Diamante.

145 33 12
                                    

Lo indicai.
"È quello? Che delusione, mi aspettavo di meglio".
Queste sono state le parole pronunciate da mia madre quando gli mostrai M dal finestrino della macchina.
Era il primo giorno del secondo anno di medie e le avevo da poco detto che mi interessava un ragazzo. Lei era contenta, sapeva che il momento della prima cotta sarebbe arrivato, ma rimase stupita da quel genere di ragazzo. Lo ricordo, M era vestito male e sembrava appena uscito dal letto, probabilmente non si era nemmeno lavato la faccia quella mattina. Stava fumando. Una sigaretta si spegneva e l'altra si accendeva di continuo. Io mi domandavo perché a volte trascurasse la sua immagine. Non sempre, dato che spesso sembrava veramente troppo vanitoso. Alcuni giorni, forse, voleva camuffare la sua bellezza o semplicemente non aveva voglia di curarsi. Comunque riceveva attenzioni lo stesso, le mie comprese.

Era un diamante che si stava scheggiando, qualcuno lo stava rosicchiando, ma era sempre brillante e lucente ai miei occhi.
M illuminava il mio cuore, ma la mia timidezza creava così tanti sensi di colpa che esso si tingeva anche di oscurità. Così, quei due colori opposti si mischiavano all'interno del mio fragile cuore, dando vita a un miscuglio complesso e indecifrabile che mi ha accompagnato per un tratto di vita.

Mare AmaroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora