Una bambina, dai lunghi capelli corvini e i grandi occhi del colore del prato sul quale era seduta, aveva un coltello affilato in mano, lo guardava come se potesse darle le risposte che tanto desiderava ricevere dalla madre, che ormai da tre mesi non le parlava. Una lacrima solitaria viaggiava in mezzo alle lentiggine sulle gote e il nasino della piccola, fino a raggiungere il mento dal quale cadde andandosi a posare con grazia e delicatezza sulla lama, il riflesso dell'occhio verde venne distorto da un'altra goccia calda e salata che seguiva la prima, dando esempio ad altre piccole goccioline che adesso colavano copiosamente sul viso grazioso della bambina, che non rappresentava per nulla ciò che la piccola era realmente. Irritata dal proprio comportamento infantile e debole, si alzò e senza nemmeno pensarci scagliò il coltello che aveva tra le mani e osservò il suo percorso che fendeva l'aria fino a che non si conficcò nella corteccia di un grande albero a circa un metro e mezzo di distanza da lei.
Per avere sette anni, era una bambina sveglia. Di solito i bambini a quell'età non comprendono appieno il significato della morte, ma lei, lo aveva capito fin troppo bene, quando tre mesi prima, il capo dei Pacificatori del Distretto Due, nonché capo del padre della bambina si era presentato alla villa, nel Villaggio dei Vincitori, dove viveva con i suoi genitori e, dopo che la piccola ebbe aperto la porta, aveva detto «Ciao Clove... c'è la mamma? Dovrei parlarvi...» Clove aveva annuito ed era corsa dalla madre per dirle che Gabriel, il Comandante, era nell'ingresso. La madre, che indossava ancora il grembiule da cucina addosso per non sporcarsi i vestiti mentre preparava la cena, appena vide Gabriel aveva sorriso e salutato l'amico del marito. «Gabriel, come mai qui ? Sai che Bob è di turno a quest'ora.»
Dopo che ebbe notato lo sguardo serio dell'uomo, il sorriso era subito scomparso dalla bel volto roseo della madre di Clove. «Cosa è successo, Gabriel ?» aveva chiesto visibilmente preoccupata. L'uomo aveva abbassato il capo tristemente e dopo aver preso un profondo respiro diede a alla donna e a sua figlia la notizia che non avrebbero mai voluto sentire. «Eliza,» aveva iniziato riferendosi alla donna «Bob, doveva addestrare i novellini, e non aveva la divisa di protezione, un ragazzo ha premuto per sbaglio il grilletto mentre tuo marito si avvicinava a lui per fargli vedere come tenere il fucile e...» Eliza era crollata a terra con le lacrime agli occhi e, prontamente, Gabriel le era andato incontro. Clove, senza rendersene conto, aveva iniziato a salire le scale ed aveva afferrato il coltello che teneva sul comodino e l'aveva lanciato contro il muro. Non poteva credere che suo padre, vincitore degli Hunger Games, fosse morto per colpa di uno stupido novellino che non era in grado di imbracciare un fucile.
Clove si asciugò arrabbiata le lacrime quando, un bambino, più alto di lei, con i capelli biondi e gli occhi azzurri, tipici del Distretto Due, spuntato da chissà dove, afferrò il manico del coltello conficcato nell'albero e lo rimosse con uno strattone. Cosa ci fa questo qui, nella mia radura? Pensò Clove. Naturalmente, quella fuori dalla recinzione del Distretto, non era veramente la radura di Clove, ma nessuno ci andava, anzi, nessuno aveva il permesso di andarci, ma la bambina ci veniva portata da sempre, dal padre. Era lì che passava tutto il suo tempo con lui, era lì che aveva imparato a cacciare, a lanciare i coltelli e a costruire armi.
«E tu chi saresti ? Ridammi immediatamente il mio coltello !» esclamò la piccola Clove facendo l'espressione più minacciosa che poteva. «Non sei un po' piccola per girare con un coltello del genere? Ah, comunque, sono Cato, futuro vincitore degli Hunger Games. E tu?» chiese con un ghigno che fece infuriare Clove. Aveva invaso il suo territorio e adesso prendeva anche le sue armi? Si aprì la giacca, dove, nella parte interna, erano presenti almeno cinque o sei coltelli da lancio. Ne prese uno al volo e senza nemmeno fermarsi a prendere la mira, lo scagliò contro il braccio alzato di Cato. Non voleva ferirlo, almeno non gravemente, dunque, il coltello si agganciò a un pezzo di stoffa della manica della maglietta del bambino per conficcarsi di nuovo nell'albero proprio dietro al bambino. «Bel tiro. Ma non mi hai ancora detto il tuo nome.» Clove si avvicinò al bambino, strappandogli il coltello di mano, poi prese quello che teneva Cato attaccato all'albero e lo strappò, facendo attenzione a strappargli la manica del tutto. «E non ho intenzione di dirtelo.» rispose la piccola.
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Revenge
FanfictionCLATO Nel Distretto Due, Clove impara -quando è ancora troppo giovane- il significato della parola ''morte'', impara cosa voglia dire soffrire e crescere senza figure di supporto, senza persone a cui aggrapparsi anche nella vita di tutti i giorni. M...