{CAPITOLO 7}

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📝CAPITOLO 7📝
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Come ho potuto scolari tutte quelle birre? Tornando in me, è davvero dolce il fatto che abbia rifiutato di scopare perché ero ubriaca, per tutta la notte mi ha sempre abbracciato, era così caldo, mi sentivo a casa, se solo non dovessi trasferirmi, lui sarebbe stato il ragazzo perfetto, come lo volevo io, però gli mancava un po' di stronzaggine, desidero un ragazzo che faccia lo stronzo ma contemporaneamente che sia dolce. Mancano ormai poche ore alla mia partenza, guardo l'orologio: "06:57". Ho lezione alle 07:30, quindi ho tempo di farmi una doccia calda e di preparare tutto. Mentre stavo facendo la doccia noto subito qualcosa che non quadrava, non l'ho notato per tutto sto tempo, eppure sembra che sia li da 3 giorni. Cioè io l'ho sempre visto, ma non ci ho mai fatto caso che ne io ne Brook lo avevamo messo. C'è una rosa, che ormai è quasi secca. Finisco velocemente la doccia, sono curiosa di vedere chi l'abbia mandata. Prendo un asciugamano a caso e lo lego sul mio corpo, tanto per nasconderlo un po', ho sempre pensato che qualcuno nasconda una mini videocamera per spiarmi. Non trovo niente legato alla rosa, ne per terra o vicino ad essa. Infuria schiaccio tutti i suoi petali secchi. Sento qualcosa di forte dentro la mano, quindi stacco tutti i petali della rosa, apro il pugno e scavo all'interno. Trovo una scatoletta, aveva una serratura, una serratura a forma di cuore. La scatoletta è si e no grande 5 centimetri quadrati. Attaccato sopra trovo un ciondolo con mezzo cuore, avete presente i braccialetti che usano i migliori amici o i fidanzati, che hanno un simbolo e sono divisi in due, così che quando i due si uniscono formano una figura, ecco sembra quello. Provo ad aprirlo, ma è impossibile, non capisco se devi schiacciare, girare, o inserire qualcosa per aprirla. Dopo 20 minuti di prove mi arrendo, decido di mettere la scatoletta nella valigia e di andare da un esperto arrivata a Los Angeles. Guardo l'ora e sono le 07:29, ormai è ovvio che sono in ritardo, di nuovo. Esco fuori di corsa dimenticando i libri, era ancora pieno di ragazzi fuori, nessuno aveva lo zaino, tutti sereni e tranquilli. Solo adesso che sono davanti all'entrata dell'aula di Matematica mi accorgo che è domenica e le lezioni non ci sono. Scoppio a ridere, i passanti mi guardano in modo strano, alcuni mi riconoscono e corrono ad abbracciarmi e a salutarmi. Tornando nella mia stanza un ragazzo che io non conosco mi chiede aiuto, e dice di seguirlo, non mi ha spiegato nulla quindi nel panico inizio a seguirlo, sta andando verso il salone delle ragazze. Lui è velocissimo e entra prima di me, chiudendomi le porte in faccia, cerco di aprire ma niente. Faccio due passi in dietro e magicamente le porte si aprono. Tutti urlano, tutti sono lì, davanti a me con una torta al centro della stanza. Tutti che urlano "Arrivederci Mar❤️". Scoppio a piangere, ma questa volta di gioia, è una delle solite festicciole fatte dai amici con una cinquantina di persone e musica a gogo. È tutto ben organizzato, pizza, torta, musica, tavoli, sedie, amici, dolci, striscioni. Non si come ringraziarli. Finita la festa alle 16:00 mi dirigo verso di loro per salutarli uno ad uno, immersa tra pianti, abbracci, coccole, urla e molto altro esco dalla salone, corro in camera mia, nella speranza di trovare Brook, non c'era, avevo ancora 10 minuti, e poi sarei partita.

La ragazza ribelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora