarmi intensamente e dopo poco sorride. Speravo che non avesse i poteri per capire a quello che stavo pensando.
-Mirko: perdonami, dovevo chiederti il numero stamattina!- lo guardai sbalordita. Quel ragazzo mi mandava in confusione. Si allontanò da me e iniziammo a camminare. Io non riuscivo a dire niente, avevo paura che se avessi aperto bocca 1. O avrei vomitato o 2. avrei detto qualche stronzata, ma non potevo star zitta per tutto il tempo, così presi coraggio e inizia a parlare.
-Io: perché mi hai chiesto di uscire? Avevo capito che non volevi essere mio amico.- lui guardó prima me e poi abbassó lo sguardo, credevo che con la mia domanda l'avevo messo in difficoltà, ma io dovevo saperlo.
Lui continuava a tenere la testa basta e non parlava. Roteai gli occhi, se continuavamo così, ci saremmo annoiati a morte e poi non sapevo nemmeno dove stavamo andando, camminavamo senza una meta.
-Io: se non hai intenzione di parlarmi, io ritorno a casa!- esclamai.
-Mirko: no, resta. Solo che non ti so rispondere, ecco.-
Alzai un sopracciglio. Se prima ero confusa, adesso lo ero 100 volte di più.
Intanto arrivammo vicino a un parchetto dove c'erano le giostre e delle panchine. Decidemmo di sederci ma la situazione non era una delle migliori. Eravamo lì, seduti in silenzio. I rumori della natura ci circondavano e le urla dei bambini che giocavano, rallegravano il posto.
-Mirko: credo che io e te abbiamo iniziai con il piede sbagliato.-mi stupii della sua affermazione ma ero contento che l'avesse detto, perché in fin dei conti lo pensavo anche io.
-Io: anche io lo credo..- lui mi guardò, quasi dispiaciuto- ma possiamo ricominciare da capo, se vuoi.- non sapevo il perché di quella mia affermazione ma le parole mi uscirono senza che io ci avessi pensato molto prima di dirle.
-Mirko: bene, parlami un po' di te.- lo guardai stupefatta. Sentivo il suo tono di voce, era diverso da quello di stamattina quando mi aveva detto quelle cose, era più dolce, più profondo.
-Io: cosa vuoi sapere?- non avevo problemi a raccontargli la mia vita, credevo che se io mi fossi aperta con lui, lui avrebbe fatto lo stesso con me. Solo così potevamo iniziarci a conoscere perché fondamentalmente io mi sentivo di stare con un perfetto sconosciuto.
-Mirko: non lo so, tutto quello che c'è da sapere su di te!-
-Io: bene, mi chiamo Maria.. -
-Mirko: questo lo sapevo..- sbuffai scherzosamente.
-Io: lasciami parlare!-gli dissi dandogli un colpetto sulla spalla. Lui sorrise e io mi sentii invadere di uno strano calore al petto.
Io: comunque- continuai- mi chiamo Maria, ho 16 anni, a novembre ne faccio 17. Fino a due giorni fa vivevo a Napoli, ma da come sai mio padre ha deciso di cambiare lavoro e di trasferici qui. Penso di essere una persona abbastanza solare, socievole e niente. Questo, adesso parlami di te!-
Sussultò un po' prima di parlare. Forse non voleva raccontarmi di lui perché corrugò la fronte e sembrava indeciso se parlare o meno.
-Mirko: mi chiamo Mirko, ho 16 anni e a febbraio dell'anno prossimo ne faccio 17 e se ti chiedi se mi fa arrabbiare il fatto che tu sia del 98 e io per qualche mese del 99, si, mi fa incazzare.- iniziai a ridere.

POV'S MIRKO.
La sua risata iniziò a contagiarmi e scoppiai a ridere anche io. Si era creata una strana sintonia e le nostre strane risate sembravano essersi mescolate per diventare una sola cosa. Lei era così bella, e io ero così stronzo. Oggi io e Davide avevamo parlato di lei, mentre era a pranzo da me. Lo avevo convito che con lei volevo solo fare sesso e poi avrei cambiato preda. Ma non era così. Io con le avrei solo voluto parlare per ore e ridere, perché la sua risata era unica. Volevo che diventasse mia amica e basta. L'unico problema è che la mia reputazione a scuola non era una delle migliore, io con le ragazze non ci facevo amicizia. Me le scopavo e basta. Non so il perché, ma anche se lei mi attirava, e non poco, da quel punto di vista, non volevo portamela a letto. Forse si, ma solo dopo averle parlato ore e ore. Non erano pensieri che facevo spesso, anzi, non ne facevo mai. Per me questa sensazione era una cosa nuova e non sapevo cosa fosse, e la situazione mi spaventava.
-Io: non c'è molto da dire sulla mia vita, vorrei fare l'attore e adoro mangiare.- lei rise e poi mi iniziò a fissare, probabilmente non ero stato molto espansivo ma di certo non potevo dirle che me la sarei dovuta portare a letto perché i miei amici aspettavano che gli raccontassi la nostra notte focosa. In quel momento mi facevo schifo da solo ed era la prima volta che quello che forse facevo meglio nella mia vita, modestamente.. Mi faceva schifo. Trasalii a quel pensiero e lei lo notò.
-Maria: tutto bene?- mi chiese preoccupata, e annuii con la testa. Cazzo! No che non andava bene.

POV'S MARIA.
Dopo quella parlata si erano fatte le 7:45 così lui decise di riportami a casa. D'un tratto era diventato strano e freddo, della sua vita avevo capito poco e niente ma speravo che con il passare del tempo l'avrei conosciuto meglio. Per la strada verso casa mia parlammo del più e del meno, ridevamo molto, e ogni volta che rideva, il mio cuore iniziava a battere forte e il respiro si faceva pensante. Non capivo il perché, e non volevo capirlo. 'Niente guai Maria, sei venuta qua per dimenticare e lui non faceva per te' dissi tra me e me.
Arrivati fuori casa mia, fortunatamente mi chiese il numero, così ce li scambiammo. Ci guardavamo imbarazzati. Sembrava un cucciolo. Si avvicinò piano e mi diede un leggero bacio sulla guancia. La mia schiena venne invasa da piccoli formicolii, speravo che il cuore battesse ancora e ero quasi certa che nel mio stomaco stava accadendo qualcosa di strano.
-Mirko: ci sentiamo..-
-Io: Ciao Mirko.- mi sorrise e lui prima di entrare lo salutai con la mano e lui ricambiò con un cenno di testa. Appena misi piede in casa, andai in cucina, era stato un pomeriggio pensante per me, ma ero stranamente felice, e non riuscivo a levarmi un sorriso dalla faccia. Mio padre era rientrato a lavoro e Carlo era in salotto a montare la X-BOX alla televisione, lo vedevo in serie difficoltà.
-Io: cazzone! Problemi con play-station? - lui mi fulminò con lo sguardo e io risi di gusto.
-Carlo: vaffanculo Maria! Ritorna dal tuo fidanzatino!- spalancai gli occhi e la bocca a quella sua affermazione.
-Io: non è il mio fidanzato, Carlo se non sai le cose, non sparare stronzate!- lui mi fece una smorfia, se avevo di pensato di aiutarlo, mi era passata la voglia. Litigavamo spesso io e Carlo ma ci volevamo un mondo di bene, era così che dimostravano il nostro affetto. Andai in camera dopo aver preso la pasta dal frigorifero e averla scaldata, la portai su. Mi piaceva mangiare in camera quando mio padre non c'era. Mi sedetti vicino alla scrivania e iniziai a mangiare, avevo davvero fame. Inizia a vedere cosa si diceva su Facebook, Twitter, Instagram.
Finii la pasta in pochi minuti e mi buttai sul letto, senza stendermi del tutto. Non riuscivo a smettere di pensare a Mirko. A lui che rideva, che mi guardava con quegli occhi, il bacio sulla guancia. Si, probabilmente mi attirava, ma non so spiegarmi il perché, lo conoscevo poco e i suoi cambi d'umore mi facevano arrabbiare.
Mentre continuavo a interrogarmi sui miei sentimenti il mio iPhone vibrò. Sullo schermo comparve il nome "Mirko" , mi aveva mandato un messaggio e sul mio viso spuntò un sorriso.

Mirko.
Hey, sabato scendi con me? Ti faccio conoscere un po' di gente.
Per davvero però. ;)

Non volevo rispondere subito ma senza pensarci più di un secondo accettai.

Io.
Certo, perché no! Ci vediamo sabato. ;)

Spensi il telefono, erano le 21:00 ma avevo troppo sonno, e poi speravo che quel sabato sarebbe arrivato subito.
Mi misi il pigiama e mi misi sotto le coperte chiusi li occhi e mi addormentai con l'immagine di Mirko che rideva infissa nella mia mente.

SPAZIO AUTRICE.🌸
Ecco il capitolo, non so se è bello o meno ma spero vi piaccia.
Commentate e fatemi sapere quello che pensate.
Vi abbraccio, alla prossima. ♥️
P.S: scusate se ci sono errori ma sono l'una e non ho tempo di rileggerlo😂

Love will change. ||Mirko Trovato||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora