Giorno 5

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18 agosto, 2015
L'elettroencefalogramma è una cuffia di plastica che ti mettono in testa, con dei sensori che registrano l'attività del cervello.Ne ho già fatti tre. Mi ricorda un po' quando si facevano le mèches con la cuffia dal parrucchiere. Faccio tutte queste cose in modo meccanico, poi ogni tanto mi rendo conto che stanno cercando di capire cosa ci sia nel mio cervello.Già, cosa c'è nel mio cervello? Chissà quando è arrivato questo tumore. Chissà se quelle volte che avevo mal di testa proprio lì, chissà se era lui.Andavo in palestra da qualche mese, ho sempre odiato la palestra. Però questa mi piaceva. La mia amica era riuscita a convincermi ad iscrivermi con lei. E mi piaceva fare qualcosa con lei, lavoriamo tanto tutte e due, abbiamo dei figli tutte e due, quella mezz'ora di palestra insieme mi faceva sentire libera di tempo, tempo solo per me, che mi stavo dedicando.Ad ogni esercizio di coordinazione ero ridicola.Esercizi semplici, piega il gomito destro sulla gamba sinistra. Donne di cento chili e signore in pensione ci riuscivano. E io no. Eri tu tumore? Eri tu che bloccavi la mia coordinazione?Perché non ti sei fatto vivo prima? Perché hai aspettato di diventare così grande? Perché sei cresciuto nella mia testa? La mia famiglia non ne aveva già passate abbastanza?Sono rimasta incinta a 20 anni per scelta, nessuno ci crede quando lo dico, e ancora meno credono che per scelta, io sia rimasta nuovamente incinta, a 21 anni.Ma io sono cresciuta in modo diverso. Io ho perso mia sorella. L'ho persa in un momento dove io avevo solo lei e lei aveva solo me.Prima degli amici, dei ragazzi, dei problemi adolescenziali.Ho visto mia madre morire con lei, morire dentro. E nonostante tutto, l'ho vista essere una brava mamma con me, severa ma amica, complice. Lei mi ha fatto da sorella.Lei per ogni giorno della mia vita mi ha ripetuto che era viva grazie a me, che era felice grazie a me.Io ho voluto dei figli a 20 anni perché sono cresciuta con l'idea che i figli siano l'unica cosa che conta nella vita. Più del lavoro e della carriera e degli amici e del divertimento. Io sono stata amata e ringraziata ogni giorno, solo per il semplice fatto, di essere al mondo.E grazie, perché sono sicura, che questo sia l'insegnamento migliore che una famiglia possa dare a un figlio.I miei genitori erano separati, già da un anno. E dopo quell'incidente, quello che ci ha fatto passare attraverso la morte, sono tornati ad abitare insieme.Sono 18 anni che la gente non capisce perché due separati riescano a vivere insieme facendo rispettivamente la propria vita. Senza essere più sposati. Diventando quasi fratello e sorella. Beh lo facevano per me. Lo fanno per me. E io a 29 anni sono una mammona che ha scelto di restare a vivere coi suoi. Io ho scelto di vivere con le persone che amo, perché quando ami qualcuno, non ti allontani.Oggi ho una nuova compagna di camera. Si chiama Alessia, ha la mia età, ha due figli anche lei, dovremmo vederci per un Rossini al bar e non per una flebo in neurochirurgia.Mi piace tanto, ha delle crisi peggiori delle mie, ma ha lo sguardo forte.Ha tanti pensieri suoi, ma si è preoccupata anche per me, le ho regalato un libro e ha cominciato a leggerlo. Ne ho dedicati tanti di libri quest'anno, ma nel suo libro c'è una promessa, di noi e dei nostri bambini, al mare, a ridere delle nostre convulsioni.Mi stanno aumentando le dosi dei farmaci per tenermi ferma la gamba, a volte mi concentro e provo a tenerla ferma con la mente. Non funziona, mi parte il braccio.Ho preso una dose così potente che non riuscivo a camminare e quando sono arrivate le bimbe, Alessia aveva perso conoscenza e siamo uscite dalla camera.Non volevo fargli notare troppo la sedia a rotelle allora mi sono fatta spingere e abbiamo fatto le corse sul terrazzo. Se qualcuno mi avesse detto qualcosa avrei spudoratamente usato la scusa del tumore al cervello. Ma in questo reparto, di questo splendido ospedale, gli infermieri e i medici non hanno studiato solo la scienza, hanno imparato anche l'amore. E questo vi assicuro che non è da tutti.E poi sono finita su tutti i giornali, io che ho sempre avuto il motto "meglio fare schifo che pena" ho trovato la mia bella faccia stampata sui quotidiani.Onestamente la prima cosa che ho notato è stato il mese d'agosto, ero già finita su tutti i giornali ad agosto di tanti anni fa. Dove articoli atroci raccontavano di come due sorelline avessero avuto un incidente cadendo da un burrone e di come la piccola Selene, ne fosse rimasta inspiegabilmente illesa.Merda agosto, cancelliamolo dal calendario.Però non è stata invasione della privacy. Io ho pubblicato la mia storia su Facebook, nessuno è venuto a rubarmela. L'ho fatto di mia iniziativa. Non pensavo potesse avere uno scopo mediatico.E onestamente non me ne frega molto, scrivere mi fa stare bene, troppo bene, mi libera. E ve lo consiglio anche a voi, quando state male scrivete, scrivete tutto, fa bene.E poi i giornali di oggi, finiranno nelle cassette degli uccellini di domani.Le notti col tatuato sono lunghissime. Guardo l'orologio e sono le 2.C'era stato un momento, prima di tutto questo caos, dove molto fredda e acida gli avevo detto che non mi piacciono gli uomini che fanno grandi cose. "Per favore evita di portarmi a cena in bei posti o di farmi regali pretenziosi, evitiamo anche posti troppo belli, che secondo me, se un uomo ha bisogno di un bel ristorante per fare colpo su una donna, significa che non ha niente da dire" Madonna che roba acida mi uscì quella sera, poraccio.Però sto tipo ne ha di cose da dire. Perché sto bene, anche con il caffè delle macchinette preso in terrazza, seduti per terra.

La mia lotta contro il tumore S.M.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora