Era così stordita da quelle parole, che proprio non riusciva a non pensare a quanto la fortuna avesse girato dalla sua parte per una volta. Era così contenta di poter assaporare un po di libertà e felicità, anche se sapeva, che sarebbe stato un solo ed unico attimo.
In quel momento, però, decise di lasciare che tutti i problemi ormai costante della sua vita defluissero in un piccolo angolino della mente, accantonati come si fa con un brutto ricordo. Voleva che nulla avesse potuto portarle via l'unica sorgente di luce che le illuminava ancora il cammino. Volevo che Stephan stesse li, con lei. Voleva sentire ancora le sue braccia forti e vigorose, le sue labbra così morbide e mascoline, voleva vedere ancora quel blu notte scrutare il mondo alla ricerca di una risposta. Voleva sentire i suoi pensieri, tutti ciò che sotto quella bella chioma lucente il suo cervello elaborava. Voleva che quelle mani che ora la accarezzavano con dolcezza e sicurezza non la abbandonassero più. Quel sorriso che ora l'uomo difronte a lei mostrava in tutto il suo splendore non voleva che abbandonasse mai i suoi ricordi. Li com'era sgombo e bambinesco, così indelibile che nemmeno il più truce dei pensieri e ricordi avrebbe potuto cancellare.
"Eliza...che ne dici di andare a fare colazione? Penso che mi siano rimaste delle ottime uov..". "Un momento...Steph..an...che ora sono?!?!". "Quasi le nove, perché?" Chiese Stephan stupefatto. "È tardissimo, la governante si sveglierà e se non mi trova in casa mio padre andrà su tutte le furie". I due dopo essersi messi cappotti e guanti, corsero all'impazzata, quasi come inseguiti da una della più feroci furie. Ridevano ed erano cosi felici mano nella mano mentre attraversavano la neve soffice e fresca dalla nottata appena passata.
Raggiunsero il cancello e come di consueto, lesti e furbi riuscirono ad attraversare il selciato senza farsi nemmeno notare. Arrivarono proprio sotto la finestra e dopo che inaspettatamente Stephan impresse le sue labbra su quelle di Eliza, l'avvisò che qualcuno avrebbe raggiunto presto la sua porta.
Veloce si scrollò la neve di dosso e toltasi cappotto e sciarpa, veloce, si mise sotto le coperte e appena chiusi gli occhi, poté sentire la porta aprirsi. Pian piano la governante entrò, aprì le finestre e per far entrare così la luce del sole che ormai troneggiava sopra Berlino.
"Avanti Signorina, dovete alzarvi, è una giornata così bella che è impossibile non goderne pienamente il sole...". Pian piano Eliza aprì gli occhi, simulando così il sonno bloccato dall'arrivo della stessa governante. "È così strano signorina, è da un Po di tempo che vedo orme fresche sulla neve...ne sapete qualcosa?" Era da un Po di tempo che la governante nutriva seri dubbi sulla presenza della ragazza nelle sue camere, ma le voleva così tanto bene e si fidava così ciecamente di lei, che non le pareva possibile. Eliza cosi, a cui mancava il fiato per essere quasi stata scoperta, si alzò da letto e andò a controllare proprio per assicurare al donna di non averle mai notate disse: "Ora che me lo fate notare, si ci sono effettivamente delle orme, saranno di qualche furfantello che di notte si intrufola per cercare di rubacchiare qualcosa" "oh santi numi, devo subito avvisare vostro padre, sarà furioso..." Eliza che prontamente non volle nemmeno far conoscere o far sospettare suo padre di quella notte, rispose:"oh non occorre, lei sa quanto mio padre sia preoccupato in questo periodo, anche una parola potrebbe farlo allarmare. Penso sia meglio tacere per il momento, e soltanto se vedremo strani individui aggirarsi attorno alla casa, agiremo. D'accordo?". La governante ormai d'accordo con la prediletta disse :"D'accordo signorina, ma fate molta attenzione, non vorrei vi capitasse nulla di male" "Non dovete nemmeno preoccuparvi. Vi voglio troppo bene per lasciare questo mondo così infretta". La donna soppesando le parole, l'abbraccio forte. Mai in quel momento avrebbe pensato che soltanto poco tempo dopo avrebbe dovuto salutare a malincuore quella piccolina, anche se ormai donna, che aveva visto crescere fin dai suoi primi anni di vita. Era così legata a lei e a sua madre. Era cosi in pena per quella povera creatura che sofferente di immani dolori, non riusciva a trovare pace, in quelle candide coperte. "Sarà meglio che vada Signorina, ho così tante faccende da sbrigare che mi ci vorrebbero anni anche solo per contarle" e così dicendo si diresse verso la porta, senza che Eliza se ne potesse realmente accorgere. Era rimasta cosi turbata da quell'abbraccio, sembrava quasi che tutto ciò che la circondasse l'avesse condotta di nuovo nel baratro della tristezza. Da quell'abbraccio tanto simile a quello della madre, si diresse quasi volando per la velocità con cui raggiunse la stanza, da sua madre.Tutto sembrava giacere in un turbato silenzio, era come se il tempo si fosse fermato in quella stanza. Sua madre, quasi come una dea, era riversa tra le coperte e quasi come se la malattia non l'avesse mai contagiata, era li dormiente. Era in uno di quei sogni tranquilli, quelli appaganti e ristoratori.
