Capitolo 1

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Phoebe si era trasferita da poco a Charlotte, nel North Carolina. Miami sembrava distante anni luce da quella città dall'aria annoiata. Miami e Charlotte erano gli opposti. Una caotica e l'altra tranquilla. Una umida e l'altra fresca. Eppure a Phoebe non importava molto. In entrambe le città non aveva mai avuto nessun amico. Era una 17enne chiusa e fredda. Non parlava quasi mai, e quando lo faceva, dalla sua bocca non uscivano di certo parole dolci. Aveva qualche difficoltà nel controllare la rabbia ed era soggetta a continui sbalzi d'umore. Nonostante questo, era una studentessa modello ed una figlia altrettanto brava. Era un talento del disegno. Amava come i colori mossi dalle sue dita davano vita ad una storia che veniva poi racchiusa in un dipinto. Amava inoltre scrivere. Solo così riusciva a calmarsi. Creava storie che la portavano in mondi paralleli, dove tutto era perfetto e dove lei era perfetta. Mentre scriveva riusciva a vivere. Infine aveva una voce stupenda. Attraverso il canto buttava fuori tutta la rabbia che le opprimeva il suo cuore di ghiaccio. La sua voce veniva spesso accompagnata dal suono dolce e incantevole della chitarra che tanto adorava suonare. Ma questo era un segreto. Nessuno sapeva che, dietro quella figura scorbutica e fredda si celava una ragazza debole ma unica. A nessuno sembrava importargliene, e questo Phoebe lo sapeva. Aveva smesso da tempo di credere nelle persone. Per lei erano tutti automi senza emozioni, superficiali e noiosi. Non aveva mai visto una persona che non si fermasse alle apparenze. E questo la rendeva triste. Perchè nessuna persona che avesse mai incontrato, aveva cercato di scavare a fondo nella sua anima per portare un po' di luce e calore in quel blocco di ghiaccio, chiamato cuore. Quello per lei, era un giorno come un altro. Era solo cambiato lo sfondo della sua miserabile vita. Al posto di Miami con le sue strade trafficate, dell'umido e dell'odore di oceano nell'aria, c'era Charlotte con le sue strade tranquille, con il freddo tipico di dicembre e l'odore di Natale nell'aria. Phoebe amava l'inverno, così come amava la pioggia e la neve. Quel freddo camuffava il pezzo di Artide dentro di lei. Quel giorno decise di uscire, per scoprire un po' quella città sconosciuta. Uscì di casa dopo pranzo e si incamminò per il centro. Profumo di feste aleggiava nei respiri visibili, a causa del freddo, delle persone, che, a passo svelto si dirigevano, scrutando le vetrine, alla ricerca degli ultimi regali. Quell'immagine piaceva a Phoebe. Guardava le persone e cercava di ricostruirne le vite. Era brava a leggere le emozioni trasmesse dagli occhi delle persone. Mentre camminava notava ogni minimo particolare intorno a lei. Il cielo si stava schiarendo. Il tempo stava cambiando. Sentiva il freddo aumentare. Le poche gocce di pioggia che stavano cadendo iniziarono a trasformarsi in piccoli fiocchi di neve. Si strinse ancora di più nella sua larga felpa grigia e affrettò il passo. Era pomeriggio inoltrato, e Phoebe aveva voglia di stendersi a letto, con una cioccolata calda e ammirare la città che iniziava a coprirsi di bianco, coprendo le imperfezioni. Sarebbe stato bello, se, una volta avesse iniziato a nevicare anche su di lei, per coprire tutte le sue imperfezioni e i suoi sbagli. Odiava il suo corpo. Ignorava il fatto di essere incredibilmente bella. Aveva i capelli lunghi fin sotto la vita, neri come la pece; i suoi occhi erano due pozze scure,quasi neri, al punto che, era difficile distinguerne le pupille. Le sue ciglia, rese folte e lunghe dal mascara creavano uno strano effetto con la sua pelle morbida e leggermente abbronzata. Le sue labbra carnose, nascondevano un sorriso che non spuntava quasi mai. Non era un sorriso perfetto. Forse era proprio questo a renderlo bello. Non aveva il corpo da modella. Era normale, aveva le sue curve, che odiava e cercava di coprire il più possibile. Era di una bellezza unica. Nessun ragazzo le aveva mai fatto un complimento. Non aveva mai baciato un ragazzo, non aveva mai avuto un appuntamento, ne' tantomeno una relazione. Ma tuttociò non sembrava importarle. Ora nevicava un po' di più e a causa della temperatura che continuava a scendere il naso e le sue guance erano lievemente arrossate. Ora le strade erano quasi del tutto deserte. Phoebe era immersa nei suoi pensieri quando un rumore catturò la sua attenzione. Un rumore che andava ad aumentare. Le ci vollero pochi secondi per capire che quel rumore apparteneva ad uno skateboard che sfrecciava sull'asfalto. Alzò gli occhi e vide il ragazzo sopra esso. Era bellissimo, capelli lunghi e scuri che, con l'aiuto di un po' di gel formavano un ciuffo disordinato, le labbra, carnose e rosa arrossate per il freddo leggermente socchiuse, la pelle chiara era invasa da piccoli nei e lentiggini, che Phoebe, paragonò subito a costellazioni. Ma una cosa la attirò, e ciò che vide la fece rimanere senza fiato. Gli occhi di quel misterioso ragazzo, erano di granlunga, gli occhi più belli che la ragazza avesse mai visto. Erano di un colore impossibile da descrivere. Phoebe conosceva bene l'oceano cristallino di Miami, ma il colore degli occhi di quel ragazzo non era paragonabile all'azzurro tipico di un mare tropicale. La cosa strana era che, non erano neanche simili al colore di un cielo limpido. Il colore prendeva le sfumature delle emozioni e pensieri che attraversavano il corpo del ragazzo. Tutti questi fattori rendevano impossibile trovare un colore a cui paragonarli. Indossava una felpa larga di un grigio scuro, un paio di skinny jeans neri leggermente strappati che fasciavano le sue gambe magre ma muscolose e, infine, calzava un paio di vans nere. Phoebe non aveva mai visto un ragazzo tanto bello. Quando il ragazzo le sfrecciò accanto, il suo profumo si insinuò nelle narici della ragazza , mandandola in estasi per qualche secondo. La tentazione di voltarsi e ammirarlo ancora, era forte, ma la parte fredda e menefreghista di Phoebe prevalse. Arrivata davanti alla porta di casa si fermò e ripensò a quel bellissimo ragazzo, scosse la testa ed entrò in casa, quest'aria fredda aveva mandato in tilt i neuroni del suo cervello. Non sapeva però che, poco distante, un ragazzo dagli occhi azzurri, stava pensando, steso sul suo letto, ad una ragazza dai capelli neri, dagli occhi altrettanto scuri e al suo profumo di lavanda impresso su di lui.

Non lasciarmi andare. ||Nash Grier||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora