When green meets blue

21.2K 544 722
                                    




LOUIS

"Dolcezza" una voce mi chiamò, ma io ero ancora troppo stanco per aprire gli occhi, così mugolai soltanto.

"Louis, devi alzarti oggi è una giornata molto importante" la voce di Ed continuò a tormentarmi.

"Lasciami dormire, ancora cinque minuti" pregai, girandomi dall'altra parte e riaccomodandomi sul cuscino.

"Invece ti alzi e cerchi un lavoro. Conto fino a tre" afferrai forte le coperte.

"Uno"

"Dai Ed, per favore" strizzai gli occhi, irrigidendomi.

"Due" sentii le sue mani infilarsi sotto il materasso, pronte a far leva. Ormai erano tre settimane che mi svegliava buttandomi letteralmente giù dal letto.

"tr-" sentii il materasso alzarsi leggermente e subito mi misi seduto.

"Sono sveglio, non buttarmi giù" alzai le mani in segno di resa e aprii gli occhi. Subito la luce si infilò velocemente nelle mie iridi chiare e fui costretto a battere più volte le palpebre per abituarmi.

"ottimo" sorrise il rosso "preparati, fai colazione e vai a cercarti un lavoro" sbuffai sonoramente. Non riuscivo a tenermi un lavoro per più di un mese: o ero in ritardo, o mi chiedevano cose assurde o rispondevo male per via dell'odio mattutino di routine. Andiamo, chi prima delle dieci poteva sopportare un capo che ti strillava ordini dall'alto della sua poltrona in pelle? Sicuramente non io.

Ascoltai il mio amico e mi alzai sentendo freddo, non indossavo mai nessuna maglia per dormire. Tirai fuori dei pantaloni neri della tuta, una felpa bianca e grigia e una t-shirt bianca, avrei poi completato tutto con le mie amate Converse nere. Cercai di rendere più decenti i miei capelli perennemente disordinati; il ciuffo curvo si ostinava a cadermi sull'occhio, ma non mi importava più di tanto. Uscii e trovai ad aspettarmi solo il caffè preparatomi da Ed, che probabilmente era già uscito per andare a lavoro.

Io ed Ed avevamo deciso di trasferirci a New York da quando eravamo bambini e vagavamo per le strade di San Francisco. Subito dopo il college, ci eravamo trasferiti nella grande mela, sperando di fare la fortuna che tutti desiderano. Dato che a LA le possibilità si riducevano o ad attore o a modello e io non mi ero mai visto in nessuno di queste due vesti, avevamo deciso che magari a New York i nostri quadri avrebbero avuto il loro successo. Amavamo disegnare da sempre ma a quanto pare, quello non era il nostro destino. Scrollai le spalle, presi il mio zainetto ed uscii, determinato questa volta a trovare un'occupazione.

Pensai che iniziare come cameriere non sarebbe stato male, ma tutti i bar o ristoranti in cui andai erano già al completo e spuntai quel settore dalla mia lista.

Mi intrufolavo in ogni negozio per vedere se avesse un posto per me, ma nessuno sembrava averne bisogno. Si stava facendo pomeriggio tardi e non avevo lasciato il curriculum in un solo posto. Cominciavo già a pensare le cose più tragiche, come per esempio cominciare a vendere il mio corpo nei bagni della metropolitana o vendere droga di bassa qualità nelle periferie. Un avviso però catturò la mia attenzione. Alzai il volto sulla vetrina trasparente che sfoggiava i vestiti della collezione invernale di Saint Laurent. Molti colori erano esposti, come il viola prugna o il blu notte, ma la mia attenzione era completamente attratta dal foglietto bianco che annunciava che il negozio era alla ricerca di un commesso, anche senza esperienza. Mi sentii rincuorato ed entrai. Pensai che non sarebbe poi stato così difficile avere a che fare con le persone, io ero un tipo abbastanza socievole e riuscivo a sorridere quasi sempre in modo convincente.

Entrai e venni investito dall'odore della stoffa nuova, di lacca per le scarpe ed uno strano profumo dolciastro. La mia sicurezza vacillò quando la commessa presente alla cassa, mi fissava intensamente con un espressione di puro disprezzo. Mi sentii a disagio, come se improvvisamente avessi un'enorme scritta imbarazzante tatuata sulla fronte. Mi torturai il labbro e mi guardai in torno notando che anche tutte le persone presenti nel negozio, mi fissavano. Passai una mano sul viso, magari la scritta l'avevo davvero. In seguito respirai profondamente per tranquillizzarmi e andai verso la cassa.

I just can't take my eyes off youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora