THE E CIOCCOLATO SVIZZERO

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Minerva McGranitt varcò il cancello della scuola di Magia e stregoneria di Hogwarts. Ogni volta che raggiungeva i confini del castello non poteva fare a meno di provare una dolce stretta al cuore e finalmente sentirsi a casa. Ad accoglierla c'era una giornata splendida, con il sole che faceva brillare le grandi distese verdi attorno scuola. Il cielo di un azzurro... 'Quell'azzurro... dove ho già visto quell'azzurro?' si domandò la McGranitt accelerando il passo verso il portone d'ingresso.

Ad un tratto udì una voce che la chiamava dal prato. Dietro di lei Pomona Sprite, la professoressa di erbologia, agitava animatamente la mano in segno di saluto.
"Minerva!" Esclamò quest'ultima avvicinandosi e riprendendo fiato "sei tornata!" "Salve Pomona." salutò a sua volta l'altra." Come sono andate le vacanze? Era molto tempo che non le passavi lontano da Hogwarts". La professoressa McGranitt sorrise. "Quest'anno avevo bisogno di staccare. Gli studenti mi consumano sempre più energie... O forse sto diventando vecchia." Aggiunse, fintamente dispiaciuta.
Non si poteva certo dire che la McGranitt fosse giovane, tuttavia non aveva il carattere nè l'aspetto di una vecchia. Infatti la Sprite sorrise "Suvvia Minerva, sai benissimo che non è così... Anzi, devo dire che le vacanze ti hanno addirittura ringiovanita, hai un aspetto magnifico." Si complimentò la strega con una punta di invidia, osservando la sagoma alta e sottile della McGranitt.
A differenza sua la Sprite era bassa e tarchiata, con una massa di capelli disordinati e i vestiti perennemente sgualciti e sporchi di terra. Quasi l'opposto della professoressa McGranitt, perennemente ordinata e algida, nemmeno i capelli disobbedivano mai scivolando via dallo stretto chignon. In ogni caso, nonostante esteriormente sembrassero agli antipodi, le due streghe erano molto amiche.

Chiacchierando, camminarono insieme all'interno del castello, poi si salutarono e la McGranitt si diresse verso le sue stanze, trasportando con la magia tutti i suoi bagagli.
Appoggiò tutto nel piccolo salotto: 'metterò a posto più tardi', si disse. Per prima cosa voleva assicurarsi che la sua classe fosse in ordine e pronta per accogliere gli studenti.
Si diresse quindi verso l'aula in cui si tenevano le sue lezioni, raddrizzò i banchi, riempì l'armadio di libri e oggetti utili per gli esercizi di Trasfigurazione.
Stava osservando compiaciuta il risultato, quando una voce profonda e inaspettata alle sue spalle la fece sobbalzare. "Sapevo che l'avrei trovata qui, professoressa".
Si voltò di scatto per lo spavento, andando quasi a sbattere contro il Preside della scuola. "Albus!" Mormorò con un filo di voce mentre si teneva una mano sul petto ansimante "Sei per caso impazzito?"
Queste parole le ricordarono il pomeriggio al Lago Nero, prima della sua partenza, quando il Preside l'aveva fatta trasalire con quello stupido gioco dell'acqua. A quanto pare Silente aveva preso gusto ad attentare alla sua vita. Lui la guardava con un sorrisetto divertito.
"Invecchiare non ti fa bene Silente!" partì all'attacco lei "più tempo passa e più i tuoi scherzi diventano... Infantili." La McGranitt lo fissava con la tipica espressione severa di quanto si arrabbiava. Silente rise di gusto e la professoressa sembrò irritarsi ancora di più.

Fu allora che Silente le prese una mano e galantemente se la portò alla bocca, in un perfetto baciamano. "Deve perdonarmi Minerva, volevo solo darle il bentornato. La colpa casomai è tutta di Pomona, è stata lei ad avvertirmi..." disse stringendo ancora la mano di lei, con gli occhi illuminati da uno sguardo furbo. A questo punto il viso della McGranitt assunse un'espressione infiammata. Era combattuta tra l'ira verso Silente e l'imbarazzo per il suo gesto.
Silente si godette in silenzio l'espressione confusa della McGranitt. Poi la prese sottobraccio e la accompagnò verso l'uscita dell'aula. "Penso che qui abbia finito... Lei è così dedita al suo lavoro, Minerva! Scommetto che non ha ancora disfatto i bagagli ed è corsa subito qui a preparare tutto per i suoi adorati studenti..." L'espressione con cui lei lo squadrò, confermò a un divertitissimo Silente che aveva colto nel segno.

Silente la accompagnò a braccetto fino alle sue stanze. "Sana e salva, Minerva... Mi perdoni se mi sono permesso di scortarla fin qui, ma i castelli sono pericolosi, dicono che questo sia popolato da fantasmi." Disse Silente con aria fintamente preoccupata, ma in un tono che tradiva il suo divertimento.
Alla professoressa sfuggì una smorfia allegra. "Lei è incorreggibile Albus" affermò, e per un momento le sue labbra sottili si aprirono in un sorriso. La McGranitt posò una mano affusolata sulla maniglia della porta, spinse ed entrò nella sua stanza. I suoi occhi verdi, incorniciati dagli occhiali squadrati, indugiarono scrutarono il Preside, come se stesse aspettando che entrasse anche lui. "Prego, se non ha impegni importanti posso offrirle un tè..."

Questa volta fu Silente a guardarla sinceramente stupito. "A cosa devo l'onore Minerva?" "Oh, su, non faccia complimenti... Mi sembra il minimo dopo che mi ha accompagnata sana e salva nella mia stanza e difesa da chissà quali orrori..." disse sbrigativamente, ponendo però l'accento sulle parole "sana e salva" che aveva pronunciato lui stesso poco prima.
Silente non poté fare a meno di notare che anche mentre scherzava la professoressa McGranitt non perdeva la sua algida austerità.

Il Preside si accomodò su un divano in pelle scura, in fondo allo studio. Subito la McGranitt lo raggiunse, facendo svolazzare un vassoio con due tazze e una zuccheriera. "Si serva pure" disse la professoressa allungandogli una tazza piena di te. Vedendo Silente che annusava il liquido chiaro nella sua tazza, aggiunse con un sorriso: "Alla vaniglia". Sul volto del Preside si dipinse un'espressione entusiastica. La professoressa McGranitt si sedette a sua volta, compiaciuta: sapeva quanto lui fosse goloso. Questo le fece tornare in mente un'altra cosa.
Appoggiò il suo tè e si diresse verso le valigie, ancora accatastate in un angolo. Rovistò per qualche momento prima di volgersi di nuovo verso Silente, con un sacchetto tra le mani e l'aria soddisfatta. "Un piccolo pensiero dalla Svizzera..." annunciò.
Silente la osservò per qualche secondo, con gli occhi che brillavano sotto gli occhiali a mezzaluna. Poi, allungò il braccio per prendere il regalo che lei gli stava tendendo, e nel farlo sfiorò le sue dita lunghe e sottili. La McGranitt sembrò non farci caso e tornò a sedersi sulla poltrona di fianco a lui.
Silente si rigirò il sacchetto tra le mani e lo aprì quel tanto che bastava per sbirciarci dentro. Poi con un sorriso estrasse quelle che sembravano scatole contenenti bacchette magiche. "È un tipico prodotto del posto..." spiegò la professoressa "sono... bacchette di cioccolata. E piuttosto buone, aggiungerei..." Silente le rivolse uno sguardo estasiato. Sembrava un bambino sotto l'albero di Natale.
"Grazie..." disse semplicemente. "Sembrano gustose. Posso offrire?" domandò aprendo una delle scatolette. La professoressa McGranitt non rifiutò e cominciò a raccontare le sue vacanze, sentendosi stranamente spontanea e loquace forse per colpa di tutto quel dolce. Silente lì accanto, la ascoltava interessato, con la bocca piena di ottimo cioccolato.

Passarono un piacevole pomeriggio, finché alla McGranitt scappò uno sguardo fuori dalla finestra. Il sole stava tramontando, scurendo sempre più quel chiarissimo azzurro del cielo. 'Quell'azzurro...' si ritrovò a pensare di nuovo, come era avvenuto all'inizio della giornata.
D'improvviso la McGranitt capì dove aveva già visto quel colore. Lo aveva proprio davanti a sé, identico, racchiuso negli occhi celesti di Silente. Stranamente si perse in questa fulminea illuminazione, contemplando tutte le possibili implicazioni del caso ma senza rendersi conto nemmeno lei, esattamente, a cosa stesse pensando.
Poi, il fatto che quell'azzurro si stesse scurendo, le fece comprendere un'altra informazione, che prima era rimasta secondaria: si stava facendo sera.
"Albus! È quasi ora di cena!" proruppe lei di colpo, facendolo trasalire e interrompendo il suo discorso.
Silente diede a sua volta uno sguardo alla finestra. "Hai ragione, Minerva... È impressionate come vola il tempo quando si è in ottima compagnia." Lei gli sorrise senza pensarci, alzandosi dalla poltrona.
"Voglio finire di sistemare i miei bagagli, prima di cena... Vai pure Albus, gli altri staranno aspettando nella Sala Grande. Vi raggiungerò tra poco." Anche Silente si alzò. "A dopo Minerva" la salutò uscendo dalla stanza.

La professoressa McGranitt non ci mise molto a sistemare le sue cose. Stava per uscire a sua volta, quando notò uno stretto vaso di cristallo sul tavolino, dal quale spuntava una rosa rossa, morbida come velluto. Le scappò un sorriso annusando la dolce fragranza del fiore e pensando all'eccentricità di Silente.
Tra le mille stranezze del Preside questa non era neanche una delle peggiori, tuttavia ebbe il potere di gonfiare il petto alla McGranitt. Era da molto tempo che non riceveva un'attenzione così piacevole e... femminile. Si era abituata con Elphinstone, che per conquistarla si era davvero inventato di tutto, forse anche peggio delle stramberie Silente.
'Forse anche peggio di Silente...' si ritrovò a pensare come se fosse sul punto di capire qualcosa di estremamente fuggevole. D'improvviso ebbe uno strano presentimento, uscì dalla stanza e a passo svelto si diresse verso la Sala Grande, per cenare con gli altri professori, ma soprattutto aveva un dubbio impellente da porgere al Preside.

LA FENICE E IL GATTO SORIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora