Capitolo 6

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Sono le 3:57, ed io stavo ancora aspettando una risposta dai dottori.

Da quando Luke é svenuto e l'ambulanza è venuta a soccorrerlo, non ho saputo più niente, e sono davvero preoccupata.

Chiesi ad un medico in ambulanza cosa sapesse su quelle pasticche, e mi spiegò che servono per alleviare il dolore al cuore quando si è malati.

Non potevo crederci, Luke è sempre stato malato e non me l'ha mai detto e ho paura che con tutto quello che è successo con Noel, io abbia aggravato le sue condizioni.

Le lacrime minacciano di scendere sul mio viso, e non credo di poterle ancora trattenere, cominciano a scorrere, lente, come il tempo in quell'ospedale nell'attesa di una risposta.

Non mi fecero subito vedere Luke, dissero che stavano facendo delle analisi e degli accertamenti, ma di certo stare seduta su quella sedia con le ginocchia schiacciate al petto e la testa sulle braccia non ssarebbe servito ad affrettare i tempi.

Ero stanca, passai l'inferno in due giorni, non è possibile che abbia dovuto patire tutto ciò, soprattutto lui che è la persona migliore del mondo, nonché la più buona, dolce, simpatica e bella.

L'unica cosa che mi venne in mente da fare fu pregare, confidarmi in Dio.

Credetti di star perdendo le forze, gli occhi si chiusero da soli e non riuscii a tenerli aperti.

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«Signorina, signorina.»

Un braccio mi scosse lievemente e una voce mi chiamò.

Passai una mano avanti agli occhi.

«Si?»

«Lei è una parente del ragazzo svenuto ieri notte?»

Mi alzai immediatamente in piedi.

«Si, cioè no, sono la sua migliore amica! Posso vederlo?»

«Si, ma tra un pò, prima ci servirebbe il numero dei suoi genitori.»

«Si, subito.»

Gli dissi il numero di telefono, e lui subito fece per andarsene.

«Dottore aspetti, come sta Luke?»

«Non si può dire che stia benissimo, ma per il momento é stabile, non ha preso le pasticche quando avrebbe dovuto.»

Quelle pasticche!

«Sono queste per caso?»

Cacciai il tubetto arancione dalla tasca, e il dottore aggrottò la fronte.

«Era nella tasca dei suoi pantaloni ieri, l'ho vista sporgere dalla tasca e mi sono incuriosita, ho chiesto ad un medico sull'ambulanza a cosa servissero e mi ha detto che erano per chi ha problemi di cuore.»

Il dottore prese il tubetto di pasticche e lo guardò per un pò.

«Diciamo che in un certo senso si, è per quello, ma di solito, queste pasticche vengono prescritte quando il paziente ha un tumore al cuore e a quel punto si deve procedere al trapianto.»

Guardai il dottore incredula delle sue parole, non seppi che dire ne tanto meno che fare.

«Ed è già stata fissata l'operazione?»

«Da quel che abbiamo saputo dall'ospedale in cui gli è stato riscontrato il tumore i genitori non hanno ancora dato il permesso.»

«Ma come no?»

«Un trapianto al cuore è un'operazione molto complicata e ci sono meno del 65% di possibilità di riuscita e quindi è normale per dei genitori ritenere una scelta del genere molto complicata, adesso se mi scusi devo andare, ti avviseremo noi quando potrai vedere Luke.»

«O-okey, arrivederci.»

Non potei crederci, e se i genitori dessero il consenso e l'operazione fallisse? Perderei il mio migliore amico, ciò che la vita volle donarmi, la miglior cosa che potesse capitarmi.

Mi risedei, afflitta ormai da qualsiasi cosa.

I genitori arrivarono di corsa, si avvicinarono a me.

«Dov'è Luke? Come sta?»

Non credetti di esser capace di rispondergli adesso.

«Acconsentirete all'operazione? »

«Di cosa stai parlando?»

«Del trapianto.»

Forse fui un pó troppo fredda con loro, anche troppo spacciata.

Avrei dovuto chiederglielo con più tatto.

Si sederono al mio fianco.

«Non lo sappiamo, abbiamo paura di perdere nostro figlio, e poi trovare un cuore da donargli non è molto semplice e le medicine costano molto per non parlare dell'operazione, abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti e non sappiamo a chi rivolgerci, lo stato non ci può aiutare.»

«Ma...»

Il mio discorso fu interrotto da un'altra voce, sembra quella del dottore di prima.

«Adesso potete vederlo, prego seguitemi.»

Non me lo feci ripetere due volte.

Entrai nella stanza, e mi fiondo al suo fianco.

«Sta ancora dormendo?»

«Volevo parlarvi proprio di questo.»

«Luke in questo momento è...»

Sospirò.

«In coma.»

No, no, no, no.

Non poteva essere essere vero.

Fui ancora una volta in lacrime e genitori lo stesso.

Il pensiero di stare senza Luke mi straziava.

Non potei accettare l'idea di stare lontano da lui.

«Perché?! Non avete fatto del vostro meglio?!»

Continuai ad urlare queste parole al dottore

«Ci dispiace, ma ciò non è dovuto a noi, il ragazzo ha urgente bisogno di un trapianto per sopravvivere, purtroppo abbiamo bisogno del vostro permesso e di un cuore che possa andar bene per lui.»

Scappai via dall'ospedale, corsi a casa e mi chiusi in camera mia.

Pensai che sarei stata in grado di salvarlo, se solo il mio cuore possa essere suo.

Scrissi su un foglio ciò che avrebbero dovuto fare, chiamai un'ambulanza  e cominciai. Pensai che avrei dovuto continuare fino a che il cuore non mi sarebbe più servito.

SPAZIO AUTORE

Ciaoooo pandacorniiiii, ecco il sesto capitolo, e lo so che è molto noiosi ma perdonatemi, mi farò perdonare con il prossimo, spero di aver reso l'idea finale.

Votate il capitolo se vi é piaciuto è commentateeee.

Byeee.

Quell'ultimo grande bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora