CAPITOLO III

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"Allora, ti è chiaro?" disse Chiara senza guardarlo. Da quando il ragazzo aveva messo piede in camera sua non l'aveva degnato neanche di uno sguardo. Non che volesse farlo, ovviamente.
"In realtà no" disse l'altro avvicinandosi a lei "non capisco come il libro di chimica sia così interessante ai tuoi occhi".
Il gioco aveva inizio.

"Come scusa?"
"Non hai distolto lo sguardo da questo libro nemmeno una volta, forse per questo sei così brava".
Chiara prese quella provocazione come una sfida, e beh, a lei piacevano da impazzire. Non avrebbe mai fatto pensare che potesse metterla in difficoltà, anche se purtroppo ci riusciva. Ma ognuno ha le sue crepe, no?

Così lo guardò.

Il ragazzo dinanzi a lei aveva un qualcosa di misterioso e.. affascinante. Capelli scuri che ricadevano sulla fronte, occhi scuri con attorno delle ciglia terribilmente lunghe, abbigliamento scuro. Il classico "bad boy" se così si può chiamare. Inoltre le sue labbra sottili facevano da contorno ad un sorriso che se fosse stata un ghiacciolo l'avrebbe fatta sciogliere lentamente e nonostante non fosse perfetto, era davvero un bel ragazzo.

Eppure non era la sua aria da duro che la affascinava. Era quel luccichio che vedeva nei suoi occhi a farla deconcentrare. Un qualcosa che catturava la sua attenzione, un qualcosa che le faceva desiderare di non voler essere una sua nemica. Ma forse era quello che attirava tutte, e lei non sarebbe mai stata come le altre.

"Io sono brava perché m'impegno e la tua presenza non mi cambia nulla, semplicemente non ti do importanza." Disse con un tono di superiorità, continuandolo a guardare, per poi distogliere subito lo sguardo. Lo stava fissando troppo.
"Aggressiva, come piacciono a me"
In quel momento volle fargli del male. Non poteva semplicemente lasciar stare le sue tecniche di abbordaggio e ascoltare le spiegazioni?

Ignorò il commento e si rimise a spiegare finché non lo sentì sbuffare.
"Basta, mi sono annoiato" disse il ragazzo, per poi alzarsi.
"Che fai, risiediti e sta zitto". Avrebbe fatto meglio a non parlare. Egli avvicinò infatti il viso al suo e disse: "Bimba, tu non mi ordini cosa devo fare".
A Chiara mancò il respiro. Un'altra volta. Diamine.
Non appena si allontanò lo vide gironzolare per la camera come se niente fosse.
"Leggi parecchio a quanto vedo"
Si schiarì la voce.
"Abbastanza"
"Me ne consiglieresti qualcuno?"
A quel punto Chiara rise, scuotendo la testa, e Denny la guardò male.
"Che c'è di divertente?" disse il ragazzo con tono offeso.
"Nulla, pensavo che con i libri accendessi il fuoco nei giardini altrui".
"In realtà anche io leggo abbastanza. E per tua informazione, mi piace incendiare solo il tuo di giardino".
Le sorrise.
Dannazione.
"Grazie per l'informazione" a quel punto la ragazza capì che la lezione era terminata, quindi chiuse i libri e si alzò, seguendo ogni suoi movimento con gli occhi.
"Leggi anche poesie?" disse il ragazzo prendendo un libro in mano.
"A volte". Ci fu un silenzio imbarazzante. "La mia raccolta preferita è "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di .."
"Cesare Pavese". Si girò verso di lei e le sorrise. "Lo so, l'adoro. I poeti italiani mi piacciono un sacco"
Rimase ancora più stupita quando lo sentì recitare i versi di "30 Marzo", una poesia appartenente alla raccolta del poeta.
« È buio il mattino
che passa
senza la luce dei tuoi occhi ».

Recitò quelle parole con uno sguardo malinconico.
Chissà cosa significavano per lui.
Non le interessava.
Voleva saperlo.

"Ma allora non scherzi" sorrise, senza motivo.
"Ho mille sorprese bimba"
Quel nomignolo. Ancora.
"Non chiamarmi così" la faceva imbarazzare in quel modo, non voleva mica arrossire davanti al suo nemico.
"Va bene bimba" disse regalandole un ultimo sorriso, prima di sbattere le mani e dire "Beh grazie per la lezione, io ora vado. Ci si vede." Fu così che si congedò.
Non appena uscì, Chiara rimase da sola con i suoi pensieri che furono interrotti da un messaggio.
"Ci incontriamo tutti a casa tua alle dieci per dirigerci al quartiere Est."
L'aveva completamente dimenticato. Si era distratta. E forse era proprio quello lo scopo del ragazzo che era appena uscito da casa sua.
Mai più distrazioni, pensò.

Intanto, Denny si stava recando a casa di Lorena per una riunione improvvisa. Non riusciva a far altro che ringraziarla mentalmente per averlo convocato. Stare in quella casa con lei stava per farlo uscire fuori di testa. Sembrava così tranquilla mentre tentava di spiegargli la lezione, eppure è un tornado, lo aveva capito. Non poté fare a meno di darsi dello stupido. Era la sua nemica numero uno, e non poteva farsi distrarre, anche se.. era lui che doveva distrarre lei. Ringraziò le sue gambe per averlo fatto arrivare a casa di Lorena prima che iniziasse a riflettere anche sull'esistenza dell'essere umano.
Appena arrivò nel giardino della ragazza rimangiò i ringraziamenti mentali che le aveva regalato prima e la mandò a quel paese, sempre mentalmente.
Non c'era nessuno a casa sua del quartiere, erano soli. L'aveva ingannato, ma entrò lo stesso, d'altronde non aveva nulla da perdere.
"Deeeenny! Sei arrivato tardi, ormai sono tutti andati via" disse la ragazza pimpante non appena lo vide.
"So benissimo che anche se fossi arrivato presto saremmo stati comunque soli".
"Beh sei perspicace amore" a quel punto lo fece sedere sul divano, e lei si mise sulle sue gambe. Il ragazzo rimase impassibile.
"Di cosa volevi parlarmi?"
"E che dice che voglio parlare?" disse la ragazza avvicinando la bocca al suo collo.

Denny sapeva che Lorena pensava di essere carina. Beh, alla fine lo era. Aveva dei semplici capelli castani che le cadevano lisci sulle spalle, ma la cosa più bella erano i suoi occhi marroni che avevano il taglio tipico delle ragazze orientali. Quindi sì, era carina. Ma a Denny non interessava affatto. Ma si fermò non appena sentì un rumore che proveniva dalla sede del quartiere che si trovava proprio affianco la sua casa.

Denny fece scendere Lorena sopra di lui e andò ad osservare ciò che stava succedendo dalla finestra. Non appena mise a fuoco la scena sbarrò gli occhi. Doveva aspettarselo.
"E' il quartiere Ovest. Merda. Chiama gli altri e usciamo"
Non appena uscì di casa si mise a correre il più veloce possibile per raggiungere il parco, dove si trovava un edificio di legno abbandonato. Anni fa il clan di quel quartiere rese quella casetta il loro covo isolandolo dal resto del parco e portandoci dentro tutto ciò che potesse servire ad un gruppo di ragazzi che combattono contro altre persone.
Il quartiere nemico in quel momento stava cercando di addentrarcisi dentro, rubando i loro averi, tra cui delle armi. Non l'avrebbero passata liscia.
Quando arrivò i ragazzi corsero nella direzione opposta, ma solo perché gliel'ordino Chiara. Quest'ultima rimase così insieme a due dei suoi compagni più fidati. Dopo un po'a lui si affiancò Lorena.
"Ma guarda, la coppietta felice" fu Chiara a parlare.
"Ti consiglio di smettere ciò che avevi intenzione di fare" le rispose Lorena.
"Per tua informazione, quello che volevo fare, l'ho fatto."
Denny a quel punto si avvicinò pericolosamente a lei.
"Ridacci tutti i nostri averi" le disse con un tono minaccioso.
Lei gli rispose con una risata amara e lui strinse le mani a pugno così tanto da farsi male. Voleva picchiarla.
Lorena poi li divise.
"Okay, troviamo un accordo"
"Non vogliamo accordi con voi" questa volta fu uno dei compagni di Chiara a parlare.
Lorena li ignorò come era solita fare e aggiunse: "Ora che abbiamo pareggiato i conti, possiamo anche finirla di attaccarci a vicenda e allearci".
Chiara e Denny risero contemporaneamente.
"Non ci alleeremo mai" disse la prima
"Pensaci. Potremo sbarazzarci definitivamente degli altri due quartieri e poi .. beh, poi ricominceremo a scannarci".
Chiara ci pensò. In effetti aveva ragione lei. Non aveva senso perdere risorse inutilmente.
"Allora?" disse Lorena.
Le strinse la mano.
"Accetto".

Le parole che non ti ho mai dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora