✑ Chapter 11

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Harry puntò lo sguardo sulla figura del più grande, andandogli incontro. Gli studenti cominciarono a preoccuparsi, a guardarsi intorno per cercare il colpevole e nel giro di poco un cerchio di gente si formò attorno a Gerard. Pochi avevano assistito alla scena. Due ragazzi tirarono su il ferito, trascinandolo fuori dall'edificio. Il riccio fece lo stesso con Louis, il quale si trovava in uno stato di confusione totale: non capiva quello che stava succedendo, perchè Harry avesse ferito Gerard e dove stavano andando. Eppure non aveva paura. Quello che provava era puro sollievo: sollievo per non essere ancora prigioniero delle braccia del rosso, sollievo perchè il suo riccio era tornato ed ora lo stava portando via da una festa alla quale non voleva nemmeno andare, in realtà.
Harry spintonò in mezzo alla folla di gente, per scappare dal personale della sicurezza e per uscire da quel posto al più presto. Quando raggiunse la porta sul retro del circolo, fece attenzione che nessuno lo stesse guardando, ad eccezione del liscio, ed uscì assieme a lui. Il riccio mollò la presa sul braccio del più grande e prese un grande respiro, asciugandosi i pugni sporchi di sangue sulla maglietta bianca che indossava. Louis doveva essere terrorizzato, preoccupato. Doveva sentirsi in pericolo, accanto ad Harry. Ma non ci riusciva proprio, nemmeno in quel momento, nel quale il ragazzo aveva addosso del sangue.
Quest'ultimo si voltò verso di lui e per un attimo stette zitto. Corrugó poi le sopracciglia, avvicinandosi nuovamente.

-Stai bene?

Louis annuì, mentre il cuore iniziava a galoppare a causa della vicinanza con il riccio.

-Bene. Ora puoi spiegarmi PERCHÈ CAZZO TI STAVI PER BACIARE CON QUEL PEZZO DI MERDA?

Il liscio sobbalzò a quel cambio immediato d'umore. Un attimo prima Harry sembrava preoccupato per lui, ed ora invece gli stava urlando contro, furioso. Questo lo costrinse ad allontanarsi, non perchè fosse spaventato, ma sapeva di dover mantenere le distanze quando il ragazzo era in quello stato. E il sollievo fu rimpiazzato dalla rabbia.

-MI HAI SENTITO?

-INTANTO ABBASSI IL TONO DELLA VOCE. SMETTI DI URLARMI IN FACCIA.
E POI DI COSA CAZZO TI LAMENTI? POSSO BACIARE CHI MI PARE, QUANDO MI PARE E PERCHÈ MI PARE.

-NON PENSO PROPRIO. CI SIAMO BACIATI, LOUIS, RICORDI? BEN DUE VOLTE.

-SÌ, E ALLORA?

-E ALLORA NON PUOI ANDARTENE ALLE FESTE A BACIARE CHI CAZZO TI PARE.

-PERCHÈ NO?

-PERCHÈ NON PUOI.

-FORSE AVRESTI DOVUTO PENSARCI PRIMA, NON CREDI?

-PRIMA? QUANDO?

-PRIMA DI CACCIARMI DALLA TUA STANZA, HARRY.

A quella risposta il riccio tacque. Rilassò i pugni e rimase immobile a guardare Louis, prima di abbassare gli occhi sul pavimento: non riusciva a sorreggere lo sguardo del liscio.

-Ho dovuto farlo.

Disse poi, in tono pacato e distante. Il moro parve disorientato dalle sue parole e corrugò le sopracciglia.

-Cosa?

-Ho dovuto cacciarti dalla stanza.

-Perchè?

-Perchè sapevo che avrei litigato con Zayn.

-Dunque?

-Dunque, Louis, hai visto come ho reagito oggi?

-Sì..

-Bene. La stessa cosa è accaduta con Zayn. Ora ha un occhio nero. Non era sicuro farti restare là dentro con noi.

Il più grande non seppe cosa dire.
Aveva trascorso la sera a pensare a tutte le motivazioni possibili per cui Harry avrebbe potuto fare una cosa del genere, ma quella ragione non gli era passata nemmeno per la testa.
Un'altra domanda iniziò a turbare la sua mente.

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