Volare.
Volare nel cielo notturno e confondercisi.
Alzare le mani e sentire che tutto in me si tendeva in quel miscuglio di tenebre e luce.
Non riuscivo a capire perché avevo avuto sempre tanta paura dell'altezza; dopotutto il panorama se si alzava lo sguardo era cento volte più bello di quello che si poteva vedere con i piedi poggiati a terra.
Sentii più volte ridacchiare Will dietro di me quando staccavo le mani dalle spalle di Ian di fronte a me cercando di afferrare altre stelle; aveva un risata cristallina e contagiosa, tanto che mi ritrovai a ridere di cuore pure io per il mio comportamento infantile.
Ad un tratto, mentre io avevo affondato le dita in una nuvola in cui ci eravamo inoltrati, Lyanna virò all'improvviso. Sentii che scivolavo via dal mio posticino tra i due ragazzi, e iniziai a dimenarmi cercando di afferrare qualcosa, quando, con un movimento fulmineo, le mani di Will mi afferrarono per la vita riportandomi in posizione eretta.
Il suo calore si propagava sotto il sottile strato di cielo stellato che indossavo, scaldandomi piano piano. Pensai che a breve avrebbe tolto le mani, ma più passavano i minuti, più io desideravo che non lo facesse.
Sapevo che non gli interessavo, insomma ci odiavamo cordialmente a vicenda; non perdevamo minuto per sbranarci a vicenda con insulti e frasi che trasudavano sarcasmo, però l'idea che con questo abito avevo suscitato in lui una reazione come quella di poco fa mi fece venire un brivido che corse lungo la schiena.
-Non giochi più ad acchiappare le stelle?- mi chiese sussurrandomi in un orecchio.
Altro calore, altro brivido.
-Ti tengo io, così evitiamo di farti entrare da una finestra invece che dal portone principale- insistette lui.
-Non credo che a te importi più di tanto di come ci arrivi là- non mi ero ancora mossa, la sua vicinanza mi confondeva, in tutti i sensi. Sentii la sua presa sui miei fianchi farsi più salda, come se avesse avuto uno spasmo... quanto mi sarebbe piaciuto guardare in faccia questo mutevole ragazzo.
-Perché continui a ripeterlo?- sussurrò quasi impercettibilmente, tanto che credetti di essermelo immaginata.
-Scusa cosa?- chiesi io girandomi leggermente. L'oscurità della notte, rendeva il suo sguardo ancora più magnetico e vivo, sembrava che i suoi occhi fossero due lampadine accese.
Si avvicinò ancora, impercettibilmente, a me fino a lasciare un misero spiraglio tra il mio volto e il suo.
-Perché continui a dire che di te non mi importa? Come fai ad esserne così certa?- mi domandò agganciando il suo sguardo al mio.
-B-bé, forse perché mi tratti sempre male, forse perché mi hai minacciato di farmela pagare o forse perché non perdi occasione per sminuirmi ed insultarmi- ribattei io infervorandomi al ricordo delle nostre discussioni da quando ci eravamo conosciuti. Non si poteva certo supporre che in lui potesse esserci altro che stizza nei miei confronti.
Vidi il suo sguardo incupirsi e la luce nei suoi occhi scemare, ma non spostò mai la sua attenzione da me.
-E se ti stessi attaccando solo per difendermi?- non ne capivo il motivo. Non sapevo utilizzare il Maax, o almeno non ancora, a combattimento corpo a corpo ero una frana, quindi non riuscivo proprio a focalizzare il suo problema.
-Tu dovresti difenderti da me? Ma mi hai visto? Non farei del male ad una mosca!- esclamai di rimando.
-Bé a me hai fatto male, ti ricordi nel bosco?- ops, me ne ero dimenticata. A mia discolpa potevo dire che se l'era cercata chiamandomi in quel modo irritante.
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Helender_ Un mondo dentro un libro
AdventureMagia e irreale sono per Vittoria cose superflue, che distolgono l'attenzione dalla vita vera: piatta e banale. Ma ben presto sarà costretta a ricredersi, quando, curiosando a casa della misteriosa nonna, la ragazza si imbatterà in qualcosa di molto...