Capitolo II - Brusco risveglio.

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Il suono crudele della sveglia mi fece sobbalzare sul letto. Aprii gli occhi a fatica avvolta nel buio della stanza con qualche misero spiffero di luce che penetrava a fatica dalla serranda. Mi girai verso l'orologio che strillava imperterrito sul comodino, erano le sette e un quarto di mattina.
Emisi un lamento quando realizzai che era lunedì, che c'era scuola e non potevo più tornare al mio tranquillo riposo.
Il giorno precedente mi ero svegliata felice e pimpante alle dieci e mezza di mattina, concedendomi una giornata dedita al dolce far niente.
Ma adesso avrei dovuto alzarmi, fare colazione, lavarmi, vestirmi e quel che è peggio, andare a scuola.
Non odiavo la scuola per via dello studio, anzi me la cavavo bene e mi piaceva anche studiare.
O meglio, io non odiavo la scuola, anzi, non odiavo niente e nessuno. Avevo solo paura perché avrei dovuto affrontare un altro anno da sola.
Non subivo atti di bullismo, non avevo problemi di questo genere, i miei problemi si basavano più sulle relazioni con le persone. Non era facile per me ricominciare da zero. Avevo paura di affezionarmi e di soffrire ancora, quindi evitavo il più possibile di parlare con gli altri.
Anche quando Kyle ebbe l'incidente, tutti vennero da me regalandomi parole di conforto, ma io finivo sempre col congedare ognuno di loro dicendo 'Sto bene, non preoccuparti per me' o cose simili. Non piansi mai sulla spalla di nessuno, non confidai i miei conflitti interiori, le mie paure. Mi feci coraggio e mi rialzai da sola e non so proprio con quale forza.

Finalmente mi decisi a scattare giù dal letto, anche se con tremenda fatica.
Mi trascinai in bagno, aprii il rubinetto e mi diedi una bella rinfrescata per risvegliarmi un po'.
Dopodiché m'infilai un paio di skinny jeans ed una camicia con sopra un bel maglione caldo.
Raggiunsi mia madre in cucina per la colazione. La vidi nel momento in cui superai la soglia della porta della cucina. Sembrava particolarmente serena o per lo meno rassegnata. Appena si accorse della mia presenza si girò verso di me e mi guardò stupita per un paio di secondi.
"Buongiorno! Ti sei svegliata senza farti chiamare oggi.. Come mai?" chiese con un mezzo sorrisetto.
"Qualcuno deve avermi sistemato la sveglia...." dissi fingendo di non sapere chi fosse l'artefice del mio atroce risveglio.
Avevo fatto il possibile purché non suonasse fino a quel momento.
Preferivo di gran lunga essere svegliata con un sussurro e qualche carezza delle sue piuttosto che con quel suono assordante.
"Non so proprio di cosa parli!" Finse lei facendosi scappare una risatina.
Iniziai a mangiare i pancakes che mi aveva preparato, quando scorsi l'orario dall'orologio della cucina. Erano già le otto meno venti. Presa dal panico mangiai più in fretta e terminai finalmente la colazione.
Ci misi 5 minuti per finire di prepararmi. Nella fretta provai anche a sistemare i miei dannati capelli ribelli che, come al solito, non ne vollero che sapere di stare a posto. Ma mi rassegnai e lasciai svolazzare liberamente le mie ciocche all'aria.
Salutai mia madre ed uscii di casa dove fui travolta da una vento gelido ed umido che mi trafiggeva le ossa.
Rimpiansi presto l'avvolgente calduccio del mio piumone e mi diressi verso la fermata dell'autobus che, per mia fortuna, si trovava a due passi da casa. Il pullman era li già che mi aspettava.
Salii e mi sedetti in fondo, dove c'erano ancora molti posti vuoti.
Tirai fuori le cuffie e guardai fuori dal finestrino, era novembre, la città era avvolta dal freddo pungente dell'autunno. Non c'era uno spiraglio di sole e tutto fuori dal finestrino aveva il solito colore grigio. Sicuramente la temperatura era al di sotto dello zero, ma per fortuna non aveva ancora nevicato fin'ora, o per meglio dire, la neve non aveva ancora attecchito al suolo.
L'autobus si fermò davanti l'entrata di scuola, feci un respiro profondo come ad incoraggiarmi e scesi.

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