Naturalmente il tempo non prometteva nulla di buono, era Dicembre e i densi nuvoloni che coprivano completamente il cielo non facevano altro che peggiorare il mio già pessimo umore; non che Londra offrisse un clima molto migliore negli altri periodi dell'anno, comunque.
Sobbalzai, preso alla sprovvista dall'auto che mi era appena passata a pochi centimetri di distanza: un viaggio di sola andata all'ospedale sarebbe stato una degna conclusione per quella orribile giornata.
Raggiunsi la mia auto e mi lasciai cadere mollemente sul sedile del guidatore, mi passai una mano sul viso fermandola per qualche istante sugli occhi: dovevo recuperare quel minimo di forza necessaria per tornare a casa.
Dopo un lungo sospiro misi in moto e mi diressi verso casa, mi sentivo a pezzi.
Più volte durante il tragitto controllai lo schermo del mio telefono abbandonato sul sedile di fianco ma rimaneva scuro. Non che mi aspettassi qualcosa, comunque, non più.
Finalmente arrivato parcheggiai vicino al vialetto che percorsi velocemente e, anche se ci misi quasi un minuto prima di riuscire ad aprire la porta di casa, alla fine raggiunsi il mio rifugio sicuro.
Chiusi la porta e mi ci appoggiai contro con la schiena, lasciandomi scivolare sul pavimento.
In un'occasione del genere avrei dovuto piangere? Avrei dovuto urlare? Invece lo avevo guardato negli occhi, avevo finto un sorriso che sicuramente somigliava più a una smorfia e me ne ero andato. Avevo sbagliato tutto?
All'improvviso, dopo quelle che mi erano sembrate ore, suonò il telefono nella tasca dei miei jeans.
«Hey! Allora Louis, come è andato il grande giorno? Scommetto che siete ancora a letto a rotolarvi tra le coperte, mascalzoni... Finalmente ne avete parlato, anche se ero sicuro che anche lui non aspettasse altro, mi devi raccontare tutto nei particolari! Innanzitutto come»
«No, Cole» lo fermai prima che si lanciasse in uno dei suoi soliti monologhi interminabili
«Cosa?» rispose interdetto frenando quel fiume di parole
«Quello che ho detto: No. Mi ha rifiutato e non ha lasciato spazio a fraintendimenti»
Mentre raccontavo gli eventi di quel pomeriggio li rivivevo nella mia testa.Era il grande giorno, con ansia mista ad emozione mi stavo vestendo: quel pomeriggio finalmente avrei dissolto tutti i miei dubbi. Ormai da circa tre mesi avevo una relazione con Harry Styles: alto qualche centimetro più di me, capelli castani, morbidi e ricci, occhi di uno strabiliante verde acceso, la persona più dolce che avessi mai conosciuto. Io ventuno lui diciannove anni e la cosa funzionava bene: ci conoscevamo già di vista ma avendo amicizie differenti non avevamo mai davvero avuto occasione di parlare.
Alla fine di quell'estate però lui si era fatto avanti mentre ci trovavamo alla piscina pubblica del mio quartiere e, cavolo, oltre ad essere sexy era anche fottutamente divertente e intelligente. Per qualche settimana parlammo tutti i giorni, di persona o con lunghe telefonate, dei più svariati argomenti: cibo, musica, progetti per il futuro, anche di sciocchezze che per me erano ugualmente importanti... mi interessava tutto di lui. Era come se lo conoscessi da sempre e volevo sapere tutto su di lui nel minor tempo possibile.
Non avevo però molte speranze, non era un segreto che io fossi gay ma Harry era la persona più etero che conoscessi e le ragazze gli si appiccicavano addosso quasi come se fosse ricoperto di miele, perciò cercavo di non illudermi più del necessario.Una sera di metà settembre però mi aveva accompagnato a casa a piedi, cosa che succedeva spesso, ma mi aveva fermato prima che potessi aprire la porta di casa e dopo avermi afferrato per un polso si era avvicinato pericolosamente al mio viso: i nostri occhi si erano incatenati e mi aveva fissato per quella che mi era parsa un'eternità.
Adoravo i suoi profondi ed espressivi occhi verdi, ora finalmente potevo scrutarli senza abbassare lo sguardo per il rischio di essere inopportuno: insomma, non era esattamente una cosa da amico, no?
Mi accorsi subito che i suoi nascondevano un velo di angoscia,era tutta la sera che mi sembrava assente e preoccupato per qualcosa e forse ora era pronto a parlarne.
«Aspetta» disse Harry a voce bassa, senza staccare gli occhi dai miei.
Con uno strattone mi avvicinò a lui e io, preso alla sprovvista, inciampai nei miei piedi. Per fortuna lui mi afferrò prontamente, facendo scivolare le braccia intorno al mio busto. Mi stava.... Abbracciando? Ok, era una cosa molto etero vero?
Probabilmente aveva freddo o non si sentiva bene o... Non mi venivano in mente molte altre possibilità in quel momento: il mio viso era appoggiato proprio sulla sua spalla, anche se ci arrivavo a malapena, e questo era abbastanza per farmi perdere la testa a quanto pareva.
Ricambiai l'abbraccio, stordito dal suo respiro che mi sfiorava il collo a ritmo stranamente irregolare, era agitato?
Quando pensai che si fosse calmato abbastanza cercai di sciogliere l'abbraccio per farlo entrare in casa e farmi raccontare il motivo del suo strano comportamento ma lui rafforzò la presa, non intenzionato a lasciarmi andare.
Stavo pensando al modo migliore per affrontare il discorso quando a un tratto mi impietrii. Sentivo sul collo qualcosa di caldo e umido, mi stava baciando?
Con la lingua mi accarezzò il collo, lasciando una scia di baci roventi fino alla mascella, allora si fermò e io serrai gli occhi.
Non riuscivo a pensare a nulla ma una cosa era certa: questo non era molto etero.
«Lou, guardami perfavore» Continuai a tenere gli occhi chiusi, ignorando la sua richiesta.
«Lou?» Con cautela e imbarazzo aprii gli occhi: era a pochi centimetri dal mio viso, nel suo sguardo lessi apprensione e incertezza.
«Posso baciarti?» Wow. Me lo aveva chiesto davvero? Diamine,quegli occhi avevano il potere di farmi diventare un completo idiota. Con un filo di voce risposi, per metterlo alla prova.
«E se dicessi di no?»
«Non avrebbe importanza» disse mostrando quel meraviglioso sorriso completo di fossette.
Risi nervosamente e lui fece altrettanto. Lentamente si avvicinò e appoggiò le labbra serrate sulla mia guancia destra, poco più in alto delle mie labbra, mi stava facendo impazzire.
«Dannazione, baciami Styles»
Una scintilla di divertimento accese i suoi occhi «Agli ordini».Sorrisi al ricordo, finendo di aggiustarmi il colletto della camicia davanti allo specchio.
E così erano passati tre mesi, tre mesi di felicità e baci. Solo baci.
Era questo il punto, ogni volta che, dopo una festa, lo invitavo a restare da me a dormire o semplicemente a bere qualcosa si irrigidiva e rifiutava. Con il tempo mi ero convinto che fosse colpa mia e che in qualche modo facessi qualcosa di sbagliato ma Cole mi aveva assicurato che non era così, che era il carattere timido di Harry a bloccarlo.
Quello che Cole ignorava però era che Harry non fosse affatto timido: forse appariva così dall'esterno ma quando eravamo soli diventava una delle persone più estroverse che conoscessi.
Dopo essere stato convinto dalle pressioni di Cole decisi di agire: forse non sapeva davvero come comportarsi; se, come mi aveva detto, io ero veramente il suo primo ragazzo serio allora toccava a me fare la prima mossa.
Nervosamente uscii di casa e, salito in auto, mi diressi verso l'abitazione di Harry.
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Insecure ~ L.S.
Fanfiction«Me ne sono andato semplicemente perché non mi hai mai chiesto di restare» Dove Harry è troppo innamorato e Louis è troppo insicuro per crederci.