Capitolo 5

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-Hahaha, ma guarda! Come fai a dire che ero dolcissimo da piccolo?! Ero pure grassottello!-

Ah, la sua risata.
Phoebe non aveva mai sentito suono migliore.
Era una di quelle risate che  mettono il buon umore, capace di calciare via anche il buio più fitto.
Lei e Nash, erano diventati inseparabili, e quando non erano insieme messaggiavano di continuo.
Anche di notte.
Chi l'avrebbe mai detto che lei potesse avere un amico?
Sembrava quasi impossibile.
E come se non bastasse, era famoso.
Non ne parlavano mai, lei si imbarazzava.
Poi se ci pensava, non si sentiva all'altezza.
Le capitava spesso di chiedersi perchè Nash avesse scelto proprio lei, insomma tantissime ragazze avrebbero potuto essere al suo posto.
Ed erano tutte meglio di lei.
'Meglio non pensarci' si diceva.
Era stata fortunata e ora doveva tenerselo stretto.
Era veramente una bellissima persona.

-Proprio per questo! E poi guarda i tuoi occhi, assomigli ad un unicorno che ha mangiato troppo! Uff, perchè non sei più così?!?! Voglio il piccolo Nashy!-
Nash la guardò con espressione divertita.
-Vuoi dirmi che non ti piaccio ora? Sono ancora capace di fare quella faccia!-
Nash trattenne il respiro, gonfiò le guance e sgranò gli occhi.
La mora rise di gusto.
Ma, nonostante l'esilerante faccia, era bellissimo.
Bello da togliere il fiato.
-Okay, okay. Devo ammettere che sei ancora dolce. Ma non troppo, ora sei più brutto!-
Bugia. 'Nash' e 'brutto' non sarebbero mai potuti essere nella stessa frase.
-Io brutto?! Pff, sono stupendo! E soprattutto sexy.-
Assunse uno sguardo che di sexy non aveva proprio nulla.
-Certo! Sei troppo sexy.
Ah, caro Hamilton.
Povero illuso.-
Altra bugia. Cercava di non pensarci, ma era pur sempre una ragazza, e gli occhi ce li aveva.
Non riusciva a smettere di ridere.
-Scappa finchè puoi!-
Nash si alzò velocemente dal letto di camera sua, pronto a scattare.
Phoebe cacciò un piccolo urlo divertito e poi corse fuori dalla stanza.
Era spacciata, quella villa era troppo grande e lei la conosceva giusto il necessario per riuscire a raggiungere la camera di Nash.
Corse subito verso il salotto.
Era una frana nella corsa, e i passi lunghi e veloci del ragazzo non aiutavano.

