The Capitol

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La mattina seguente Clove si svegliò con l'unico obiettivo di stare assolutamente da sola e magari, se glielo avrebbero permesso – o anche no, non le importava – di entrare nel Centro di Addestramento per allenarsi e non uscirne fino alla sera. Sperò vivamente di essere lasciata in pace, perché sennò avrebbe ucciso qualcuno ancor prima di arrivare nella famigerata Arena. Si rinfrescò il viso per svegliarsi definitivamente e si diresse verso la sala da pranzo. Per sua sfortuna erano tutti lì che mangiavano conversando pacatamente. «Buongiorno fiorellino!» esclamò Lizzy con la sua voce irritante. Clove, che aveva iniziato la giornata con il piede sbagliato e che non aveva intenzione di vedere qualcuno metterlesi fra i piedi, con uno scatto felino afferrò un coltello dal tavolo e si ritrovò immediatamente dietro alla sedia della donna, la lama premuta contro la sua gola.

«Non ho intenzione di aspettare di partecipare ai Giochi con te nell'attesa che mi chiami in quel modo o che semplicemente mi rivolgi la parola con quella tua vocetta insopportabile. Odio ogni singolo essere in questa stanza, voglio solo mangiare e poi andare ad allenarmi, io non do fastidio a voi e voi non lo date a me.» guardò attentamente tutte le persone intorno al tavolo che la guardavano attentamente. Brutus che le lanciava un'occhiataccia per il suo comportamento, Enobaria con un sorriso divertito e Cato che la osservava impassibile – o come voleva far credere – ma Clove riuscì comunque a leggere nei suoi occhi l'interesse suscitatogli da quella situazione. «Sono stata chiara?»

«Cristallina.» rispose proprio quest'ultimo, prima di continuare «Enobaria stava proprio per dirmi cosa avremmo fatto oggi.» disse, la voce fredda e ferma.

«Clove, lasciala e siediti.» le ordinò Brutus con calma, ma si sentiva che non accettava repliche. La ragazza lanciò un'ultima occhiataccia a tutti quanti – che fece allargare maggiormente il sorriso aguzzo e inquietante della Vincitrice – prima di sedersi nell'unico posto libero che, guarda caso, era proprio quello che si trovava accanto a Cato. Enobaria, come se non fosse successo niente, riprese a parlare con il ragazzo biondo includendo anche Clove nella conversazione: «Come stavo dicendo a Cato, oggi visiterete il Centro di Addestramento e vi verranno presentati gli addestratori.» esordì guardando attentamente i due ragazzi che si ritrovava di fronte, poi continuò «Siete stati addestrati fin da piccoli e siete i migliori dell'Accademia, non vi servirà molto allenarvi. Fatevi semplicemente vedere, mostrate ciò di cui siete capaci, fate capire agli altri che siete pericolosi e che non devono mettervisi in mezzo. Fategli capire chi comanda.» Cato annuì, mentre Clove si limitò ad un movimento degli occhi come segno che stesse seguendo il discorso. «Osservate gli altri come si comportano, se hanno paura. Cercate di capire con chi potreste allearvi. Ricordatevi che essere Favoriti non è nessuna garanzia, non tutti sono addestrati bene, altri non lo sono affatto.» si era intromesso Brutus, «Tenete conto che prima o poi dovrete uccidere anche loro, trovate il momento giusto e guardatevi sempre le spalle a vicenda, almeno finché potrete. Intesi?»

Di nuovo i ragazzi annuirono. Per il resto della colazione continuarono a chiacchierare, Enobaria e Cato soprattutto, dei tributi degli altri Distretti cercando di capire che tipi fossero. Clove, ascoltandoli ma senza dandolo a vedere, si era resa conto di avere avuto gli stessi pensieri di Cato, la sera precedente mentre guardava le Mietiture. Quando si alzarono dal tavolo entrarono tutti nelle rispettive stanze così da potersi sistemare. Brutus ed Enobaria accompagnarono i due ragazzi al piano di sotto e li lasciarono nella grande sala in cui si allenavano i tributi, mentre loro andavano a parlare con i mentori degli altri Distretti. Clove rimase qualche secondo ad osservare Brutus che parlava con il solito tono pacato ed Enobaria che squadrava tutti con il suo sorriso aguzzo bene in mostra. Sentì una vocina squillante ed irritante, quasi quanto quella di Lixxy ma senza l'accento da Capitolina, vicino a lei e si voltò per trovare la ragazza dell'Uno che parlava con Cato. Lui, d'altro canto la guardava scocciato, infastidito anche lui dalla voce acuta di lei. Clove sorrise malignamente prima di dire: «Vi lascio soli.»

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