Capitolo I - Una catena montuosa di macerie.

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Odio questa città.
Sono stata costretta a lasciare la mia città natale all'età di 14 anni, quando mio padre è andato via di casa lasciando me e mia madre sole e senza alcuna spiegazione.
Ci siamo trasferite nella primavera di quattro anni fa in questa gelida cittadina perché non potevamo permetterci una casa nel mio paese d'origine.
I miei amici, la mia scuola, i miei compagni, il caldo della mia vecchia e amata città, ho dovuto lasciarmi tutto alle spalle e cercare di ricominciare.
Non sono riuscita a farmi amici,
a parte uno, Kyle.
Lui era diverso, era speciale.
Ma purtroppo la vita è così crudele da concederti la felicità per poi strappartela via dalle mani senza alcuna pietà.
L'ho perso per sempre.
Sono rimasta di nuovo sola, sommersa dalla monotonia di questa città fredda, spenta.
Voglio scappare il più lontano possibile.
Si, in questo posto mi sento soffocare, non sopporto più niente e nessuno.
Ho bisogno di una bella boccata d'aria fresca.
-
"Mya! Myyyya!"
Lasciai gridare mia madre, anche se in realtà avevo ben sentito.
Non volevo interrompere la canzone che stava penetrando nelle mie orecchie, ero praticamente in estasi. Era la magia della musica, mi ero catapultata in un altro mondo e non volevo più tornare indietro, mi sentivo così leggera e rilassata mentre mi facevo trasportare dalle note musicali di una canzone che mi aveva fatto sentire lui e della quale mi ero innamorata.
Peccato che il momento fu tragicamente interrotto quando mia madre fece irruzione nella mia stanza spalancando la porta per richiamare ancora una volta la mia attenzione.
Precipitai dalle nuvole, feci una smorfia di disappunto e finalmente l'accontentai togliendomi le cuffie.
"Kate, cosa c'è?" domandai guardando ancora il soffitto, ma sapevo già cosa aveva da dirmi.
Lei tirò un sospiro. "Mya, potresti anche chiamarmi 'mamma' ogni tanto, siccome sai, si dia il caso che lo sia".
Mi girai verso di lei, sorridendo. "Perché? Mi piace chiamarti Kate, è un bel nome! E poi che sei mia madre è un dato di fatto, io sono tua figlia ma continui a chiamarmi Mya." dissi sarcastica.
Abbozzò un sorrisetto e alzò due mani in segno di arresa "Touchè!".
"Quindi cosa sei venuta a dirmi, Kate?"
Alzai la testa per inquadrare bene la sua reazione, e la vidi appoggiata al muro di fronte a me col viso leggermente inclinato, notai che la sua espressione era un misto di rassegnazione e amarezza.
Fece un respiro profondo. "Mya, anche oggi non sei andata a scuola. Capisco che non sia facile per te, so benissimo che non ami quel post..."
La interruppi subito "Kate, è tutto ok."
Mentii.
"Mi dispiace se ti ho fatta preoccupare ancora, domani andrò a scuola, promesso."
Cercai di tranquillizzarla.
Alzò un sopracciglio e mi guardò confusa, non riusciva mai a capire cosa pensassi, col tempo ero riuscita a crearmi una sorta di scudo protettivo con il quale ero in grado di celare ogni mia emozione e lei non riusciva in nessun modo a penetrarvi.
All'apparenza ero calma.
"E va bene, per questa volta passi!" Disse così incrociando le braccia, ma in verità sapevamo entrambe che non sarebbe mai stata in grado di arrabbiarsi con me o punirmi severamente, aveva il cuore gentile.
Le sorrisi dolcemente, lei mi guardò come solo una madre può guardare la propria figlia, si avvicinò a me e mi stampò un bacio sulla fronte dopo avermi stretta a se'.
"Se c'è qualcosa che non va, qualunque cosa ti frulli per la testa, puoi parlarne con me, lo sai" mi sussurrò.
Poi si staccò da me, mi sorrise e uscì dalla stanza senza aggiungere nient'altro.
Sospirai e mi lanciai all'indietro ricadendo sul mio soffice cuscino in lattice.
Poi guardai l'ora sul telefono, erano le otto passate. Inoltre era sabato, avrei potuto fare qualcosa, tipo uscire come tutte le ragazze della mia età, ma non avevo amici e francamente nemmeno la voglia.
M'immersi nei pensieri.
Detestavo vedere mia madre stare in pensiero a causa mia.
In fin dei conti lei aveva già troppi problemi a cui badare, specialmente da quando mio padre se n'era andato.
Non era abbastanza forte da affrontare tutto da sola, ho cercato sempre di non darle troppi problemi, e ci sono riuscita quasi tutte le volte.
Ma dopo la morte di Kyle, qualcosa in me è cambiato, radicalmente.
Lui era l'unico vero amico che avevo, il solo in grado di capirmi veramente.
L'ho conosciuto una settimana dopo essermi trasferita, nel primo anno, ma era come se ci conoscessimo da sempre.
Oggi è passato esattamente un anno dalla sua morte.
A scuola ci sarebbe stata la commemorazione in suo onore: cose tipo tanti fiori, riunirsi tutti insieme per potergli dedicare belle (e false) parole.
Non ho avuto il coraggio di andare.
Nonostante fosse passato un anno non riuscivo ancora ad accettare la sua assenza.
Mi rigirai nel letto, il solo pensiero mi creava un disagio interiore.
Tutti mi dicevano che sarebbe stato meglio per me e la mia salute lasciarmi il passato alle spalle e cercare di dimenticare; Riporre il ricordo di Kyle in una piccola cassaforte e chiuderla buttando via la chiave.
E per quanto triste possa essere è esattamente quello che vorrei fare.
Ma puntualmente non ci riesco e mi pongo sempre la fatidica domanda:
'Come può un'assenza essere così presente? .'

POV Autrice:
Ciao a tutti, non so se ci sarà qualcuno che leggerà la mia storia, spero tanto di si e spero soprattutto che sia di vostro gradimento!
Per me è una cosa nuova, quindi non odiatemi se ci sono alcune imperfezioni..
A breve pubblicherò altri capitoli, se volete lasciate qualche commento e ditemi pure cosa ne pensate..
Bye❤️

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