Appena mise piede nel salotto Nash la raggiunse, e avvolgendo le braccia alla vita di Phoebe, la prese in braccio.
Lei era talmente sorpresa da non riuscire a formulare un pensiero sensato.
Forse per la vicinanza di Nash, forse per la corsa, il respiro le mancò.
5 secondi dopo, Phoebe era in aria che si sbellicava dalle risate.
Subito atterrò con un tonfo sul divano in pelle di casa Grier.
Altri 5 secondi e Nash era a cavalcioni su di lei che la immobilizzava ridendo fino alle lacrime.
Portò le mani alla pancia di Phoebe e iniziò a farle il solletico. Lei non lo soffriva molto, ma non riusciva a smettere di ridere.
-Rimangia quello che hai detto!-
-Mai, hahah!-
Nash, abbastanza sorpreso e ancora più divertito, smise di farle il solletico un attimo, e la situazione era già ribaltata.
Phoebe era sopra di lui e aveva cominciato a fargli il solletico.
Nash lo soffriva moltissimo.
Le loro risate risuonavano tra le pareti della casa, rallegrandola. La più felice lì, era la ragazza.
Era in compagnia della persona più importante della sua vita, e si stavano divertendo come se non ci fosse un domani.
-Okay ahahah, m-mi arrendo!-
Phoebe smise subito, aveva il fiatone.
Si alzò da Nash, e si sdraiò sul pavimento freddo in cerca di ristoro.
-Dio, non ho mai riso così tanto in vita mia!-
-Sì, ma non è giusto! Tu non soffri il solletico.-
Nash fece una finta espressione delusa e Phoebe sorrise.
-Eh, sono migliore di te!-
-Guarda che ricomincio a ricorrerti. Ho visto che sei velocissima!-
Già, un ippopotamo sarebbe stato più veloce di lei.
-Ssh, ho fame, sete e caldo! Mi fai consumare tutte le energie, dovrò mangiare di più e diventerò una balena!-
-Sono simpatico, non è colpa mia!- si vantò lui.
-Ora andiamo a sfamarti, però devi essere paziente. Cenerai con noi questa sera, e conoscerai la mia famiglia. Non accetto un 'no' come risposta.-
Phoebe non ribattè, non dispiaceva conoscere la famiglia del ragazzo.
Ma il problema era un altro.
Non sapeva cucinare, nulla.
A malapena riusciva a versare l'acqua in un bicchiere.
Si alzarono e raggiunsero la cucina.
-Cosa prepariamo? Sai fare la pizza?-
E ora che gli avrebbe detto?
-Ehm, non so. Proviamo.-
-Okay, allora qui c'è la farina, il sale, il lievito e- fece una pausa- versami dell'acqua in un bicchiere, per favore.-
Phoebe cercò di non allargargli la cucina. Ci riuscì. 'Wow' pensò sarcasticamente, 'sto davvero migliorando'.
-Tieni.-
Glielo porse.
-Grazie. Nel frigo, c'è un sacchetto con dei pomodorini, prendili e tagliali. Il coltello è lì, vicino al fornello.-
'Oddio, proviamoci.' pensò la ragazza.
Prese i pomodori, li mise sopra un tagliere e impugnò il coltello.
Come si tagliavano quei maledetti pomodori?
Il primo lo tagliò talmente male da trasformarlo in poltiglia.
Provò con il secondo, stessa cosa.
Così come il terzo, il quarto e il quinto.
Ora era davvero arrabbiata.
Una risata arrivò alle sue orecchie.
-Faccio io se vuoi, chef!-
Lo fulminò con lo sguardo.
Era abbastanza orgogliosa.
-Grazie ma no grazie.
Faccio io, la ricetta che conosco dice di fare così. Finisco io.-
Nash alzò gli occhi al cielo divertito.
-Passami il sale, per favore.-
Guardò dove Nash le aveva indicato.
C'erano due contenitori.
Ne prese uno a caso e glielo passò.
Hamilton farcì la pizza e la mise in forno.
-Ma sei sicura che si faccia così?- le domandò divertito.
Era una frana in cucina, ma fino ad un certo punto.
Aveva capito che Phoebe non era capace di cucinare, ma non lo disse.
-Ti ripeto che l'ha detto uno chef, mica io! Penso sia capace di cucinare, o no?-
-Sì, ovvio!- le rispose sorridendo.
Non se l'era bevuta.
-Raccontami un po' della tua famiglia.-
Phoebe cercò di sviare il discorso.
-Mia mamma si chiama Elizabeth, è una donna fantastica. Mio padre Chad, è il mio eroe. Mamma non poteva scegliere uomo migliore. Mio fratello maggiore, Will che ora è al college, mi manca tanto. Hayes, che ha 14 anni, è un rompi palle ma gli voglio bene. E poi c'è la mia principessa, Skylynn, è una bambina adorabile.-
Mentra le parlava della sua famiglia un sorriso si fece largo sul suo viso. Si vedeva che ci teneva molto. Phoebe non potè essere altro che felice per lui.
-Adesso tocca a te!-
Da un momento all'altro il suo umore cambiò. Le capitava spesso.
Cosa si poteva inventare, ora?
Un trillo annunciò che la pizza era pronta, e Nash velocemente aprì il forno e la mise su un piatto. Non aveva un brutto aspetto.
-Che dici, la assaggiamo?- le disse il moro.
-Assolutamente sì!-
Nash le fece uno dei suoi sorrisi, mostrandole quei denti perfetti.
Ne tagliò due pezzi e gliene porse uno.
Li assaggiarono contenporaneamente.
Phoebe alzò lo sguardo e incontrò l'espressione schifata e divertita di Nash.
Presero una bottiglia d'acqua e la finirono cercando di togliere quel saporaccio dalle loro bocche. Poi Nash scoppiò in una risata memorabile, contagiando anche la ragazza.
-Ma dimmi, in quella ricetta che conosci, lo chef diceva di mettere anche dello zucchero?!-
-Hey, sono trasgressiva, l'hai mai assaggiata una pizza così buona?-
Non riuscivano a smettere di ridere. Cavolo, l'aveva combinata grossa.
Appena Nash riuscì a respirare parlò.
-Quando arrivano i miei a casa, andiamo a fare la spesa. Sempre se ti va.-
Possibile che esistessero certi occhi al mondo?
-Sì, va bene.-
Era difficile abituarsi alla bellezza di Nash.
E per Phoebe non c'era nulla da fare, non ci riusciva. Più osservava i suoi occhi, più le gambe le tremavano.
Adorava ogni sua singola cosa.
Il modo in cui si passava la mano destra tra i capelli, il modo in cui parlava e sorrideva, la sua camminata, i suoi occhi così espressivi, caldi e profondi. Ma era possibile che un azzurro così freddo come il suo potesse trasmettere  tanto calore? Phoebe non riusciva a rispondere a questa domanda.
Con Nash, era possibile praticamente tutto.
Lei non voleva pensare a lui in quel modo.
Erano solo amici, e Nash da lei non avrebbe voluto altro. Anche perchè lei non avrebbe potuto dargli altro. O forse sì, non sapeva nemmeno questo. Non sapeva amare. Ma se quello che provava per Nash era amore, lo detestava.
Per quanto aveva capito, l'amore era un abisso da cui era impossibile risalire. Ti innamoravi dell'idea di passare il resto dei tuoi giorni, lì, fra il buio, la desolazione e la solitudine. E lì, solo, marcivi. Non c'era un perchè.
Forse era l'unica a pensarla così. La solitudine dipingeva ogni suo pensiero, e magari era riuscita a scolorire anche l'immagine dell'amore nella sua testa.
Forse la felicità non era per lei.
Forse l'amore non era per lei.
Forse era la personificazione della tristezza.
E Nash non poteva volere nulla di tutto questo.
Certo, era cambiata ma rimaneva la stessa ragazza di qualche settimana prima.
Quella ignorata da tutti.
Non si rese conto che Nash era rimasto immobile a fissarla.
Aveva uno sguardo attento, magari stava cercando di capire cosa pensava.
Ma per lui sarebbe stato impossibile.
In quel momento gli occhi di Phoebe erano avvolti da una nebbia fitta, impenetrabile.
Il rumore della porta che si apriva li fece sobbalzare.
-Nash, siamo a casa!-
Era la voce di una donna, sicuramente sua madre.
-Sono in cucina, venite che vi devo presentare una persona!-

-Nashy, Nashy! Guarda, mamma mi ha comprato un nuovo peluche!-
Una bellissima bambina si fiondò di corsa verso Nash.
Capelli biondi, occhi castani, ecco Skylynn.
Phoebe la trovò subito dolcissima.
Nash piegò le ginocchia e prese in braccio la piccola.
-È bellissimo! Come l'hai chiamato?-
Il cuore di Phoebe si sciolse, erano davvero stupendi.
-L'ho chiamato Nashy! Perchè questo unicorno è azzurro, proprio come i tuoi occhi. Ma... Chi è questa ragazza? Tua amica?-
-Lei è Phoebe e sì, è mia amica!-
Sentirsi chiamare 'amica' era ancora strano per la ragazza.
-Ciao, io sono Skylynn. Ma puoi chiamarmi Sky, è più bello. Lui è Nashy, il mio nuovo unicorno.-
Phoebe allargò più che poteva le labbra, sfoggiando uno dei più grandi e sinceri sorrisi che avesse mai fatto.
-Piacere Sky, io sono Phoebe. E piacere anche a te, Nashy!-

Nash rise, Phoebe era davvero buffa mentre parlava con quel peluche. E vederla lì con sua sorella, gli fece scaldare il cuore.
Proprio in quel momento entrò sua madre.
-Ciao cara, io sono Elizabeth. Piacere di conoscerti! Mio figlio ha parlato molto di te. Ti fermi con noi a cena?-
Nash voltò lo sguardo verso Phoebe e la vide imbarazzata.
Poi però si fece coraggio, e con un gran sorriso parlò.
-Piacere mio. Mi chiamo Phoebe, Phoebe Stone. Ehm, se non è un problema...-
Elizabeth la interruppe.
-Bellissimo nome, e tranquilla!
Non disturbi, anzi sono felice di averti qui con noi. Nash ultimamente ha sempre il sorriso, e ho già capito che è merito tuo!-
Ora quello imbarazzato era Nash.
-Sì mamma! Bene ora io e Phoebe andiamo a comprare la cena. Ah, e quella pizza sopra al tavolo meglio non la mangi. Sai. abbiamo provato a cucinarla ma non è venuta buona. A dopo!-

Afferrò la ragazza per il braccio, e la trascinò fuori di casa.
La guardò in faccia e incontrò il suo sguardo divertito.
Era sicuro di essere arrossito.
-E così è da un po' di tempo che sei sempre felice, eh? Perchè non me l'hai detto?-
-Ehm, sì ehm...- ora balbettava anche? - mi diverto con te...-
Ma cosa stava dicendo?
Nemmeno Freud sarebbe riuscito a capire la sua mente.
Ora però anche Phoebe era imbarazzata.
-Uhm, okay... Tu mi hai aiutato molto in questo periodo...- e poi sussurrò - per fortuna.-
Nash non capì.
-Come 'per fortuna'? Cosa c'è che non va?-
Forse non la conosceva bene, ma le era sembrata tranquilla e felice.
Poi si ricordò.
Quando lui le aveva dato appuntamento al parco, lei era arrivata piangendo.
Come poteva aver dimenticato una cosa del genere?
'Che stupido' pensò.
Phoebe abbassò lo sguardo.
- N-nulla, insomma... -
Nash la interruppe.
-Se non vuoi dirmelo è okay. Ma se hai bisogno, io ci sono.-
Alzò il braccio e lo avvolse attorno alle spalle della ragazza.
Lei si irrigidì e sospirò.
-A casa non va molto bene.
È da anni che i miei hanno divorziato, per colpa di mia madre. Sai, lei ha tradito mio padre. Ora lui vive a San Francisco e mi manca tanto.
Mia madre si è risposata solo per soldi. Mi odia e io odio lei. Non le interesso minimamente, e questa cosa mi ferisce. Insomma sono sua figlia!- ormai stava singhiozzando - Ho così tanta paura di rimanere sola, Nash!-
Il cuore di Nash si spezzò. Sentirla piangere lo devastava. Ma doveva essere forte, per lei.
Si fermarono e lui la abbracciò.
Mentre Phoebe era tra le sue braccia non potè fare a meno di pensare a quanto fosse bella e a quanto lui fosse fortunato.
Quando la ragazza si calmò, Nash cercò di formulare una frase.
-Ascolta, mi dispiace. Mi dispiace tanto, dovevo accorgermene prima! Cavolo, sono proprio stupido!- formulare frasi come una persona normale forse non era per lui -Ma senti se sei triste, se hai bisogno, se litighi con tua mamma, vieni da me. A qualsiasi ora. Non farti problemi, non disturbi. Non sarai mai sola. Ci sarò io, questo te lo prometto. Non mi potrei mai stancare di te.-
Il suo battito era accellerato, troppo.
E da quello che sentiva, per la vicinanza dei loro petti, nemmeno quello di Phoebe era calmo.
- G-grazie. Grazie veramente Nash.-
La ragazza si staccò dall'abbraccio, si alzò sulle punte e gli diede un bacio sulla guancia.
Wow.
Ora il suo cuore ballava, cantava, correva, piangeva.
Faceva salti mortali e poteva fare invidia alla campionessa del mondo di ginnastica artistica.
Riportò le braccia attorno alle spalle di Phoebe ed entrarono al supermercato.

Non lasciarmi andare. ||Nash Grier||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora