2. I'm The One That You Loathe

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«Non me lo dica: devo scrivere le frasi alla lavagna», dissi, appoggiandomi su un banco invece di stare seduto effettivamente dietro di esso.
«Non... darò... pugni... in... faccia... agli... stronzi...», feci finta di scrivere, mimando una faccia pensierosa.

«No, non scriverai frasi alla lavagna», disse il professor Way, appoggiandosi sulla cattedra, le braccia incrociate. «E siediti bene.»

Feci una faccia da "certo che no". «Lei non è seduto.»

«Perché sono un professore. Tu sei un alunno. Sei in punizione.» Alzò un sopracciglio, che era davvero abbastanza provocante. «Ora siediti.»

«Per favore.»

«Non mi dici cosa devo fare, quindi siediti, diamine.»

Mi sedetti sul banco, dondolando le gambe avanti e indietro. «Questo è tutto quello che potrà ottenere, principessa.» Alzò anche l'altro sopracciglio, ma non disse niente. «Per quanto tempo devo stare qui?»

«Fino alle quattro e mezza.»

Gemetti. «Mi frusterà?»

«No, Frank, non ti frusterò. Quelle stronzate sono illegali.»

Mi morsi il labbro giocosamente, ghignando. «Mi sculaccerà, professor Way?»

«Non ti sculaccerò.»

«Dannazione, ci speravo. Può sculacciarmi come se fossi la sua piccola troia, se vuole.»

Ridacchiò. «Hai una certa propensione a non rispettare le regole, non è vero?»

«Certo, è questo che rende la vita divertente.» Sorrisi orgogliosamente.

«È questo che ti rende una spina nel culo, questo è certo.»

«Posso essere una spina nel suo culo, baby.» Feci l'occhiolino, e potei giurare che arrossì, solo un pochino.

«Oh mio Dio, potrei trasferirti in un'altra classe di arte se continui così.»

Sbattei le ciglia. «Ma professore, non le piace avermi nella sua classe?»

Non ero molto sicuro del perché fossi così spinto con lui, ma che diavolo, si vive solo una volta. Mi piaceva il rischio, e tutto ciò era davvero molto rischioso, ma non mi interessava. Avevo semplicemente una sensazione che con il professor Way potevo dire quello che mi pareva e passarla liscia. Mi sarebbe piaciuto passarla liscia con molto altro, se capite cosa intendo.

Lui mi guardò per un momento, gli occhi che mi perforavano e si spostavano lungo tutto il mio corpo. «Questo è assurdo. Fottutamente assurdo», borbottò.

«Mi dispiace», ghignai. «La smetterò.»

Scosse la testa divertito, alzandosi. Venne vicino a me e si appoggiò al banco di fronte a me. «Perché hai preso a pugni quel ragazzo?»

«Perché è uno stronzo», mi accigliai. «E ha detto qualcosa che non doveva dire.»

«Che è successo?»

Gli raccontai cosa era accaduto, quello che aveva detto l'atleta e quello che avevo detto io, ed esattamente il perché del mio gesto. Lui aggrottò le sopracciglia. Non sapevo cosa stesse pensando, ma di certo non potevano essere cose belle. Alzò la mano destra e si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Al posto tuo, l'avrei picchiato anch'io, quindi... Non sono molto sicuro del perché tu sia qui, ad essere onesti.»

Mi strinsi nelle spalle. «Ammettiamolo; non ho niente di meglio da fare», feci un sorrisetto. «A parte te, certo.»

Tell Me I'm A Bad Man [traduzione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora