Stavo, o meglio, stavamo vivendo tutti un incubo che non finiva più.
Non potevo credere a ciò che c'era intorno: distruzione e zombie.
E io che fino ad un anno fa vivevo una vita normale, che sognavo di diventare una psicologa.
Avevo quasi ventuno anni e una vita davanti, e tutto venne cancellato, e la vita di tutti fu rovinata.
Ora si trattava solo di sopravvivenza, ma lo sapevamo tutti che prima o poi saremo finiti come quegli zombie, solo che continuavamo a ritardare quel momento.
Doveva essere colpa di qualcuno, chi aveva fatto partire quell'epidemia?
E mi chiedevo soprattutto se la razza umana sarebbe stata cancellata dalla storia per sempre.
Speravo davvero che fosse un incubo. Mi misi seduta in salotto a piangere rannicchiata come una bambina.
- Andrà tutto bene, grazie ancora - mi abbracciò la mamma di Ed.
Questo gesto mi fece commuovere ancora di più, mi mancavano tanto i miei genitori e le mie sorelle, mi mancava tanto un loro abbraccio.
- Mi chiamo Bianca - mi presentai visto che non ci fu occasione
- Io sono Penelope, e questo è mio marito Raul - disse lei
- Piacere - allungò la mano Raul
Ricambiai il gesto sorridendo
- Ragazzi venite tutti qui - disse Raul a mia sorpresa
Arrivarono in gruppo dalla cucina e si sedettero tutti vicino a me in salotto, il padre e la madre di Ed si misero davanti a noi, come se ci dovessero dire qualcosa.
- Siamo a tutt'orecchi - disse Sam
- Allora, prima che voi ci aveste aiutato, e prima di incontrare quel maledetto gruppo di zombie, noi ci stavamo incamminando verso Chicago -
- Chicago?! Da Detroit a piedi?! Ma è lontanissimo!! - lo interruppi
- Fammi continuare, lungo la strada non abbiamo ancora trovato macchine che vadano, anche perché fino ad adesso abbiamo attraversato i boschi che sono più sicuri delle strade.
Comunque ne vale la pena e ora vi spiego il perché: circa due settimane fa, alla radio, che sembrava non funzionasse, sentii un uomo dire che lì a Chicago c'era una grande fortezza e che si era creata una comunità con ospedali, case ecc..-
- Ma come fate a sapere che non sarà già tutto distrutto quando arriverete? - disse David
- Non abbiamo nulla da perdere, vivere in una comunità ci ricorderebbe che magari non è tutto perso, che forse c'è ancora una speranza per la nostra razza. Volete unirvi a noi ? - ci chiese Raul
- No, troppo pericoloso, ci siamo stabiliti qui, e siamo al sicuro - affermò Aron
- Aron, ascolta, non è una brutta idea, cosa ti aspetti? Di vivere qui per sempre? Lo sappiamo tutti che non resisteremo, e forse a Chicago ce la faremo, hanno ragione: forse gli umani hanno una possibilità di salvarsi. - cercai di convincere Aron
- Ha ragione Bie, non possiamo restare qui, prima o poi non sarà più un posto sicuro. - mi appoggiò David
Lo stesso fece anche Sam e Giulia
- Avete vinto - si arrese sorridendo Aron
- Ci servono delle macchine, domattina io e David andremo a cercarne una così potremo partire. - disse Sam
- Vi serve qualcun altro, verrò io - mi offrii, nessuno obiettò sapevano quanto fossi cocciuta.
- Perché tu? - si rivolse Aron verso Sam
- Io so guidare, e se troveremo una macchina qualcuno dovrà portarla qui no? - sorrise Sam
- Sì, scusa - ricambiò il sorriso Aron
- Ovviamente aspetteremo che Ed si riprenda prima di partire - disse la Penelope
- Se si riprenderà.. - continuò il marito
La faccia dei due, come la mia si rattristò.
La notte arrivò presto e ci mettemmo tutti a dormire in salotto, tranne Penelope e Raul che volevano stare accanto al figlio.
Feci molta fatica ad addormentarmi quella notte, forse per il forte vento che fischiava così rumorosamente che c'era bisogno di tapparsi le orecchie.
Mi svegliai la mattina presto per colpa di un urlo proveniente dalla stanza dove stava Ed.
Io e Sam ( fummo gli unici che si svegliarono per colpa del grido) ci precipitammo lì.
Fu una gioia ai nostri occhi vedere che Ed era vivo e vegeto, e stava bene.
I genitori ci sorrisero con gli occhi pieni di lacrime.
Mi commossi anche io, 'stranamente' .
Avevo pianto più in quei giorni che in tutta la mia vita.
- Ha funzionato, mi hai salvato la vita Bianca - mi disse Ed
Non risposi, gli feci solo un sorriso.
- Settimana prossima possiamo già partire - affermò il padre di Ed
- No papi, anche domani, io sto bene, non ha senso restare qui, ci aspetta la civiltà! - disse Ed
- Concordo con Edward, se sta meglio, non c'è motivo che ci faccia restare, oggi andremo a cercare una macchina e domani partiremo - dissi
- Aspetta, aspetta venite con noi? - disse Ed e dalla voce sembrava entusiasta
- A quanto pare sì! - disse Sam
- Ma cos'è tutto sto baccano? -
Disse Aron con dietro Giulia e David che lo seguirono
- Ah ma allora ha funzionato?! - continuò incredulo
- Eh già- disse Ed
- Io, Sam e David andiamo, cercheremo di tornare il prima possibile - dissi
- Che la fortuna sia con voi - ci incoraggiò Penelope
David accese il motore e partimmo.
Trovammo non molto distante un negozio con attrezzi di tutti i tipi. C'era un parcheggio enorme con minimo 30/40 macchine.
Per fortuna di zombie ce n'erano pochi, e quelli che c'erano li facemmo KO.
Scartammo le macchine messe male, e ci concentrammo su quelle di una dimensione abbastanza grande.
Trovammo una Ford C Max che era perfetta.
Al volante c'era uno zombie, questo ci diede speranze che oltre all'autista ci fossero pure le chiavi della macchina.
Non fu difficile eliminarlo. Come sperato le chiavi furono in macchina.
David si diresse verso la sua auto e Sam salì sulla Ford.
- Ragazzi, aspettate, dobbiamo trovare delle stampelle per Ed - dissi
- Io le ho, ma sono a casa mia. - ci fece sapere David
- Bene, allora verrò con te - affermai
- Tu torna a casa, Sam - si rivolse David a Samuel.
- Abbiate cura di voi - ci disse
Noi annuimmo.
Sam se ne andò.
- David ci servono altre armi e cibo, non possiamo rischiare di restare senza. - gli dissi* Spazio autrice*
Spero vi stia piacendo la storia
Lasciate una stellina se vi è piaciuto questo ottavo capitolo. E un commento, in caso abbiate qualche opinione da esprimere o anche semplici correzioni e suggerimenti :)
Grazie mille della lettura :)
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Un nuovo mondo
AdventureTutto ormai e' distrutto. Mi sono ispirata a the walking dead