CAPITOLO VII

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Alla fine Denny si addormentò sul blocco di disegni che stava usando.. in classe. Non aveva dormito tutta la notte e ora doveva pagarne le conseguenze, tra cui le battutine del suo professore.

"La lezione potrebbe anche essere noiosa per te, Denny, ma il tuo russare distrae l'intera classe che è piuttosto interessata alla mia spiegazione."

Denny avrebbe voluto dirgli che a nessuno interessava alcuna parola uscisse dalla sua bocca ma si limitò a scusarsi.

Non appena si risvegliò del tutto riprese a disegnare.

Il volto che emergeva sul foglio era molto familiare al ragazzo. Lo osservava con gli occhi pieni di allegria, aveva deciso di volerla ricordare così.

Fortunatamente aveva trovato l'arte del disegno. Attraverso essa riusciva ad esternare le proprie emozioni, cosa che non faceva mai con le persone. Si è sempre chiesto perché fosse così, perché non riuscisse ad aprirsi con chiunque. Forse sarebbe stato più sereno se fosse stato un po' più estroverso. O forse avrebbe ricevuto molte più delusioni. Il ragazzo pensava che non appena una persona riuscisse ad entrarci dentro, superando i muri che ci si crea per autodifesa, ogni minima cosa compiuta da essa potrebbe deluderci. E allora Denny decise di non crearsi solo dei muri, ma metterci anche del filo spinato attorno. Eppure Chiara era riuscita a superare anche quelli, con la sua freddezza, con il suo sarcasmo, con il suo essere sé stessa sempre fregandosene di ciò che le circondava, camminando sempre a questa alta. In quel momento la mandò al diavolo mentalmente, perché aveva fatto crollare il lavoro di una vita, ma paradossalmente la ringraziò, perché era da molto tempo che non provava qualcosa di forte.

Durante l'intervallo, Chiara se ne stava sul muretto da sola, aspettando che lui uscisse. Non voleva andare a parlare con lui, non a scuola, ma voleva semplicemente vederlo. Patetica. Si era ridotta ad osservare un ragazzo perché le mancava il coraggio, proprio come una ragazzina di 14 anni alla prima cotta.

Patetica, si ripetè.

Proprio mentre lo vide, una figura le si piazzò davanti. Derek, il capo del quartiere Sud.

Oddio, e ora cosa vuole questo qui da me, pensò.

Nonostante ci fosse lui continuò ad osservare il cortile per vedere il ragazzo che le interessava.

"Mi dispiace disturbarla Claire, ma le vorrei parlare"

A quel puntò alzò gli occhi al cielo così tanto che le venne mal di testa.

"Dimmi quello che vuoi e levati dalla mia vista il prima possibile" disse accennando un sorriso sarcastico.

Ancora non capiva perché avevano nominato quel ragazzo come capo del quartiere Sud, non riusciva nemmeno a tenere un confronto per almeno cinque minuti e l'astuzia non sapeva nemmeno cosa fosse.

"Voglio eliminare il quartiere Nord, e voglio farlo assieme al tuo quartiere"

"Mi dispiace ho già stretto l'alleanza con il quartiere Est, veditela da solo"

Scese dal muretto per andarsene, ma le parole che sentì alle sue spalle la bloccarono.

"Oh sì, e ho visto che genere di alleanza avete creato."

Si girò per guardarlo e disse: "Cosa intendi dire scusa?"

"Sai, sono andato al parco ieri e ho visto la corteccia di un albero rovinata.."

"Ora ti interessa l'ecologia?"

"Mi interessa quando viene inciso S e C, proprio come Shiver e Claire. Buffo, no?"

Perse un battito.

Lo incise Denny uno dei tanti pomeriggi in cui si erano incontrati al parco.

"Molte persone amiche o fidanzate hanno come iniziale una S e una C."

"Avevo pensato lo stesso, ma poi, stamattina in classe, ho preso posto proprio dietro Shiver e aveva un blocco di disegni. Guarda caso aveva disegnato una ragazza. Ti assomigliava tanto, sai?"

Il ragazzo percepì una minima reazione nella ragazza che le stava di fronte. Era arrossita, giusto un po', e inoltre, non parlava. Quando mai qualcuno aveva zittito Claire del quartiere Ovest? Si sentì soddisfatto.

"Presumo che questa sia una minaccia. Ma ancora non riesco a capire perché dovrei interessarmi al fatto che tu lo sappia."

"Invece potrebbe davvero interessarti. Sai.. volevo solo la conferma per non sembrare uno stupido."

Troppo tardi, pensò

" Ora posso dirti perché sono davvero qui. Non appena stamani ho visto quel disegno sono andato da Lorena per riferirle di quello che stava succedendo, volevo ferire Shiver e buttarlo fuori dal suo clan. Ma la reazione di Lor mi ha sorpreso. Insomma, mi ha detto che era tutto programmato, buffo no?" continuò poi lui.

"Non vedo perché dovrei crederti."

A quel punto le mostrò un oggetto, un cellulare.

"Perché ho le prove."

Le parole registrate che seguirono la ferirono nel profondo.

Non appena la giornata scolastica finì, Chiara non guardò in faccia a nessuno e se ne andò subito. Quello che aveva sentito l'aveva scombussolata e si sentiva presa in giro. Come aveva potuto fidarsi di lui? Doveva aspettarselo d'altronde. La sua ingenuità le fece odiare la sua persona ancora più del normale.

Nonostante ciò, c'era una piccola parte ottimista che pensava che fosse tutto fatto di proposito, che Lorena e Derek si fossero organizzati tra di loro per metterla fuori gioco, non sarebbe stato certo una sorpresa. Denny aveva fatto davvero tanto per lei e le sembrava assurdo tutto quello che stava succedendo. Per schiarirsi le idee decise di recarsi al parco, proprio dove erano incise quelle lettere, e andò a sedersi sotto quell'albero. Molto probabilmente i due avevano organizzato davvero tutto per farla soffrire e di conseguenza distrarla dalla questione "quartiere abbandonato". Se era davvero così, doveva lasciar andare il ragazzo e non farlo tornare più.

Tornata a casa, si sentì esausta. La testa le scoppiava, mille pensieri le divoravano l'interno del suo corpo.

A differenza delle altre giornate, trovò suo padre seduto sul divano, con lo sguardo perso, come quello di una persona immersa nei suoi pensieri.

"Papà?"

Non appena l'uomo si girò, Chiara rivide quegli occhi. Gli occhi che vide quando sua moglie lo abbandonò. Erano rossi, gonfi e pieni di tristezza soprattutto. La figlia si avvicinò a lui, preoccupata.

"Papà cosa è successo?"

Non riusciva a parlare. Aveva un nodo in gola che quasi gli impediva di respirare.

"Chiara, non tocco alcol da due giorni. Questo è la prima volta che sono lucido completamente dopo l'abbandono di tua madre. E fa schifo rendersi conto della sua assenza"

Fece una pausa e poi riprese a parlare.

"Da quella notte, io non sono mai più stato un buon padre per te. Ho pensato ad alleviare solo il mio di dolore, non ho pensato a quello della mia bambina. Chiara, io voglio che il tuo dolore cessi."

"Papà .. io non provo quel dolore che provi tu. Sono andata avanti, son stata costretta a farlo. Ho capito che crescere con una donna del genere come lei, poteva farmi essere una ragazza peggiore di quel che sono, e da questo punto di vista le sono grata per essersene andata. Dall'altro però ci sei tu. Nonostante tutto ho sempre voluto il tuo bene, papà, e non importa quanto alcol circoli nel tuo corpo, io sempre te ne vorrò."

Gli sorrise per incoraggiarlo. Voleva che suo padre riprendesse a vivere, quello poteva renderla felice. A quel punto si abbracciarono, proprio come facevano quando lei era ancora una bambina e si faceva male inciampando o cadendo dalla bicicletta. Il padre le diceva che con un abbraccio il dolore poteva calmarsi, e lei ci credeva, quindi ogni volta che si faceva male correva ad abbracciare l'uomo.

Questa volta però, neanche l'abbraccio del suo papà poteva attenuare ciò che provava dentro di sé.

Le parole che non ti ho mai dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora