Le verità nascoste

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Il duca di Stanwick era appoggiato al muro di fianco alla grande finestra del suo studio, intento a fissare, senza in realtà vederlo, il lungo viale che, dal cancello lontano, attraversava l'enorme parco della villa.

La pioggia battente aveva creato sul terreno grandi pozze d'acqua e il vento forte faceva piegare le cime degli alberi fin quasi a spezzarle. Sembrava che anche il clima avesse voluto accordarsi con lo stato d'animo tempestoso del padrone di quelle terre.

Né il viso né gli occhi di ghiaccio verde lasciavano trasparire il minimo sentimento. Solo un muscolo della mascella continuava a contrarsi, segno inequivocabile che nell'animo del duca in quel momento ci fosse tutt'altro che pace.

Un lieve bussare lo riscosse dai suoi pensieri. Voltandosi lentamente, fece qualche passo portandosi al centro della stanza, di fronte al caminetto acceso, le braccia abbandonate lungo i fianchi e le mani serrate a pugno. Faticava a trattenere la rabbia che aveva dentro e che sapeva sarebbe esplosa non appena si fosse trovato di fronte colei che era la causa di tutto.

Guardò la porta aprirsi lentamente e, per un istante, chiuse gli occhi per prepararsi allo scontro. Il prossimo quarto d'ora sarebbe stato difficile.

Una giovane donna entrò titubante nello studio, fermandosi non appena vide il duca in piedi poco distante da lei. Un dolce sorriso le illuminò il viso e un tenue rossore le colorò le guance. Il ricordo della sera prima e del bacio inaspettato che lui le aveva dato al termine di una passeggiata al chiaro di luna riscaldava ancora il suo cuore, ma la rendeva un po' timorosa per ciò che sarebbe successo ora. L'aveva fatta chiamare perché doveva parlarle... perché? Si era pentito e voleva chiarire che era stato un "incidente" dovuto all'atmosfera particolare della serata e che non significava niente? Oppure... il solo pensiero che magari anche lui provasse gli stessi sentimenti suoi, e che volesse dirglielo, le faceva girare la testa.

"Buongiorno Edward. Mi hanno detto che desiderate parlarmi" gli disse a bassa voce, cercando di ricomporsi e di non far trasparire la tempesta che aveva dentro. Con mani leggermente tremanti si sistemò un'invisibile piega dell'abito azzurro di mussola, tanto per fare qualcosa mentre il duca continuava a fissarla in silenzio.
Una vaga inquietudine iniziò a strisciare nel suo cuore, sotto quello sguardo intenso e indecifrabile.

"Elisabeth. Venite qui. " La voce profonda del duca ruppe il silenzio che si era creato nella stanza. Il viso dell'uomo era sempre una maschera impenetrabile. Egli osservò attentamente la giovane fare i pochi passi che li separavano e fermarsi a breve distanza da lui. L'imbarazzo era evidente in ogni suo gesto e movimento: a malapena riusciva a guardarlo in faccia con i suoi grandi occhi neri, quegli occhi che da giorni ormai gli avevano tolto la serenità e che la sera prima gli avevano fatto fare l'impensabile... baciarla. E perdersi completamente nella dolcezza delle sue labbra.
Donne ne aveva conosciute tante, più di quante ne potesse ricordare, ma per la prima volta in vita sua si era reso conto che quella giovane che teneva fra le braccia era tutto ciò che avrebbe mai potuto volere per sentirsi completo. Per la prima volta dopo tanto tempo aveva sentito che il suo cuore era tornato a vivere.

Era per quello che aveva provato così tanta rabbia nel sentire ciò che la Marchesa De Ville era andata a raccontargli quella mattina presto? Pensava di aver trovato un angelo e invece...

Elisabeth era sulle spine. Timidamente alzò gli occhi e incontrò quelli verdi di Edward. Come sempre il suo cuore perse un battito. Eppure quel mattino non erano limpidi, anzi. Sembrava che si fosse chiusa una porta... erano gli occhi di un estraneo, non dell'uomo che aveva imparato a conoscere e ad amare nel corso di quei mesi.

All'improvviso il duca si mosse. Senza dire una parola prese Elisabeth fra le braccia avvicinandola a sé senza che i suoi occhi perdessero il contatto con quelli di lei. Poteva vedere i pensieri che le stavano passando per la mente in quei pochi secondi: sorpresa, timore, felicità... quei pozzi neri erano uno specchio senza filtri del suo cuore. O almeno, così aveva pensato fino a poche ore prima, quando la credeva pura e innocente, non una fredda imbrogliona manipolatrice.

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