Dalla collina vicina all'accampamento si gettarono in una carica sfrenata i goblin, Alma'an diede l'ordine ai balestrieri di tirare poi prese circa duecento picchieri e li dispose a falange, questi abbassarono le picche in attesa che il nemico impregnasse le armi con il proprio sangue, un gruppo di spadaccini si mise su ambo i lati della falange per intercettare eventuali attacchi laterali, ci fu un momento di silenzio, tutto pareva più lento e Alma'an vedeva i goblin scendere lentamente anche se fu solo una impressione, infatti i nemici in poco tempo si erano già lanciati contro le picche rompendone alcune ma furono molti di più quelli che vennero infilzati, i picchieri con l'arma rotta indietreggiarono facendo passare avanti quelli che l'avevano intera, così quelli arretrati si divisero in due file per aiutare gli spadaccini.
I goblin che ancora scendevano dalla collina vennero per la maggior parte colpiti dai dardi stramazzando a terra rompendo la formazione, quindi si unirono in due gruppi separati uno che attaccava sul lato destro e uno su quello sinistro, i picchieri nel frattempo ricevettero l'ordine del "Colpisci e Procedi" quindi avanzarono come un sol nano costringendo l'avversario ad indietreggiare per non essere trucidato, gli spadaccini menavano colpi da ogni lato colpendo i fianchi scoperti oppure decapitando i goblin. Le creature del male risposero usando le prime file come carne da macello per poi sferrare la stoccata mortale solo quando il compagno che stava davanti cadeva a terra e il nano perdeva la guardia togliendo la lama dal corpo dall'avversario, i nani si fecero morale cercando di premere il più possibile sui nemici nel tentativo di spingerli sulla collina e rimandarli quindi indietro, ma i goblin continuavano ad arrivare come un fiume in piena che cerca di rompere gli argini.
Alma'an vibrava colpi parando e fendendo, rompendo ossa e decapitando, amputando e infilzando e i suoi compagni fecero altrettanto, fu così che il vecchio si trovò a sfidarne uno parecchio forte; non c'era molta libertà di movimento perciò si mise su un lato con lo scudo in avanti a la spada sopra di questo, il goblin cercò di colpire all'articolazione del ginocchio e Alma'an abbassò lo scudo deviando il colpo e provò a sferrare un attacco dall'alto cercando di infilzarlo nella spalla, allora il goblin si girò su un lato e mise avanti il braccio sinistro come se avesse avuto in mano uno scudo affondando dall'alto con la spada ma Alma'an si spostò alzando lo scudo e parando il colpo per poi affondare la spada nell'armatura avversaria ma questi indietreggiò in modo da subire solo una ferita lieve e con un salto tentò di colpire alla testa lo 'AN che dovette piegarsi su un ginocchio e levare sopra di sè lo scudo per parare il colpo, da li in poi ne incassò molti altri sull'arma ottagonale che aveva come mezzo di difesa e che per salvarlo lo abbasò piegato sempre più, fu così che in un ultimo sforzo levò ancora lo scudo deviando la spada del nemico e alzando la propria cercò di colpirlo alla gola ma il goblin indietreggiò solamente col busto e vibrò un colpo dal basso che colpì il fianco del vecchio, fortunatamente l'armatura era resistente e ammortizzò di molto il fendente avversario allora Alma'an riusci a rialzarsi e approfittò dello scarso equilibrio che aveva il nemico in quel momento, la creatura del male non si era ancora ricomposta dopo aver schivato il colpo precedente e subì una forte testata che la costrinse a terra non fece in tempo a rialzarsi che un colpo infertogli dall'elsa della spada del nano gli colpì la trachea e dunqjer cadde nuovamente sul terreno senza alzarsi più.
Gli spadaccini si destreggiavano tra le fila nemiche con alta maestria ma i goblin non demordevano e continuarono a pressare i lati dato che trovarono impossibile sfondare le linee dei picchieri che mietevano vittime con la stessa velocità di un lupo che bracca la sua preda, non si stancavano perché l'unica fatica che gli toccava era quella di sorreggere le lunghe aste.
-prendi questo cane rognoso-
gridò un nano conficcando la sua spada nella bocca dello sfidante per essere colpito poco dopo da una freccia alla spalla, si inginocchiò a terra premendosi la ferita con una mano dopo aver staccato la freccia e con l'altra combattendo affiatatamente imprecando qualcosa nella sua lingua, un'altra freccia balenò tra le nubi e lo colpì di traverso gettandolo a terra, un goblin gli si avvicinò e sollevò con entrambe le braccia lo spadone pronto ad ucciderlo ma con un rapido movimento della mano il nano lo colpì poco sopra il bacino e lo gettò di lato
-Marvalas! Marvalas! dove sei?-
gridò giacendo a terra, vicino a lui si schierò un nano con la barba bionda che imbracciava due spade
-eccomi fratello!-
gridò questi e con la spada sinistra parò un fendente e con la destra l'affondò nel petto dell'avversario facendolo cadere all'indietro
-uccidimi Marvalas-
disse il nano a terra continuando a premere sulla ferita
-ma cosa dici Meroalas?! non essere sciocco, ti salverai!-
disse il fratello troncando di netto la testa di un goblin
-no, non c'è più speranza per me, fa in modo ch'io muoia con un po' d'onore e non per colpa di questa feccia-
poi sputò del sangue e tossì rigettandone ancora, Marvalas quindi deviò la spada nemica e amputò il braccio avversario poi con l'altra spade la fece saltare nellla propria mano girandola in modo che la lama fosse rivolta a terra e gli diede una morte onorevole colpendolo dritto al cuore con le lacrime che gli solcavano il viso
-grazie fratello mio-
disse Meroalas sorridente e la caldaia della sua anima si spense per sempre, il fratello era inginocchiato di fianco a lui versando fiumi di lacrime, poi anche lui si distese in un tonfo vicino al fratello, infatti un goblin gli aveva sfondato la testa con una clava ferrata ma un dardo saettò e lo colpì all'occhio facendolo cadere all'indietro, i fratelli furono così vendicati.
Una freccia colpì lo scudo di un nano che diede con questo un colpo al busto di un goblin rompendogli le costole allora con un colpo secco sempre con lo scudo ruppe il cranio a un'altro che voleva colpirlo sulla destra.
Rimasero pochi goblin e un corno suonò dichiarando la ritirata, si recarono sulla collina abbastanza velocemente e le sentinelle ne contarono poco più di un centinaio, ovunque ci si spostasse si inciampava in un cadavere oppure si rompevano delle ossa di quelli che giacevano a terra.
Alma'an convocò a sé qualche nano imponendogli di fare la conta dei morti e dei feriti poi dispose una piccola squadriglia e li mandò per il campo di battaglia a finire possibili superstiti goblin, una volta ricevute le informazioni si mosse verso l'accampamento venendo acclamato e lodato da chi non aveva preso parte alla battaglia, quindi si fermò davanti alla tenda dei comandanti e si fece annunciare, così i due uscirono e lui si inchinò
-Alzati soldato-
disse il nano col mantello smeraldo e Alma'an fece come ordinato tenendo però sempre il capo chinato
-mio signore Durinnen e mio signore Alvisses, poco più di un'ora fa è scoppiata una battaglia non lontano dal campo contro feccia goblin e...-
-quante perdite?-
lo interruppe il nano con la barba rossa alzando una mano e guardando nella direzione del campo di battaglia
-mio signore Durinnen,ho portato la seconda compagnia degli N a contrastare l'attacco ma comunque ci sono stati delle truppe degli S che hanno voluto seguirmi, insieme abbiamo perso trecento diciotto unità sbaragliando ottocento ventiquattro goblin-
Durinnen annuiva e ordinò di bruciare sulle pire i caduti e trasportare con i calessi qualche miglio più lontano i cadaveri dei goblin e lì lasciarli a marcire? così fu fatto.
Quella sera ci furono canti e giochi per celebrare la vittoria e i caduti vennero bruciati secondo i riti del popolo, le ceneri sparse al vento che spirava verso nord per far raggiugere le loro anime a Lig-Âman la dimora di Mïr e della moglie Maeglin.
***
Il Cinğiol di Daart si muoveva rapidamente tra il fitto del bosco districandosi per i cespugli di rovi, i cerbiatti si spaventavano al suo passaggio e si nascondevano, gli uccelli si levarono in volo e Daart si piegò sulla groppa dell'animale per prendere velocità, era passata un'ora circa dopo mezzogiorno e iniziava ad accusare stanchezza e un forte mal di testa dovuto alla calura ma non volle fermarsi in quanto perso già troppo tempo precedentemente, dopo qualche decina di minuti sentì delle voci provenire dagli alberi e decise dunque di recarvisi e controllare, scese poco prima dalla cavalcatura e brandì la mazza, quindi senza il minimo rumore si avvicinò alla fonte delle voci
-salute compari-
disse Daart uscendo da dietro un albero mostrando bene l'arma per far capire che fosse inoffensivo, erano seduti per terra due dozzine di nani con altrettanti cinghiali legati a uno steccato costruito lì vicino tramite mezzi di fortuna
-sei colui che ci è stato ordinato di scortare? -
chiese uno di loro pulendo da del sangue la lama della propria spada
-lo sono-
rispose Daart, quindi una volta recuperato il Cinğiol sedette tra loro e narrò la sua storia
- quei cani degli gnomi, li abbiamo sterminati poco fa erano circa trecento e ci hanno assalito, non è stata una lotta tanto dura ma ci hanno inflitto comunque ventisei perdite, questa è la testa del loro capo-
disse un nano con un elmo crestato gettando un sacchetto impregnato di sangue ai piedi del principe il quale fece una smorfia disgustato dalla visuale, colui che aveva lanciato la testa si annunciò come il capitano di quella squadriglia
-se vuoi che ti scortiamo stai alle mie regole oppure te la trovi da solo la strada per il valico, intesi?-
continuò il nano rinfoderando la spada e alzandosi da terra, gli altri rimasero seduti senza mai perdere d'occhio Daart
- intesi-
rispose il principe
-punto uno: ciò che dico tu farai fino all'arrivo, punto due: a me non interessa della tua famiglia come a te non interessa della mia quindi bando a sottigliezze regali e se devo rimproverarti lo farò, punto tre: d'ora in avanti non ci fermeremo più nemmeno per dormire, i tuoi bisogni falli ora e poi in marcia, non provare a rallentare il gruppo o ti lasciamo indietro-
dichiarò il nano guardando il suo interlocutore dritto negli occhi
- devo sapere altro?-
domandò il principe
-dà tempo al tempo principe, bene ci stiamo dilungando troppo, in piedi sfaticati! voglio essere là per il pranzo di domani-
urlò il capitano e dunque partirono.
Dopo due ore di quella marcia forzata dei soldati cominciarono ad accusare stanchezza, molti speravano che il principe ci impiegasse molto più tempo a trovarli in quanto la battaglia fu stancante, qualcuno sparlava del capitano giudicandolo come un nano senza cuore e privo di rimorso
-una maledizione aleggia su quella sua maledetta testa, è privo di scrupoli e non ha rispetto per i suoi compagni d'armi... mio padre è caduto contro uno gnomo che lo ha attaccato con viltà alle spalle e il capitano nemmeno ha voluto dargli una degna sepoltura-
udito ciò Daart se ne rammaricò perché per legge chi cade in battaglia ha il diritto di avere le giuste onoranze funebri e i compagni hanno il dovere di dargliele, una possibile trasgressione era punibile severamente
-Spero che alla battaglia che terremo al Sole Morente qualcuno gli spacchi quel suo amato elmo, possibilmente con la sua testa dentro- continuò il nano che parlava del defunto parente***
Dalla collina della battaglia si aprì un varco e il drappello di Dalgat uscì su due file seguito da Tuckt e i suoi
-proprio comoda questa galleria-
esclamò Tuckt guardandosi intorno,
era già tarda serata quando arrivarono e il comandate scortò lui e Shagânt alla tenda di Durinnen e Alvisses senza proferire parola
-siamo arrivati, mio signore a me non è concesso entrare sicché non sono di regale casata ma ecco credo che dentro vi sono due che v'aspettano con ansia-
allora Tuckt congedò il comandante assieme a Shagânt che inizialmente cercò di imporsi richiedendo di entrare ma egli glielo negò e varcò da solo la soglia della tenda.
L'interno della tenda era grande, un tavolo centrale imbandito di viveri era illumintato da due torce incastrate su supporti di legno rivestiti di ferro, tre sedie erano disposte attorno a questo e sul lato di destra v'erano tre stendardi: uno verde smeraldo, uno giallo ocra e uno blu marino.
Tuckt si guardava attorno e iniziò ad credere di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, così fece per andarsene ma notò una scalinata seminascosta che conduceva sottoterra, decise dunque di seguirla e dopo pochi passi si ritrovò nel buio più totale, procedeva a rilento cercando invano di orientarsi, con le mani non perdeva mai il contatto con la parete di roccia, si sentiva il gocciolio dell'acqua che cadeva dalle stalattiti, quella oscura grotta man mano che procedeva si allargava, sconfortato si sedette temendo di aver perso la via.
