Capitolo IV - Pensieri contrastanti.

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Quel ragazzo aveva appena preso posto accanto a me.
'Perché mai avrà scelto di sedersi proprio qui con me?' Pensai.
'Oh andiamo Mya, non essere stupida, non aveva altra scelta, l'avrà fatto solo per non fare un torto a qualcun altro,
in fin dei conti qualcuno sarebbe stato costretto comunque a sedersi accanto a me. Ah no, aspetta un attimo, da quando in qua mi pongo questi problemi?' ..
Smisi di pensare.
Rimasi in silenzio fissando il vuoto e non spiccicai una mezza parola.
Tanto ormai avevo completamente dimenticato come fare.
Non facevo nuove conoscenze da tanto, troppo tempo.
Con Kyle era stato così semplice, anzi, sembrava fosse la cosa più naturale al mondo.
E invece quel ragazzo, Damon, m'intimoriva, era come se qualcosa dentro di me mi tenesse in allerta.

Raccolsi un briciolo di coraggio e mi voltai verso di lui, non so bene il motivo preciso che mi spinse a farlo, mi sentii un po' come una falena attratta dalla luce e dalla sensazione di tepore che regala il calore delle fiamme, non riuscivo ad opporre resistenza, ma ero consapevole del fatto che prima o poi mi sarei bruciata.
Guardava dritto davanti a se, ascoltava attentamente la professoressa, o almeno questo faceva credere.
Mi sentii una stupida, avevo atteso così tanto l'inizio della lezione e adesso non stavo nemmeno prestando attenzione alla spiegazione.
Perché mai tanto interesse per quel ragazzo?
Dovevo riprendermi e subito.

Alzai la mano per richiamare l'attenzione della professoressa, che mi guardò con particolare interesse.
Pensava sicuramente che le avrei fatto qualche domanda riguardo l'argomento che aveva appena terminato di spiegare, il che era comprensibile poiché, solitamente, l'unica davvero interessata alla sua lezione ero io.
"Chiedi pure Mya!" esclamò lei con un pizzico di esuberanza.
"Non mi sento molto bene, posso andare in bagno?" domandai con impazienza. Avrei voluto uscire al più presto da quella classe.
Il suo sorriso soddisfatto si tramutò subito in una smorfia di disappunto.
Annuì esitante.
A quel punto mi alzai e mi precipitai subito in bagno, dove restai per circa dieci minuti a meditare su me stessa.
Facevo così quando avevo bisogno di ritrovare la tranquillità interiore.
Mi rinchiudevo in un posto tranquillo, facevo dei respiri profondi e iniziavo a sgomberare la mente. Era un trucchetto che Kyle mi aveva insegnato, e funzionava il più delle volte.
Così una volta calmata, tornai in classe.

La lezione di storia dell'arte era giunta al termine. La Evans sistemò i libri nella sua cartella e si diresse verso la porta.
"Arrivederci ragazzi!" esclamò lei mentre usciva, ma nessuno fu tanto educato da rispondere a parte me e Damon.
Le ore successive passarono veloci, mi ero concentrata così tanto sullo studio che non badai affatto a quel ragazzo.
Mi sentii soddisfatta di aver ripreso il controllo.
La campanella della pausa pranzo suonò e tutti si precipitarono fuori dalla classe pimpanti di gioia, io invece rimasi ancora un po' in casse per assaporare la calma finalmente, così chiusi gli occhi e mi lasciai cullare da quel silenzio.
Non mi ero resa conto di non essere esattamente sola fino a quando sentii una risatina attraversare la stanza, spalancai gli occhi trovando Damon appoggiato al muro che mi fissava divertito.
Cosa c'era di tanto esilarante?
Abbassai lo sguardo cercando di rimanere impassibile, anche se ero parecchio imbarazzata.
Decisi di alzarmi e andare a fare una passeggiata, avevo bisogno di stare da sola (anche se, in realtà, io ero sempre da sola.)
Feci quindi per andarmene ma rimasi bloccata quando sentii una mano fredda poggiarsi sulla mia spalla.
Mi girai e trovai i suoi occhi a pochi centimetri dai miei.
M'irrigidii sentendo le mie guance avvampare, sicuramente erano diventate di un rosso fuoco intenso, se non addirittura viola. 
"Perdonami, sono stato scortese, non volevo offenderti"
Il suono della sua voce era estremamente sublime.
O meglio, ogni cosa di quel ragazzo lo era. Inoltre quel modo di porsi e di parlare, pareva quasi fosse uscito da un film dell'ottocento.
"È-è ok!" dissi raccogliendo tutto il fiato che avevo in corpo. Infatti lo dissi talmente forte che qualcuno nei corridoi si girò a guardarci stranito.
Tutto qua? La prima conversazione dopo un anno con qualcuno che non fosse mia madre e l'unica cosa che mi venne in mente da dire era un banalissimo 'è ok' . Non male come inizio!
A quel punto pensai che sicuramente avrebbe capito che ero una sfigata e se ne sarebbe andato.
Ma con mio grande stupore rimase li e mi sorrise dolcemente.
"Meno male, credevo ti fossi arrabbiata"
Lo guardai incredula, che cosa gli importava dei miei stati d'animo?
"Ad ogni modo volevo chiederti se potresti dedicarmi un po' di tempo per mostrarmi la scuola, sempre che tu lo voglia"
Chiese gentilmente.
Sbarrai gli occhi, non riuscivo a crederci, perché proprio a me? Voglio dire, avrebbe potuto tranquillamente chiedere a qualunque altra ragazza che per lui sarebbe stata più che disponibile e volendo avrebbe potuto ottenere anche più di una semplice gita per i corridoi della scuola.
"È un no vero? Sapevo di averti offesa, mi dispiace." Disse con una goccia di amarezza mentre si girò per andarsene.
'Meglio così!' Cercai di autoconvincermi. Ma contro la mia volontà volsi lo sguardo nella sua direzione e lo vidi camminare a passo lento e senza meta.
Non sapevo se fermarlo o lasciarlo allontanare una volta per tutte dalla mia vita, come avevo sempre fatto con tutti d'altronde. Era la cosa che mi sembrava più giusta per me stessa, per non soffrire ancora. O forse, era semplicemente la via più facile da prendere.

Così per la prima volta dopo un anno feci la cosa più inaspettata di tutte:
Corsi incontro alle mie paure, letteralmente.

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