Tutta la preoccupazione di Eliza, scemò. Si stese, abbracciando la madre. Era come ritornare bambina, ed avere così ancora il privilegio di stendersi di nuovo, vicino a quel corpo caldo ed accogliente. E fu così che si addormentó.************
"Eliza..eliza tesoro. Svegliati..."
Aprì gli occhi solo quando comprese che la voce angelica a sua fianco non era per niente frutto della sua immaginazione.
"Si...Ma...mamma?". " Si tesoro sono io...perché sei qui? E non sei a leggere cara? non vorrai mica stare qui con una vecchia come me..." "Mamma ma cosa dici, sei così giovane e così bella. Quanto mi piacerebbe poter andare fuori un po con te. È da Tanto che non lo faccia..." si fermò. Non volle continuare dopo che il viso della madre assunse un espressione così cupa e triste.
Si maledi a tal punto di mettersi quasi a piangere. Fu allora che sua madre disse:" Ti prometto tesoro che lo faremo ancora, presto". Eliza decise allora di lasciare la stanza e permetterle cosi di riposarsi ancora, sapeva che la madre non era ancora guarita. Aveva bisogno di tempo e soprattutto amore e riposo. Fu allora che decise di fare qualcosa che le permise di togliersi dalla mente la tristezza che i suoi occhi portatori annidavano dentro di loro. Andó nella proprio stanza e prese a disegnare, con velocità e passione, tanto che anche dopo aver cenato, presa dall'euforia riprese. Era l'unico mondo, assieme al teatro, che le permetteva di sognare. Poteva così immaginare e vedere e concretamente materializzarsi su carta ciò che pensava. Era quasi a metà dell'opera, quel prato fiorito era quasi completo, aveva preso le tempere e con immense pennellate era riuscita a disegnarne anche i minimi particolari.
Era china sul proprio foglio quando :"cosa non sai fare dolce angelo dai capelli di fieno.." le sussuró all'orecchio. Per poco non urlava, non si era accorta minimamente della sua presenza e tutta rossa in viso si voltò chiedendosi da quanto il giovane potesse essere lì a guardarla.
"Da..da quanto sei qui?". "Tanto quanto basta per poter osservare come il tuo viso possa apparire tanto bello, quanto elegante anche quando dipingi..o aspett.." E così facendo tolse quel poco di colore che le iperlava il viso. Si avvicinó così tanto che sentendo il profumo di rose inebriante di lei, non resistette e la bació.
Erano caduti nuovamente in quel limbo di emozioni da cui difficilmente, se ne poteva uscire indenni.Tadaaaaaaaaaa....
Piaciuto??? Scusate immensamente il mio ritardo, ma come sapete il dovere mi chiama.
Colgo l'occasione per parlare di una della date più importanti che sicuramente si ricorda con grande rammarico quando si parla di umanità. Umanità la chiamiamo noi, quella stessa umanità che per bene 6 lunghissimi anni ha portato alla morte più di un milione di vite umane. Vite passate, vite giovani e vite in fasce a cui è stato deciso di mettere la parole fine per la volontà di un semplice e emerito pazzo che, con barbarie, a gettato per anni fango a persone prive di colpe. Il 27 gennaio, Giornata della Memoria, non va ricordato soltanto per l'apertura dei cancelli di Auschwitz, ma anche quanti, ebrei, shinti, omosessuali, oppositori politici, donne, uomini e bambini, sono stati costretti alla fame e alle più immonde violenze perché considerati l'abominio del mondo. Barbarie come questa non si dovranno più verificare, ecco perché 27 gennaio. Ecco perché questa data e come tutti gli altri giorni della nostra vita, ci dovremo ricordare che in quella guerra di sangue e orrori, gli unici vincitori sono stati coloro, che dopo giorni d'inferno, sono riusciti ad assaporare ancora la libertà e che fino alla fine, molte volte anche a costo della vita, hanno lottato per vivere.
Spero pertanto che per tutti coloro che hanno lottato e sofferto, in questa guerra e in altre, che la vita possa riservare loro pace e felicità.A presto
-Federica
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Non potevo dimenticare ciò che cambiò la mia vita
Historical FictionBerlino 1939. Epoca che segnó l'inizio di un vero incubo. Un'incubo che, Eliza Müller, non potè mai dimenticare. Eliza, dovrà combattere per la propria sopravvivenza e per quella dei suoi cari in una guerra che per lei, per la sua famiglia e per il...