Passarono parecchi minuti forse ore ma il re non fece caso al tempo, dopo non molto iniziò a sentire brividi di freddo, nemmeno la caldaia della sua anima riusciva a scaldarlo, pensò dunque a Mïr e alla sua dimora di ghiaccio e su come un dio così devoto al gelo avesse potuto avere analogie con il popolo dei nani amanti del calore.
Dalle viscere della terra improvvisamente salì un rumore metallico, un suono inequivocabile per quella razza, si rimise in piedi e sempre con l'aiuto delle pareti proseguì, dopo una decina di passi inciampò e per evitare di cadere a terra si aggrappò ad una stalagmite, ma questa era tagliente e gli ferì la mano, quindi strappò un pezzo del proprio mantello e se la fasciò maledicendo quella roccia.
Man mano che proseguiva udì il suono aumentare divenendo sempre più forte, l'interno della grotta del resto non era favorevole al silenzio perché le pareti fungevano da specchio aumentando l'eco del suono, infatti questo rimbalzava contro esse e veniva respinto propagandosi quindi lungo la galleria in maniera continua.Tuckt svoltò dietro un masso abbastanza alto e in lontananza iniziò ad intravedere una fievole luce, decise così di seguirla incuriosito e intimidito allo stesso tempo, una forte ondata di calore lo investì e subito capì di essersi ritrovato in una fucina nanica, era molto sviluppata tant'è che v'erano addirittura dei magli, ne contò una ventina ma la caverna proseguiva quindi si convinse che il suo occhio non poteva scorgere più di molto. Notò inoltre che vicino alle pareti scorreva un impetuoso torrente con le macchine fissate lungo la parete stessa. Mentre osservava rammentava i passaggi per forgiare un'arma: la ghisa dapprima doveva essere fusa per purgarla dalle scorie e quindi trasformata in ferro, tre manovranti per macchinario la ponevano in un crogiuolo posto in una fornace e ne attuavano la fusione, il massello di ferro così ottenuto veniva battuto con un grosso maglio con testa di acciaio per essere spezzato in parti più piccole e inviate a fuogatelli per essere lavorati da magli di più modeste dimensioni al fine di diventare armi e altri attrezzi.
Una mano toccò la spalla di Tuckt facendolo spaventare e una volta girato si accorse che era Drinnen con un grande sorriso che gli solcava il viso
-Tuckt figlio di Best, benvenuto nelle nostre miniere, ti vedo confuso c'è qualcosa che ti turba-
disse il nano con la barba rossa fuoco, Tuckt si diede una ulteriore occhiata attorno e poi rispose
-lieto di trovarmi qui, sono giunto come richiesto in vostro aiuto, riportate il vero, queste terre sono di mia proprietà e non nascondo che trovarci delle miniere così ricche e sfruttate da altri sebbene alleati mi fa alterare-
disse con tono scontento
-affatto, abbiamo preso le giuste misure e dal momento in cui hai voltato la Grande Pietra sei uscito dalle tue terre, questo è
l'Ikin-Ǧelair sotto il controllo degli F, sfortunatamente la loro stirpe è stata spezzata e credo che potremo giungere a buoni compromessi per il diritto su queste terre e miniere- rispose pacatamente Drinnen
-mi sta bene-
aggiunse Tuckt che cercò di continuare ma una voce lo interruppe prima
-non siamo qui per discutere di patti commerciali men che meno in un momento come questo! Dicci Tuckt quante truppe ci porti?-
disse Alvisses spazientito, Tuckt nel frattempo cominciò a sudare a causa del calore di quella enorme fucina.
- Ho radunato cinquemila asce e mille balestrieri-
disse solennemente Tuckt, Alvisses
scoppiò una fragorosa risata annuendo e dandogli una pacca sulla schiena
-ebbene domani partiremo e assedieremo la rocca di Beöf che i goblin hanno conquistato-
disse Drinnen
-così da finire questa guerra che ci sta logorando l'animo- protrasse Alvisses,
-un ultima cosa Tuckt, è giusto che ti dobbiamo un dono per ripagare del supporto che ci stai prestando, cosa richiedi?- domando Drinnen
-un'arma, ma non di acciaio, la lama dovrà essere di un altro materiale che io vi indicherò, seguitemi-
rispose Tuckt.