Sesto capitolo- Un ex

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Che potevo fare? Avevo un'unica scelta: fare finta di niente e andare avanti. Per due giorni stetti in quella camera a sfogarmi e riflettere, non volevo vedere nessuno, volevo solo stare sola con me stessa.
Dopo quei due giorni, la sera uscii da quella stanza, tra l'altro era anche il mio turno di guardia. Erano tutti lì in salotto a chiacchierare, si immobilizzarono alla mia vista, io con un semplice sorriso, forse anche finto li salutai e cortesemente chiesi loro come stavano. Giulia e Aron, ancora shoccati risposero con un secco 'bene e tu?', invece David corse tra le mie braccia, come se non mi avesse visto da anni. In effetti in quei due giorni non volli vedere nessuno, non toccai cibo ne acqua, mancava poco che pensassero fossi morta.
Ovviamente la prima cosa su cui mi fiondai fu la cucina, avevo bisogno di recuperare le forze perse, la prima cosa che notai è la scarsità del cibo.
- Ragazzi domani dobbiamo andare a prendere cibo e acqua sta finendo - dissi
- Lo sappiamo oggi siamo già usciti, siamo andati in due supermercati qui vicino, ma erano invasi completamente e in due non ce la facevamo - raccontò David
- Non possiamo lasciare la casa vuota, potrebbe arrivare qualcuno e occuparla, e non ci vuole proprio, visto che mi sembra l'unico posto sicuro della zona - affermai
Tutti acconsentirono
- Andrò io e David là fuori - dissi
- No, resta a casa, ci penseremo io e David, lo abbiamo già fatto oggi, andremo in un altro supermercato che conosco a 10 minuti da qui - disse Aron
- Va bene - dissi scocciata, non mi preoccupava rimanere sola con Giulia, ma non mi piaceva stare con le mani in mano, volevo contribuire concretamente.
Era tardi, si addormentarono tutti, e io dovendo fare da sentinella, mi misi fuori dal balcone, con una poltrona bella comoda, con la vista sull'entrata.
- Se sei stanca, posso continuare io - sentii una voce di me, era Aron
- No, grazie, ce la faccio - cercai di sorridere
Nonostante mi ero promessa di andare avanti, guardarlo era ancora un po' difficile, ma diciamo che un po' ci stavo riuscendo
- Perdonami, non c'è minuto che passi e che io non ti pensi - disse
Non ci voleva, mi irritava sentire quelle parole, allora perché lo aveva fatto? Che motivo c'era di farlo se era così 'innamorato'. Ma non volevo prolungare la cosa, volevo finirla lì, e sopratutto non volevo farmi vedere sensibile o fargli addirittura pena.
- Per cosa dovrei perdonarti? Non eravamo fidanzati e non avevi obblighi verso di me, perciò non ti preoccupare. - mentii
- Sì, ma .. - cercò di dire
- Niente ma, prima eravamo buonissimi amici, e così continueremo ad essere - lo interruppi
La conversazione finii lì, dopo qualche minuto lo convinsi a tornare a dormire, vista la giornata che lo aspettava. 
Ripensai a ciò che gli avevo detto, potevo riaverlo, ma penso di aver fatto la scelta giusta a rimanere semplici amici.
Appena il sole si alzò alto nel cielo, tutti furono già in piedi.
Aron e David decisero di partire la mattina presto.
Giulia e io restammo in casa.
Io avevo troppo sonno per restare sveglia, e infatti mi riaddormentai, con la sicurezza che Giulia avrebbe supervisionato la casa anche se dormivo, e se c'era un problema non avrebbe esitato ad avvisarmi.
- Hei - sentii una voce maschile quasi come se fosse in lontananza.
Conoscevo questa voce, mi era familiare.
- Bieee, svegliaaa - ripeté questa voce.
No. Non poteva essere proprio lui.
Samuel. Avevo avuto una storia che finì grazie ad una poco di buono. Dev'essere un sogno, pensai, finché non aprii gli occhi.
- Amore - mi disse dolcemente
Mi scese qualche lacrima, ma non di gioia. Era l'ultima persona che desideravo vedere.
- Samuel, non mi chiamare amore - sussurrai. Non potevo certo mandarlo via, eravamo in pochi in gruppo e ci serviva aiuto, anche se dopo quel che era successo grazie a Mattia non ci fidavamo più  di nessuno.
- Lo sai che mi sono pentito di quel che è successo. Non sai quanto ci sono stato male. E ora vederti mi rende davvero felice nonostante tutto ciò che sta accadendo. - disse
- Ehm, io sono un po' affamato- interruppe Aron.
- Anche io - dissi mi alzai di colpo, e guardai Aron come segno di gratitudine per aver cambiato argomento.
Io non ci tenevo più Samuel, quando qualcuno mi fa un torto, molto difficilmente lo perdono e con lui preferivo rimanere in rapporti di amicizia.
Con il suo arrivo la tensione che da poco era sparita, si ripresentò nell'aria.
Così decisi che dovevo mettere in chiaro le cose con lui.
- Sam, vieni con me nell'altra stanza? - chiesi gentilmente
- Siamo un gruppo, se devi dire qualcosa puoi dirla pure qui - disse Aron evidentemente geloso
- Sì, ma si tratta di me e Sam. - dissi scocciata
..
- Dimmi, cucciola - disse lui
- Non chiamarmi cucciola, non stiamo più insieme, ed è proprio di questo che ti voglio parlare.
Non voglio rimanere incazzata con te fino all'infinito, soprattutto in queste circostanze. Siamo un gruppo e tutti abbiamo bisogno di tutti. Per questo voglio che restiamo amici. -
- Ma io ti amo - disse
- Non mi ami, e non dire che non è vero, lo sai anche tu. Non voglio più avere discussioni del genere con te. Se ti va bene amici, se no te ne vai. Non possiamo permetterci di tenere un 'nemico', se così si può definire, nel gruppo. Ne abbiamo già persi troppi - dissi
- Va bene, amici allora? - mi sorrise e allungo il braccio per una stretta di mano
- Amici - annuii sorridendo e gli diedi la stretta di mano.

* Spazio autrice*
Spero vi stia piacendo la storia
Lasciate una stellina se vi è piaciuto questo sesto capitolo. E un commento, in caso abbiate qualche opinione da esprimere o anche semplici correzioni e suggerimenti :)
Grazie mille della lettura :)


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