Capitolo 2.

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Tra i viaggi di andata e quelli di ritorno ho sempre preferito questi ultimi. La maggior parte delle persone sicuramente non la pensano come me: se li si fa volentieri, indubbiamente i primi sono carichi di gioia e aspettativa per quello che si vivrà, che sia una vacanza o una semplice uscita; i secondi, invece, portano con sé una strana nostalgia per quello che si è vissuto e che ormai è terminato. Eppure a me questa sorta di "depressione" piace. Ogni volta che mi trovo in macchina, in pullman o in treno per tornare a casa mi sento tristemente felice. Anche se non vorrei mai salire su quel mezzo di trasporto che mi riporta indietro, quando sono all'interno tutto cambia. Mi assalgono tanti sentimenti diversi e i primi sono spiacevoli: tristezza, malinconia.. tutto quello che a nessuno piace provare. A un certo punto, però, guardando fuori dal finestrino, inizio a sentire un'insolita speranza. Immagino me fra qualche anno e mi chiedo come sarò, quali saranno le persone che avrò accanto, le scelte che dovrò fare, se sarò felice o avrò rimpianti. E poi penso a quello che sono ora e a quanto sia diversa da qualche tempo fa. Tornano alla mente sempre loro: i cambiamenti.

Quest'anno ho avuto poche occasioni per provare queste sensazioni, poiché non ho viaggiato spesso. Una volta, mentre stavo tornando a casa da Roma, ascoltando vecchie canzoni che avevo quasi dimenticato, sono venuti a galla molti ricordi; ciò che però più mi ha colpito è stato rendermi conto del fatto che il cambiamento più radicale l'ho subito negli ultimi mesi, a partire all'incirca da dicembre dello scorso anno. Perché questo mese? Ero a una rassegna di danza, e nell'attesa del nostro turno per esibirci, io e le mie compagne parlavamo di ragazzi. Diana, che da poco si era fidanzata, ci fece vedere le foto di alcuni amici del suo ragazzo e tra questi mi colpì soprattutto uno. Aveva un sorriso stupendo e un'espressione semplice, quasi tenera, che oggi è raro trovare in un ragazzo della mia età. Molti infatti preferiscono impostarsi e cercare di sembrare dei duri, dei cattivi ragazzi, ma non è ciò che preferisco.

Da quel giorno è cambiato tutto.

Ho iniziato a interessarmi sempre di più a lui, a chiedere a Diana di raccontarmi tutto ciò che sapeva, e ogni pezzo che andava a comporre il mio puzzle mi invogliava a cercarne un altro. Giorno dopo giorno mi convincevo sempre più del fatto che fosse diverso dagli altri, forse il genere di ragazzo che ho sempre desiderato incontrare. Ogni volta che guardavo le sue foto, il suo sorriso, i suoi occhi e il suo bellissimo ciuffo mi lasciavano in estasi. Poi ho scoperto anche un sito internet, sul quale potevo leggere le sue risposte alle domande che gli venivano fatte anche in forma anonima, e questo mi ha aiutata a scoprire molte cose. Un giorno gliene ho scritta una anche io. Non ricordo precisamente cosa gli ho chiesto; sicuramente era una domanda stupida, come "colore preferito?" o simile, ma era frutto del mio desiderio di conoscerlo, desiderio presente ancora oggi. Tuttavia, se prima mi affidavo unicamente a un social network, ora voglio poterlo fare di persona. Ed è questa una delle cose che prima non avrei mai nemmeno lontanamente osato sperare. "Come potrebbe mai un ragazzo del genere interessarsi a me? Non ho niente di speciale..". Questo era ciò di cui ero convinta.

Oggi non la penso più cosi.

Non mi ritengo una top model o una ragazza tanto bella da conquistarlo semplicemente vedendomi una volta per caso, ma pian piano sto capendo quali sono i miei punti di forza e cerco di sfruttarli. Ho cominciato a truccarmi, a non avere timore di pubblicare una foto in primo piano - cosa che in passato non facevo mai, soprattutto quando portavo l'apparecchio - a usare esclusivamente le lenti a contatto per uscire la sera, a interessarmi di più alla moda del momento e a cercare uno stile mio, senza timore di comprare qualcosa che un tempo avrei considerato troppo vistoso. Ma soprattutto, con il passar del tempo, ho preso una nuova abitudine insieme alle mie amiche: uscire nella città vicina al mio paese e capoluogo della mia provincia. Per noi tutte è stato sin dall'inizio un ambiente più stimolante, con tante e nuove persone, soprattutto della nostra età, e per me anche il luogo in cui poter incontrare lui. In principio non ero così "presa" da non vedere l'ora che arrivasse il sabato per poterlo vedere, anche perché non avevo nemmeno idea di come riconoscerlo fra tanta gente, considerato che non lo avevo mai guardato dal vivo. Ma un giorno è successo. L'ho visto, per la prima volta. E poi non ho più smesso di sperare che succedesse ancora.

Pian piano, chi per un motivo, chi per un altro, tutte abbiamo iniziato a preferire sempre di più quella meta rispetto alla tipica passeggiata sul viale del nostro paese e, a partire dall'estate, abbiamo usufruito di ogni scusa possibile per "evadere". Ciò mi ha permesso di avere molte più opportunità di poterlo osservare, di memorizzare il suo modo di camminare, di vestirsi, gli amici, e tanti altri particolari che avrebbero potuto rendere più facile il mio lavoro di "identificazione" la volta successiva. Una volta, senza che me l'aspettassi, ho avuto anche la fortuna di incrociare il suo sguardo, di avere rivolti verso di me quegli occhi così scuri e profondi che se ci penso mi sembra di vederli.

Ogni cosa che ho scoperto su di lui ha avuto una conseguenza su di me: sempre più curiosa, attenta, non solo nei suoi confronti, ma soprattutto verso me stessa. E' stato e continua ad essere uno stimolo continuo. So che può sembrare ridicolo considerare una delle cause del mio cambiamento un ragazzo che nemmeno conosco, di cui mi sembra di sapere molte cose, che però non ho acquisito frequentandolo. Eppure è così. E anche se, come ho già detto, il mio scopo adesso è quello di fare di tutto per conoscerlo davvero (anche se non so esattamente come), se non dovesse accadere ricorderei comunque questo periodo della mia vita senza alcun rimpianto. Sono sicura che mi sentirei felice di aver ricevuto quella spinta che mi serviva per uscire dal guscio in cui ero avvolta, forse più protetta, ma tutti prima o poi hanno bisogno di subire una trasformazione, quella metamorfosi nella quale il bruco diventa una leggera e bellissima farfalla.


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