✑ Chapter 8

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Louis, ormai, non poteva più scappare. Harry era là, di fronte a lui, e lo fissava. Si fissavano, in realtà. Ma il moro non aveva idea di cosa fare, di come muoversi. Se avrebbe aperto bocca, il più piccolo avrebbe riconosciuto la sua voce.
Così rimase fermo alcuni attimi, poi tentò di scappare. Cercó di superare il riccio, ma questo lo bloccò per le spalle.

-Ehy, ehy. Come siamo scortesi! Nemmeno si saluta? È da un po' che non ci si vede.

Harry curvò le labbra in un sorriso malizioso e, improvvisamente, quel viso spento, contornato da occhiaie e occhi rossi, non sembrava più tanto triste. Chiuse la porta, in modo da non far scappare il moro, che nel frattempo era nel panico.

-Inizio a pensare che tu sia muto. Non può essere sempre colpa del gatto.

Quella frase, per Louis, era ormai fritta e rifritta, perciò non gli scaturì alcuna reazione. Teneva gli occhi puntati sulla fugura del ragazzo, mentre l'ansia gli corrodeva lo stomaco. Quest'ultimo si appoggiò alla porta, incrociando le braccia al petto e sospirando.

-Vorrà dire che resterò qua finchè ti degnerai di salutarmi.

Quegli occhi verdi presero a vagare per il corpo del più grande, osservando ogni minimo particolare. Tornò al viso e lo guardò con maggiore attenzione: sulla sua fronte comparve un cipiglio.

-Aspetta un attimo..

Harry si avvicinò al moro, che iniziò a sprofondare nella paura. Non poteva bloccare il più piccolo che, mano a mano che si avvicinava, faceva saltare il suo cuore, scrutandolo confuso.
Gli afferrò la mano destra e il peggior incubo di Louis si realizzò: il riccio riconobbe l'anello.

-Sei tu! Questo oggetto.. i tuoi occhi! Sì sì, sei tu!

-Non ho idea di cosa tu stia dicendo.

-LA VOCE! ERI TU IL RAGAZZO DELLA FESTA. QUELLO CHE HO BACIATO, CHE HO PORTATO IN MACCHINA E CHE POI È SCAPPATO.
CONFESSA!

Il moro indietreggiò, sbattendo contro la parete gelida della stanza. Sudava freddo, mentre il più piccolo lo teneva alle strette. Cosa avrebbe potuto dire? Non poteva negare l'evidenza. Superò di corsa il riccio, uscendo dalla stanza. Quest'ultimo lo rincorse e, grazie alle sue lunghe gambe, riuscì ad afferrarlo in breve tempo.

-Eh no, caro mio. Tu ora non mi scapperai di nuovo. Ti ho trovato.

Louis provò a dimenarsi sotto la sua presa, ma Harry lo costrinse contro il muro del corridoio, bloccandolo con entrambe le braccia ai lati della sua testa.

-Sono io, okay? Ero io quello che hai baciato, che hai portato in macchina fino a casa tua. Ero io quello che ha assistito alla scena tra te e Zayn ed ero io quello che se n'è scappato. Ed ora? Sei soddisfatto?

-Perchè cazzo me l'hai tenuto nascosto? Io e te già ci eravamo visti. Tu sei.. aspetta.. Ah sì! Louis! Louis Tomlinson. L'amichetto figo di quello sfigato di Niall.

Il moro era in trans: un po' perchè quella distanza minima tra lui e il ragazzo lo mandava in estasi, un po' per il complimento "amichetto figo" e un po' per l'offesa rivolta al suo migliore amico, che lo portò a serrare la mascella.

-Non chiamarlo così.

-Non cambiare discorso. Devi rispondere alla mia domanda, ora.

-Non risponderò proprio a nulla. Hai già avuto una risposta, basta e avanza.

-Non mi muoveró da qua fino a che non mi darai una motivazione, allora.

Lo sguardo di Harry era un mix tra la furia, la soddisfazione, il divertimento e l'impertinenza. Il più grande, a quelle parole, strinse i pugni. Non voleva che la gente assistesse a quella scena, che girassero voci.

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