CROLLO EMOTIVO

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"La McGranitt continuava a fissarlo, e per un istante Harry pensò che era sul punto di esplodere; ma quando parlò la sua voce aveva una strana tonalità gutturale.
"Ma certo" disse, e con grande stupore di Harry nei suoi piccoli occhi lucenti spuntò una lacrima. "Certo, mi rendo conto che chi ha sofferto di più sono gli amici dei ragazzi che sono stati... Capisco benissimo. Sì, Potter, certo che potete andare a trovare la signorina Granger. Lo dirò io al professor Rüf. Dite a Madama Chips che il permesso ve l'ho dato io".
Harry e Ron si allontanarono, non osando ancora credere di aver scampato una punizione. Quando ebbero girato l'angolo udirono distintamente la McGranitt soffiarsi il naso."

[Harry Potter e la Camera dei Segreti]

Era trascorso un mese dalla sospensione di Silente. Ormai il castello era scaldato dal tepore del sole estivo, ma sembrava che questo non bastasse per sciogliere l'atmosfera gelata che si respirava.
L'allontanamento di Silente aveva fatto precipitare la situazione. Era sempre più raro vedere un sorriso o udire una risata. Gli studenti venivano scortati tra una lezione e l'altra con facce cupe. Perfino i fantasmi sembravano più sbiaditi del solito.
Pix il Poltergeist aveva ridotto al minimo i suoi stupidi scherzi e ormai vagava da solo senza canticchiare: perlopiù si limitava a dondolare i quadri per disturbare i ritratti del castello.
Anche a causa di questo clima tetro, la professoressa McGranitt era sempre più provata. Ogni sera, tornando nell'ufficio del Preside, si sentiva sull'orlo di una crisi di nervi. In quelle stanze private si accasciava sulla poltrona, riflettendo per ore. Allora si palesava prepotentemente tutta la sua debolezza: come un fiume a lungo trattenuto e che alla fine rompe gli argini.
Proseguire le lezioni e contemporaneamente svolgere i suoi compiti di Preside era stancante. Ma ciò che davvero la sfiniva era il doversi mostrare forte agli occhi di tutti e fingere di avere la situazione sotto controllo. Non era affatto così: non si sentiva per niente sicura delle sue decisioni, le sembrava di non fare abbastanza, non era ancora riuscita a scoprire nulla sulla Camera dei Segreti.
Ormai la McGranitt girava con un fazzoletto sempre in tasca, perché la sua soglia di autocontrollo si era notevolmente abbassata ed era diventata estremamente sensibile. Bastava un'emozione più intensa delle altre per minacciare di farla scoppiare in lacrime. Quando Potter le aveva chiesto di poter andare in infermeria non era quasi più riuscita a trattenersi.
Il Consiglio non aveva ancora riammesso Silente, anche se ormai era solo questione di tempo. Tuttavia questo non bastava a rincuorarla: si sentiva terribilmente sola e fragile, e finché non avesse avuto Albus davanti non poteva dirsi tranquilla.
Se quel momento non fosse arrivato presto, la McGranitt rischiava di perdere il controllo.

La situazione degenerò tre giorni prima degli esami.
Sul muro di un corridoio comparve una nuova scritta.

IL SUO SCHELETRO GIACERÀ NELLA CAMERA, PER SEMPRE

La McGranitt amplificò la sua voce con la bacchetta, in modo che si sentisse in tutto il castello; ordinò agli studenti di tornare nei loro dormitori e agli insegnanti di radunarsi subito in sala professori.
La professoressa McGranitt arrivò per ultima, pallidissima, e spiegò l'accaduto ai colleghi.
"Ginny Weasley è stata rapita e portata direttamente nella Camera" disse con un filo di voce.
Qualcuno scoppiò in lacrime.
La McGranitt proseguì: "Dobbiamo mandare a casa tutti gli studenti. La scuola verrà chiusa".
Qualche minuto dopo entrò Gilderoy Allock, professore di Difesa Contro le Arti Oscure. La McGranitt decise di togliersi di torno definitivamente quell'incapace.
"È arrivato il suo momento, Gilderoy! Ha detto di sapere dove si trova la Camera, questa notte sarà la serata ideale per affrontare il mostro. Le dò carta bianca"
Come previsto, ad Allock si gelò il sorriso e per la prima volta i suoi celeberrimi denti bianchi vennero coperti. Balbettò qualcosa in risposta, annunciando che sarebbe andato nel suo ufficio a prepararsi.
Gli altri insegnanti guardarono la McGranitt con ammirazione e riconoscenza, e sui loro volti si poteva leggere il sollievo: probabilmente quel codardo avrebbe fatto le valigie e sarebbe sparito immediatamente.
Ad uno ad uno, anche gli altri professori lasciarono l'aula per occuparsi degli studenti.
La McGranitt non riuscì a resistere un secondo di più: appena fu sul corridoio scoppiò in lacrime, accasciandosi contro il muro. Dovette fare appello a tutta la sua determinazione per riuscire a riprendere il controllo di se stessa e cercare di pensare lucidamente.
Singhiozzando e soffiandosi il naso, decise di dirigersi nel suo vecchio ufficio. Se avesse messo piede nelle studio di Silente avrebbe avuto un definitivo crollo emotivo.

LA FENICE E IL GATTO SORIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora