1. La quotidianità.

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Era un giorno qualunque per il giovane Marco, eppure quel giorno iniziò a perdersi tra i suoi pensieri e dilemmi. Quel giorno, in piena estate mentre il resto del mondo si godeva il calore del Sole e la bellezza del mare si ritrovò ad osservare la gente, seduto sul lettino di un lido con un ombrellone a coprirlo dalla luce che emanava il Sole.
Marco si guardò intorno e vide varie scene, quasi come se fosse in un teatro, tutte prese dalle loro cose; persone che discutevano altre che ridevano, bimbi armati di paletta e secchiello, ragazzi della sua età a godersi la freschezza che donava il mare in quella giornata tremendamente calda da far impazzire.
Nel osservare quelle scenette gli si aprì la mente, trasportandolo in un mondo diverso da quello già vissuto, lo trasportò nel suo mondo di pensieri pieno di caos. Le domande che si fece furono "perché sono tutti così tranquilli?", "cosa sanno sulla vita?", "prima o poi moriranno e sprecano tutto questo tempo a fare nulla?".
Insomma i pensieri del ragazzo erano abbastanza amareggiati e incuriositi, non riusciva a capire come facessero quelle persone a restare così tranquilli in un mondo del genere.
Per Marco il mondo è come un gioco, non un gioco semplice dove poi salvi la tua amata principessa e come finale c'è sempre quel "e vissero tutti felici e contenti", no, per lui era un gioco pieno di ostacoli pronti a buttarti giù. Persone che erano pronte a farti lo sgambetto per poi far finta di nulla. Persone che internamente erano iene e non realmente persone, senza un minimo di umanità. Il gioco per lui era come una sfida ed è così che la definì vita.
Più giocava e più viveva, questo lo rendeva diverso.. Lui si definiva sempre diverso da tutti i suoi coetanei, in effetti aveva conoscenze diverse dai ragazzi della sua età. Non pensava alla moda, ne tanto meno alle ragazze con cui poter uscire, nemmeno al telefono nuovo.. No, lui era affascinato dalla cultura, dal mistero, dalla verità assoluta. Nulla della normalità per lui era normale, perché alla fine non c'è mai stata una vera e propria definizione di normalità.. Che cosa anormale direi.
Il ragazzo era così normale nella sua normalità che risultava anormale agli occhi altrui, come se fosse pazzo.. Eh si.. Infondo tutti coloro che la pensavano e la pensano diversamente dalla massa viene definito così; una persona pazza, che dice parole senza un senso vero e proprio.. Perché alla fine tutti sono abituati alle loro verità e non ne accettavano altre. È questa, a mio parere, la vera definizione di 'pazzia': una persona che sa differenziarsi dagli altri con gesti e parole differenti.
- Ma la cosa che rende tristi realmente è che questa parola viene usata contro persone che purtroppo soffrono di malattie ingestibili.. È il difetto degli esseri umani, ciò che è diverso dal resto è indecifrabile e quindi una minaccia che va sepolta con parole offensive o bugie.
Mi chiedo.. Questo era il vero progetto di Dio?  Una popolazione così stupida da emarginare le diversità? Senza provare a capirle nemmeno? Be.. Mio caro Dio mi dispiace doverti dire ma hai sbagliato qualcosa durante il processo di creazione. -
Marco era pazzo, diceva la massa.. Ma come sia possibile che le sue parole erano poi così vere?!

- Fine primo capitolo.

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