***Brano 3° classificato***
Seconda traccia del "Concorso a fiori" di AutoriVari.
CONSEGNA: One shot di min 500 e max 1000 parole avente per oggetto il classico cliché (con risvolti amorosi) secchiona/bullo, ricco/povero, sciupafemmine/ingenua ecc. I due soggetti si devono scontrare fisicamente.
VINCOLO: Non si può usare il verbo ESSERE, neppure come ausiliare.
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La pesante porta di legno massiccio si chiuse con un tonfo sordo e, immediatamente, lo studio tornò in penombra.
Kate Hogan si sistemò con un gesto meccanico i lunghi capelli perfettamente pettinati e, con passo sicuro, andò verso la sua scrivania. Passò di fianco alla finestra, senza degnare di uno sguardo la splendida vista sulla baia di San Francisco, illuminata dalla luce morbida di oro rosa degli ultimi raggi del sole. Non aveva tempo per dettagli del genere: aveva la mente concentrata solo su ciò che avrebbe dovuto fare nelle prossime ore.Arrivata di fianco alla scrivania, si sedette e poggiò di fronte a sé i documenti appena ricevuti. Con la mano perfettamente curata sistemò alcune microscopiche pieghe del tailleur Armani, sovrappensiero. Grazie a quanto in essi contenuto, la sua arringa conclusiva del processo contro Logan Forbes avrebbe portato quello spiantato farabutto in galera per il resto dei suoi giorni, e lei a diventare il socio più giovane del famoso studio legale Smith & Robertson.
Si guardò intorno, respirando profondamente: apparteneva a quel mondo e niente avrebbe potuto fermarla, neanche quel delinquente senza arte né parte, con le sue pretestuose affermazioni di innocenza e l'espressione triste da angelo ferito perennemente stampata sulla sua bella faccia.
'Socia... A ventitre anni... Logan Forbes, ti schiaccerò come meriti e raggiungerò il mio traguardo!'
Kate si riscosse dai propri pensieri e si mise al lavoro. Sapeva che, probabilmente, avrebbe avuto da fare per tutta la notte, ma questo non la spaventava. Vedeva il traguardo vicino e nulla l'avrebbe fermata.
Il mattino arrivò, portando afa e silenzio un po' innaturali. Senza pensare alla stanchezza, Kate raccolse tutti i documenti, ormai pronti, e passò a casa a prepararsi. Poi si diresse a piedi fino al tribunale, benché mancassero ore all'udienza.
Poiché aveva tempo a disposizione, si ritirò in un angolo appartato della biblioteca al pianterreno, per concentrarsi e ripassare i passi fondamentali della sua arringa. Dopo un po' alcune parole, pronunciate sottovoce da un punto imprecisato alle sue spalle, attirarono la sua attenzione. Sollevò di scatto la testa e si mise in ascolto. Aveva capito che si trattava di Logan Forbes e del suo avvocato.
"Dammi retta! Se ti dichiari colpevole, ti verrà comminata una pena minore e..."
"No!" Benché appena sussurrato, quel monosillabo colpì Kate come un pugno sullo stomaco, per la rabbia appena trattenuta che trapelava da quella voce profonda. "Non ho ucciso quel bastardo e non dirò mai che l'ho fatto!."
"Cristo, Logan. Ragiona! Un operaio a ore, giovane e squattrinato, contro un magnate dell'industria... Quella ti farà condannare e chiederà il massimo della pena. Non hai scampo!"
Kate udì un sospiro. "Lo so. Ma ho una dignità da mantenere e voglio potermi guardare allo specchio. Non ho ucciso nessuno e non dirò il contrario per ottenere sconti di pena."
Kate, immobile, faticava a credere alle proprie orecchie. Quel tono disperato le faceva intravvedere un Logan Forbes affatto diverso dal tatuato bulletto visto in tribunale.
'Devo andarmene da qui ora, anche se mi vedranno.' Pensò, scombussolata e irritata dalla propria reazione.
Raccolse libri e appunti e si avviò rapida verso l'uscita della biblioteca. Una mano la fermò. "Buongiorno, Hogan." Si girò e si trovò di fronte gli occhi gelidi dell'avvocato difensore di Forbes. "Quanto ha sentito?"
"Non so di cosa stia parlando." Replicò Kate liberandosi e notando, con la coda dell'occhio, che Forbes si stava avvicinando a loro. Non si era mai resa conto di quando fosse alto e prestante.
"Avvocato Hogan" lo sentì dire e, di nuovo, quella voce profonda e la tristezza del tono la colpirono come una macigno. "Mi..."
Non poté continuare. All'improvviso il pavimento cominciò a muoversi, crepe comparvero sui muri e i libri caddero dagli scaffali. Dal soffitto iniziarono a crollare calcinacci. Una scrivania si spostò arrivando addosso a Kate, che perse l'equilibrio e precipitò addosso a Logan Forbes, ancora vicino di lei. Insieme caddero a terra, mentre la sala implodeva su sé stessa in una nuvola di polvere, carte e calcinacci.
Il terremoto finì. Kate aprì faticosamente gli occhi e trasalì: Logan aveva fatto da scudo con il proprio corpo, proteggendola dalle macerie precipitate a terra. Una libreria semi crollata aveva impedito che pezzi del tetto arrivassero loro addosso, salvando le vite di entrambi.
Lui si sollevò. Un rivolo di sangue gli attraversava il viso. "Sta bene?" chiese in un soffio, scrutandola attentamente.
"Perché mi ha salvata?" chiese lei di rimando.
"Il crollo del soffitto l'avrebbe uccisa. Ho agito d'istinto, anche se so cosa pensa di me."
Kate lo fissò a lungo. In quegli occhi neri lesse ciò che le parole non avevano detto 'Non sono un assassino'. E una supplica di credergli. Qualcosa si incrinò dentro di lei, facendo sgretolare la granitica convinzione della sua colpevolezza.
"Le credo." Si sentì dire, sorpresa lei stessa della verità delle proprie parole. La giovane lesse sorpresa e gratitudine sul viso di lui e si chiese come, fino a quel momento, non si fosse mai accorta di averlo guardato con il pregiudizio di che ritiene di avere sempre la verità in tasca. Questo avrebbe cambiato tutto, ma non poteva fare finta di nulla. Anche lei avrebbe dovuto potersi guardare allo specchio, ogni mattina, e non avrebbe potuto farlo se avesse spedito un innocente in galera per il resto dei suoi giorni, solo per raggiungere i propri scopi.
"Io... grazie" rispose Logan semplicemente. Non chiese nulla circa il processo e questo fece crollare le ultime difese di Kate, che sentì nascere un desiderio improvviso di conoscere meglio la persona di fronte a lei, nonostante appartenesse alla categoria dei poveracci che facevano lavoretti di ogni genere per sopravvivere, contrariamente a lei. Quasi le avesse letto nel pensiero, Logan sfiorò il suo viso con la mano e sorrise dolcemente. "Prima o poi riuscirò a farmi scagionare. Posso sperare di trovarti, allora?"
"Ci penserò..." rispose Kate, ma il suo sorriso valse più di mille parole.
Si stava per avventurare in un sentiero sconosciuto, ma dentro di sé sapeva di aver fatto la scelta giusta.
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ONE SHOT STORIES - love
Short StoryRaccolta di brevi racconti d'amore... che magari un giorno svilupperò in un libro vero e proprio.