Do Svidanya, Misha

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Tema: Nella Russia staliniana, una giovane coppia dello stesso sesso si ama alla follia, ma il loro amore è vietato e devono nasconderlo per non essere severamente puniti, ma un giorno qualcuno li vede...

* nota preventiva: i nomi russi hanno diminutivi quasi fissi, che verrebbero dati per scontati da un ipotetico scrittore russo; Misha è il diminutivo di Mikhail. Qui maggiori informazioni su questo argomento: http://venus.unive.it/aliasve/moduli/corso_base/russo/nome_russo.htm

Tutto è cominciato anni fa, era l'autunno del 1934 e io mi ero appena trasferito a Yekaterinburg per lavorare al progetto per quella nuova miniera di carbone che doveva aprire appena fuori città. Le prime settimane del lavoro mio e della mia squadra furono abbastanza monotone, caratterizzate da lunghe giornate in ufficio e serate solitarie in casa. Impiegai un po' di tempo ad ambientarmi nella nuova città e tra i nuovi compagni, però infine feci amicizia con un giovane ingegnere, il suo nome era Petr Filomonovič: anche lui era nato in un piccolo paese della steppa e si era trasferito in città per cercar fortuna. Spesso a pranzo mangiavamo allo stesso tavolo e a volte la sera andavamo al bar a discutere di attualità o letteratura. Mi sentivo mio agio con lui, era come me d'indole schiva e c'intendevamo bene.

Dopo il primo periodo di progettazione in ufficio, arrivò il momento dei sopraluoghi e degli scavi e circa a metà primavera inaugurammo la Miniera Nuova di Yekaterinburg, che avrebbe portato ricchezza e lavoro alla città e allo stato. C'era una grande eccitazione nell'aria quel giorno, me lo ricordo come fosse ieri. Mi sentivo molto soddisfatto, anche se sapevo che il mio lavoro era appena cominciato essendo le miniere opere in continuo movimento. Molta gente veniva a complimentarsi e stringermi la mano. Fu proprio quel giorno che vidi per la prima volta Misha*, anche se non avevo ancora la minima idea di chi fosse. L'avevo notato tra la folla perché era particolarmente imponente: sarà stato almeno mezza spanna più alto di tutti gli altri presenti e dava l'idea di essere anche molto forte; doveva essere un minatore, mi dissi fra me e me. Ero perso nei miei pensieri quando qualcuno mi venne in contro e cominciò a parlarmi, così distolsi la mia attenzione.

Lo vidi la seconda volta due settimane dopo, nel mio ufficio. Appena entrato sorrise e si presentò subito, così appresi che il suo nome era Mikhail Nazarovic' ed era a capo di un gruppo di minatori. Era venuto perché aveva bisogno di una mappa completa della miniera, compresi i tunnel ancora da costruire. Non durò molto questo nostro primo colloquio, solo un paio di battute, ma più tardi durante la pausa pranzo quello stesso giorno, si sedette allo stesso tavolo mio e di Petr e parlammo un po' di più. Quest'avvenimento si ripeté altre volte nelle settimane successive. Era piacevole stare in sua compagnia perché era molto allegro e gioviale, con lui non mancava mai un argomento di cui parlare o una battuta per la quale ridere. Anche Petr, dopo un primo momento d'imbarazzo, decise che si trovava bene con lui, anche se era ben lontano dal grado di istruzione delle sue compagnie solite.

Così, tra lavoro e occupazioni varie le settimane scivolarono e si trasformarono in mesi, fino ad arrivare ad una fredda mattinata di fine autunno: l'aria tagliava la pelle come lame da barba sfilate e il cielo era plumbeo. Stavo facendo calcoli al mio tavolo da lavoro per la sostituzione di una trave in una qualche galleria di collegamento, quando sentii qualcuno bussare alla porta. Una volta aperto di fronte mi trovai lui, Misha. Lo feci accomodare, anche se ero perplesso: dopo la prima volta non era mai tornato nel mio ufficio, ci eravamo sempre visti al di fuori e raramente faceva pause durante il lavoro; capii però che c'era qualcosa di strano quando, chiedendogli cosa ci facesse in quel luogo, cominciò a balbettare motivazioni palesemente inventate. Ero confuso e stavo per interromperlo, quando d'un tratto mi prese la faccia e stampò le sue labbra sulle mie. Subito dopo si staccò e mi guardò negli occhi, aveva le guance quasi bordeaux tra il freddo e l'imbarazzo. Ci fissammo per qualche interminabile istante: tutto era così inaspettato che nessuno dei due aveva idea di cosa dire. Mai nella mia vita avevo pensato a nulla del genere: sin dall'adolescenza non avevo mai avuto interesse per le ragazze e le questioni amorose. Ma in quel momento era tutto diverso e, non so perché, tutto sembrava... giusto. Guardai Misha, sulla sua faccia era dipinta un'espressione preoccupata, probabilmente si aspettava da me qualche segnale, positivo o negativo, che non avevo dato. Annuii leggermente con la testa e lui si riavvicinò per abbracciarmi. Così cominciò la nostra relazione, rigorosamente segreta a causa delle dure leggi repressive dello stato e di possibili e non trascurabili ritorsioni da parte di conoscenti. Decidemmo di non variare apparentemente il nostro rapporto sul lavoro, continuare a vederci né troppo né troppo poco, per non destare sospetti, mentre ci saremmo potuti incontrare fuori, non troppo spesso o troppo a lungo, sempre per non destare sospetti.

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