5.Finalmente teatro

1.6K 68 20
                                    


Affondò la sua faccia nel cuscino. Non ce la faceva più! Troppe emozioni erano affiorate in meno di 24 ore. La testa le scoppiava per il turbinio di pensieri, alcuni molto simili, altri contrastanti, che le balenavano nella mente. Era arrabbiata.
Si! Era adirata con i soldati che avevano messo la parola "fine" alla vita di quei due poveri vecchietti. Il suo odio, però, aveva orgine da qualcosa di più grande: il Terzo Reich. Non si capacitava nemmeno ora della stupidità di Berlino, "una città così evoluta", come pensava lei, aveva spianato la strada ad un uomo pazzo e logorato dalla smania di potere. Eliza definiva pazzo quell'uomo che maldiceva il suo popolo, constringeva ragazzi di giovane età a combattere, ad imbracciare fucili e lanciare granate senza nemmeno aver mai sentito il calore dell'abbraccio di una donna. Si chiedeva perché l'animo puro che le sembrava di intravedere in Stephan potesse essere condizionato da pensieri così oscuri, maligni, arcani di una società che lo stava inghiottendo senza lasciare traccia del ragazzo puro e casto che aveva avuto la fortuna di incontrare. Non avrebbe per niente voluto incontrarlo così.
Eliza in cuor suo ancora desiderava un lieto fine. Sin da piccola, quando leggeva dei suoi eroi nelle sue fiabe, avrebbe voluto riproporre tale felicità nel suo futuro.
Pensava, un tempo, che nessuno le avrebbe impedito di impugnare il proprio futuro un giorno e poterne disegnare lei i percorsi, di poter muovere i suoi fili come un giocattolaio fa con le proprie marionette.
Si era quasi autoconvinta che tutto questo fosse solo un brutto sogno. Un'incubo che, anche se lasciandola madida di sudore il mattino seguente, sarebbe evaporato dopo aver aperto gli occhi e avrebbe ricordato quella scomoda verità come un'illusione, frutto delle sue più grandi paure. Voleva raccontare tutto a suo padre, spiegargli perché durante quei tristi giorni la vedeva sempre in uno stato di trance, quasi come se la Eliza arzilla e piena di vita come un fiore appena sbocciato in primavera ai suoi arbori, non esistesse più.
Non lo fece.
Sapeva che se avesse anche solo pensato di dirglielo sarebbe bastato a suo padre per rinchiuderla in casa e porre fine così, anche se involontariamente, all'unica stella che ancora si poteva scorgere nell'alone di buio nel quale il suo animo si trovava.
Decise da quel momento che mai e poi mai avrebbe in qualsiasi modo fatto qualcosa che avrebbe potuto far esaurire quella libertà apparente che aveva ormai i minuti contati.
Decise di comportarsi normalmente e di andare a cenare come se nulla fosse mai accaduto. Inventò una semplice scusa da dire a suo padre per ovviare alla mancanza degli oggetti da acquistare, motivo principale dell'uscita.
Disse: "Padre mi dispiace ma non ho potuto accontentarvi, la cartoleria era chiusa oggi. Se questi acquisti sono cosi urgenti riproverò domani". Suo padre proseguì dicendo: "Certo Eliza! Tua sorella ha bisogno di quel materiale per le lezioni private quindi potresti andare domani, a patto che tu tenga bene a mente ciò che ti ho detto ieri. Siamo intesi?". Annui senza ripensamenti. Sapeva che suo padre le avrebbe permesso di uscire soltanto con questa scusa. Decise di non perdere l'occasione e continuare a recitare. Non era forse questo che sapeva fare meglio?

********

Erano ormai le dieci del mattino quando Eliza, vestita con gli abiti più pesanti che aveva, decise di avviarsi fuori di casa.
Non si sarebbe diretta nuovamente nel centro della città, avrebbe raggiunto di nuovo quell'angolo di paradiso che Stephan il giorno prima le aveva magicamente fatto scoprire. Quel paradiso non appariva nemmeno verosimile alla realtà con la quale di solito era abituata a fare i conti. Era come se la guerra non avesse posto i suoi germogli anche lì, come se il vento così freddo e irrequieto avesse portato via i semi della distruzione che erano invece ben radicati a qualche kilometro di distanza da quel luogo tanto ignoto quanto misterioso.
Una volta arrivata lì si gettò sulla neve muovendo braccia e gambe dando forma così all'angelo che avrebbe tanto voluto essere. Quell'angelo che avrebbe spiccato le ali non appena la situazione si fosse fatta troppo astiosa o pericolosa per lui.

Si risvegliò dalla sua ritornata fanciullezza solamente quando vide un'ombra comparirle affianco. "Sapevo saresti venuta qui. Ero pronto a scommettere qualsiasi cosa, avevo la certezza che ti avrei rivista". Non aveva ancora il coraggio di rispondere a Stephan come aveva fatto il giorno scorso. Era senza parole.
"Non avere paura di me Eliza non ti farò nulla. Te lo prometto". Quelle parole ruppero l'invisibile muro che in qualche modo le annodava la lingua senza permettergli di emettere alcun suono. "Ieri quando mi avete mostrato questo posto ne sono rimasta incantata, non avrei mai immaginato che esso potesse mantenere la sua bellezza anche quando, intorno a lui, dimora la distruzione dell'umanità". Dette voce ai suoi pensieri come se stesse parlando con un amico che da anni conosceva. Era incredibile come in così poco tempo si fosse riuscita a fidare di una persona a lei del tutto sconosciuta. Sapeva di avere un carattere troppo chiuso e riservato a volte, ma con lui sembravi quasi tramutarsi in un'altra persona. L'esatto opposto di ciò che era abituata a conoscere di se stessa.

Aveva lo sguardo smarrito ad osservare la neve scendere e tutti i capelli pian piano le si erano riempiti di piccoli fiocchi quasi a ricordare piccole stelle nel firmamento. Stephan la osservava con cosi tanto trasporto ed emozione. Non si capacitava della bellezza della ragazza affianco a lui. Ringraziava Dio della possibilità offertagli: quella di conoscere un angelo, avere la possibilità di ammirarlo e di sentire la sua suadente voce disperdersi nell'aria. Voleva sapere tutto di lei, conoscerla perché sin dal primo momento, voleva capacitarsi di ciò che aveva ipnotizzato la sua mente. Era così bella e sapeva che se solo glielo avesse chiesto, anche se timida, le avrebbe raccontato tutto. "Eliza parlami un po di te" "sono nata il 14 febbraio 1922..." "o no no non questo Eliza raccontami della vera te, le cose che ti entusiasmano, quello che ti appassiona...e se ti dovessi rendere più facile la mia richiesta direi...Chi sei Eliza?". Rimase stupita del suo interessamento perché mai nessuno aveva voluto conoscere com'era la vera Eliza, quella che si emozionava per le piccole cose, che ancora leggeva favole solo per immedesimarsi in esse e vivere il lieto fine e la sua passione per il teatro.
Eliza raccontó tutto di lei come fece anche lui. L'unico particolare che omise dal suo racconto era il suo segreto. Nessuno avrebbe mai dovuto saperlo, nemmeno lei.

Parlarono per tutto il pomeriggio fino a che il sole cominciò a lasciare posto all'imbrunire della sera e si fece ora per lei di ritornare alla sua dolce e calorosa famiglia. Si salutaro con la promessa di essersi potuti ritrovare molto prima di quanto Eliza avesse mai osato immaginare.

********

Erano le otto ormai ed Eliza si era rintanata nella sua stanza. Era davanti alla toletta, si stava pettinando i lunghi capelli color grano quando un picchiettio alla finestra la distrasse da tale opera. Titubante la raggiunse e aprendola nell'oscurità di quella fredda sera di dicembre si accorse di un soldato. Inizialmente fece fatica a riconoscerlo, ma appena i suoi occhi caddero sul quelli del soldato, così tanto rari e sublimi, pensó che non potè essere altro che lui: Stephan. Ma cosa lo portava lì a quell'ora di notte si chiedeva. A risposta dei suoi pensieri egli disse: "Eliza su vestiti! Ho una sorpresa per te" "Ma Stephan è tardi..." "Ti prego Eliza vedrai, non te ne pentirai. Su, forza vieni". Eliza non se lo fece ripetere due volte. Chiuse a chiave la porta e si dileguo fuori dalla sua proprietà con il suo soldato. Aveva indossato un vestito senza stella quella sera, era ormai già passata l'ora del coprifuoco e non voleva per nulla mettersi nei guai. Stephan le aveva prontamente serrato gli occhi con le sue calde mani, voleva fosse una sorpresa. Glieli fece riaprire solamente più tardi. Ella vide l'enorme palco che ricopriva la maggior parte dello spazio antistante della sala. Era il suo amato teatro. A Stephan aveva raccontato le sue più grandi passioni e sogni, ma mai si sarebbe immaginata di ritornare in quel posto così presto. Era come se ritornarci le avesse permesso di ricordare come si sentisse un piccolo uccellino in volo quando metteva piede in quel logo di finzione e burle.

To be continued

Hey allora che ne pensate di questo nuovo capitolo? Votate e mi raccomando ditemi ciò che pensate sono molto curiosa di sapere la vostra opinione. Alla prossima.

-Fede_writer

Non potevo dimenticare ciò che cambiò la mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora