✑ Chapter 1

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"04 Gennaio."
Ancora sei mesi. Sei mesi e tutto avrebbe avuto fine. Louis non si sarebbe più svegliato alle cinque del mattino. Non avrebbe più corso al massimo delle sue capacità per le strade del campus, sperando di raggiungere in tempo l'edificio del college, con il cuore a mille, la cravatta che si sgualciva a colpi di vento e l'ansia di dover entrare in ritardo in classe, facendo così una figuraccia. Non avrebbe più mangiato la solita mela verde ammuffita a colazione e i soliti panini duri del pranzo, con il prosciutto che gelava i denti per quanti giorni era rimasto in frigorifero. Non avrebbe più rivisto quelle facce, quei visi che spesso e volentieri gli avevano portato solo guai. Nessuna relazione di sei pagine sulle modalità di scrittura della Austen, o peggio, della Brontë. Non che a Louis non piacesse, la letteratura inglese. Anzi, a casa, sotto il piccolo materasso in lattice, aveva interi ed enormi libri dedicati solo alle due eroine, Jane e Emily. Le adorava, questo era più che certo. E quando si ritrovava a dover consegnare un lavoro su di loro, dava sfogo alla più grande capacità che possedeva: scrivere. E allora, quelle sei pagine, non gli sembravano poi tante. Ma, nel momento in cui ritirava il compito visionato alla cattedra del professor Stanley, il mondo gli cadeva addosso, nel leggere il commento di valutazione:
"Louis, è il momento di crescere e di aprire gli occhi. Basta con questo romanticismo francese. La Austen è una donna contemporanea, con la testa sulle spalle. Lei non sogna.
Lavoro insoddisfacente. Da riconsegnare entro una settimana."
Oppure:
"Mi sono rifiutato di continuare a leggere il tuo elaborato, quando mi hai paragonato la Brontë ad una adolescente nel mezzo dello sviluppo.
Sei fuori tema.
Da riconsegnare entro tre giorni."

Louis non si capacitava del perchè i suoi lavori suscitassero tanto odio e disgusto al professore di letteratura. Dire che ci rimaneva male, ogni volta, era poco. Eppure, quando leggeva le relazioni al suo migliore amico, Niall, sorrideva e sognava. Perchè quel piccolo ragazzo irlandese, biondo tinto e con una surreale fame a base di sole pizze, amava come Louis scriveva. E tutte le volte che leggeva i commenti del professore su quei fogli, scendeva infuriato dal letto a castello del dormitorio che condivideva con il suo migliore amico e imprecava:
- Io lo ammazzo. Lo ammazzo a quello là. Come è possibile essere cosí ottusi davanti ad un capolavoro del genere? Come si permette di dire certe cose? Stanley è troppo vecchio, per quella cattedra. Deve andare in pensione e questa è la dimostrazione. Oppure sarò costretto a mandarcelo io!

Così dicendo, Niall si rimboccava le maniche della camicetta del college, scoprendo le braccia ossute e, rosso in viso, faceva per uscire dalla stanza, con l'intento di dare una lezione a quell'ingiusto professore. E allora, Louis, dopo essersi ripreso dalle enormi risate suscitate dalla reazione del piccolo biondo, lo tratteneva per i polsi e, con parole giuste e risolutive, calmava l'animo irrequieto del suo migliore amico.

Questa era la solita routine. Una routine di cui Louis era stanco. Perciò, nel leggere quella data sul calendario appeso all'armadietto, sospirò, ma non gli mancò un piccolo sorriso, perchè ogni giorno che passava, si avvicinava sempre di più alla fine. Era, di carattere, un ragazzo alquanto ottimista e valorizzava ogni volta il lato positivo delle cose, anche se, spesso, un lato positivo non c'era. Quando chiuse l'anta in ferro del proprio armadietto, Louis sobbalzò nel vedere la figura di Niall comparire all'improvviso. Corrugò le sopracciglia e con il cuore a mille, si lamentò con il povero ragazzo:

-Niall, mi hai fatto prendere un colpo. La prossima volta saluta, prima di apparire così davanti a me.

Niall sbuffò, spostando il ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte. Era abituato al carattere lunatico del suo migliore amico e, se ora aveva reagito così, tra cinque minuti avrebbe potuto addirittura riderci sopra.
Perciò, ignorò le sue parole e, con la stessa enfasi di un bambino durante il giorno di Natale, appoggiò le mani sulle spalle di Louis, aprendo un enorme sorriso sulle labbra e spalancando gli occhi.

-Ho buone notizie, a mia difesa. Il college darà una festa. E non ti stò parlando del solito party per ubriachi e ragazze svestite. Ma di una festa in maschera.

Il biondo enfatizzò le ultime due parole, come se ci fosse davvero qualcosa di speciale in una avvenimento di questo genere. Ma Louis, come di norma, scosse il capo, pronunciando un ironico:

-Oh mio dio! Una festa in maschera! Che emozione, vado subito a comprarmi il vestito.

Così dicendo, il piccolo moro dagli occhi di ghiaccio si voltò, con l'intenzione di raggiungere in anticipo l'aula della prossima ora, dato che di cose interessanti non ce n'erano. Louis non era il tipo da feste. Preferiva di gran lunga chiudersi nella stanza del dormitorio, mettersi comodo sul proprio letto e immergersi nella lettura, lontano da ogni guaio.
Ma ogni proposito venne disintegrato alla vista di quei occhi. Verdi, intensi, capaci di trasportarti lontano da tutto e da tutti, in un universo parallelo. Quell'oggi, però, erano diversi rispetto agli altri giorni: un leggero strato di rossore colmava la sclera, che a sua volta era bagnata, come se il ragazzo dai ricci ribelli avesse appena pianto. Louis sentì le gambe molli e i brividi lungo la schiena, quando i loro sguardi si incrociarono. Nulla che potesse significare per Harry Styles, la più grande cotta che il moro avesse mai avuto. Ma per il cuore del ragazzo fu un colpo basso, tanto che smise per alcuni attimi di battere. La sua testa era altrove: si chiedeva perchè quel giorno gli occhi verdi del riccio apparivano così tristi. Si chiedeva cosa fosse successo. E una piccola, s'eppur crudele speranza, si accese in Louis. Una speranza che prese voce nelle labbra del suo migliore amico, Niall, che tentava di catturare nuovamente l'attenzione del ragazzo.

-HARRY STYLES E ZAYN MALIK SI SONO LASCIATI.

Lo urlò così ad alta voce che nell'intero corridoio ci fu il silenzio, per alcuni secondi. Il moro di scatto si voltò verso Niall e d'istinto gli tappò le labbra con la mano, per evitare l'impossibile: Harry aveva sentito. Si bloccò in mezzo a tutti, girandosi nella loro direzione e il suo sguardo, ora pieno di lacrime, trafisse quello del biondo, che con occhi spalancati si sentiva tremendamente in imbarazzo. Harry non disse nulla. Strinse i pugni e raggiunse a grandi passi il primo bagno disponibile, dove si chiuse dentro. Subito, coloro che avevano assistito alla scena, iniziarono a bisbigliare, ad indicare i poveri ragazzi che restavano muti, inconsapevoli di come agire. Il corridoio si riempì di sussurri e Louis, lasciando il capo del migliore amico, ancora in trans, strisciò seduto al pavimento, portandosi le mani alla testa, che scuoteva, incredulo.

-Niall, hai idea di cosa hai combinato? Spero per te che.. lui non ci venga a cercare.

Non riuscì nemmeno a pronunciare il nome di Harry. Il piccolo biondo deglutì con tanta forza da suscitare la preoccupazione del ragazzo seduto a terra, che alzò lo sguardo su di lui. Afferrò la sua mano e si tirò nuovamente su, trascinando con se il povero Niall alla lezione successiva, cercando di allontanarsi il prima possibile da quella situazione.

Spazio autrice:

Questo è il primo capitolo di "Looking the Ring", che spero con tutta me stessa vi piaccia.
Il secondo capitolo sarà pubblicato a 20 visualizzazioni.
Buona lettura!

G.

Looking The RingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora