Stavano ascoltando una canzone, molto bella, movimentata. Veronica si sarebbe voluta alzare e ballare, ma non lo fece, voleva mantenere un certo contegno con lui.
" Senti, tu mi piaci, tanto. Vuoi metterti insieme a me? " le chiese.
Lei ne rimase sorpresa, non si aspettava quella domanda dopo così poco tempo, e si sentiva ancora molto confusa. Ma fece un azzardo, si buttò, e gli disse sì, ma sta volta non bació nessuno, sta volta si abbracciarono solamente, per tanto tempo. Ho ancora una settimana lontana da tutti per riflettere bene, pensò Veronica. Non voleva passare per "quella facile" che si metteva con tutti, ma non voleva nemmeno perdersi le cose belle della vita. Era una ragazza libera e così voleva sentirsi, e non dava molto peso al giudizio delle persone.
" Quindi ora stiamo insieme.. Beh, dovrò abituarmi ovviamente" gli disse.
" Non preoccuparti, abbiamo tutta l'estate davanti ancora. "
Cosa stava a significare quella frase? A lei Matteo piaceva, le piaceva maggiormente il suo carattere, dolce, sensibile, a volte anche infantile. In lui, non guardava l'estetica, non voleva fare come tutte le altre persone, voleva dargli una possibilità. Anche se non era molto bello, ciò non significava che non sapeva amare, ed era questo l'importante.
Camminarono un po', poi lui le disse:
" Voglio farti conoscere la mia migliore amica"
" Va bene " gli rispose.
Lei rimase meravigliata nel vedere che la sua amica, abitava esattamente di fronte a lei. Nelle case blu, le chiamavano la gente di lì.
La sua migliore amica si chiamava Giada.
Giada aveva sedici anni, era una ragazza bassina, magra, con i capelli lunghi e neri. Portava gli occhiali, il ché le dava molto un'aria seria e cupa. Una cosa bella di lei, era il fatto che ci teneva un sacco alle sue unghie, ce le aveva sempre lunghe e pulite, mai con lo smalto, anche perché frequentava una scuola alberghiera lì vicino.
Si presentarono, e subito si trovarono in grande armonia, avevano molte cose in comune, e Matteo ne era felice. Purtoppo Veronica sapeva che fra qualche ora sarebbe partita, e le stava salendo una certa malinconia, quella che sa di tristezza mista a gioia, di mancanze e affetto. Poi, iniziò a vibrarle il cellulare. Era lui, Kevin. Ormai, le faceva un certo effetto vedere il suo nome sullo schermo, sentiva come una vibrazione nel corpo, in qualsiasi momento le riusciva a trasmettere sicurezza.
" Ciao Kevin, sai, ci siamo messi insieme! "
Kevin scoppiò a ridere, non la finiva più, davvero, sembrava un pazzo. Poi riuscì a prendere fiato, e le disse : " Veronica, va bene, non so se hai fatto la scelta giusta, ma d'accordo. Sono amico di Matteo da sempre, e non penso che crescerà mai, in senso caratteriale capisci? Ma prova, sono felice per voi "
Non era molto convinta di ciò che le disse, ma era comunque felice di sentire il suo parere.
Ormai la sua vita stava iniziando a cambiare, aveva conosciuto un sacco di persone nuove, nuovi amici e nuovi amori. Le piaceva quel posto, non capiva perché tutti lo vedevano come un posto orribile. Lei si sentiva a casa, insieme a quelle persone, era davvero felice.
Con Matteo iniziò una bellissima storia, quella sera però, dovevano salutarsi, e lui la accompagnò sotto casa, si diedero un piccolo bacio, e si separarono, si allontanarono. Non sapeva se pensare bene o male, non voleva sembrare un'egoista, ma a lei piacevano i saluti belli, quelli di ore, quelli con le lacrime e gli abbracci. Ma con lui era diverso, lui era così: semplice. Un bacio, e via.
Quella settimana a Como, passò molto velocemente. La maggior parte dei messaggi con Matteo erano su Facebook, perché lui non aveva mai il cellulare carico. Si mandavano cuoricini, bacini e bacetti. Inoltre, aveva iniziato a scrivere anche con Giada, parlavano del più o del meno, parlavano delle amiche che avevano in comune e iniziarono a volersi bene. Stavano creando qualcosa di semplicemente divino, un legame strettissimo.I giorni passavano, le mancanze si facevano sentire sempre più forti. Ogni tanto ci ripensava, a Oscar. Voleva essere razionale, avrebbe voluto cancellare i momenti passati con lui. Piano piano, pensò. Alla fine, non avevano condiviso nemmeno un mese insieme, niente di ché. Ma sapeva che non poteva dimenticare la prima volta che lo ha guardato negli occhi, i baci, le sorprese.
Però, ora stava iniziando qualcosa di nuovo, e voleva goderselo.
Così, aspettó con ansia il venerdì per tornare alla sua solita vita, e nel frattempo conosceva un nuovo e piccolo paesino in mezzo alle montagne.
Assieme a sua sorella e alle sue cuginette, si divertiva a provare i vestiti e le scarpe della zia, a fare sfilate e truccarsi. Si divertiva a ballare con Just Dance, a mangiare Nutella e patatine.
Furono due settimane molto belle, rilassanti, anche se non aveva ancora le idee chiare in testa.Il venerdì pomeriggio, Veronica iniziò a rifare la valigia, a prendere le sue cose e metterle in macchina. Il viaggio fu molto silenzioso, ognuno era concentrato a fare altro, così, si mise le cuffiette nelle orecchie e si addormentó. Il risveglio, come sempre, fu brusco. Si alzò, barcollando, dal sedile, prese le sue cose e salì a casa. CASA , non sapeva ancora cosa significasse realmente, era una parola un po' strana. Per lei Casa significava Famiglia, sicurezza, amore, e pensò che in giorno avrebbe trovato la sua Casa.
Chiamò subito Matteo per fargli sapere che era arrivata, lui ne fu entusiasta, e le disse che si sarebbero visti più tardi, al centro giovani della piazza. Poi, fu il turno di Kevin. Con lui parlò per una buona mezz'ora, parlò di quella piccola vacanza e parlò della storia con Matteo. Avevano passato la prima settimana da fidanzati, lontani. Forse era un bene -forse no?-, ma appena si videro, lei gli saltò in braccio, agile come.una cavalletta. Si baciarono e abbracciarono, non volevano smetterla mai. Poi arrivarono Kevin e Giada, e iniziarono così una bellissima amicizia.
Fu lì che iniziò a formarsi una compagnia grande, una piccola famiglia. Erano tutti amici, era dentro quel gruppo che si creavano le relazioni e finivano.
La storia con Matteo proseguì senza intoppi, iniziarono a condividere sempre più momenti insieme, si trovavano sempre più spesso sotto casa di Giada o, addirittura, a casa di lei. I primi giorni erano tutti un po' in imbarazzo, un po' timidi e distanti. Ma pian piano le cose migliorarono, per tutti.
La vita le sorrideva, e lei sorrideva alla vita.

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Se te ne vai, ti aspetto.
CasualeSe due persone sono destinate a stare insieme, un giorno si troveranno, e vivranno felici. v. o.