16.

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Ho detto addio a Zayn solo qualche ora fa e ancora non ho smesso di piangere. È come se le lacrime avessero deciso di scendere fino a quando non ce ne saranno più. I miei occhi bruciano e sono sicura che se mi guardassi allo specchio li vedrei rossi e gonfi. Mi sono chiusa a chiave nella mia stanza, non voglio vedere nessuno, ho bisogno di stare da sola.

Non so per quanto tempo resterò qui e a dirla tutta nemmeno mi importa. È la prima volta che soffro così tanto per qualcuno e non so come dovrei reagire. Mi passo le mani sul viso, tentando di calmarmi, ma il mio corpo non ne vuole sapere. Mi sento a pezzi, letteralmente.

È solo quando i miei singhiozzi si interrompono per un paio di secondi che sento bussare alla porta. Credo sia quasi ora di cena, deve essere mia madre che è venuta a chiamarmi.

Mi schiarisco la voce e prego di suonare normale. "Non ho fame, mamma" dico, a voce abbastanza alta affinché riesca a sentirmi.

"Aprimi" sento rispondere dall'altra parte.

Rimango seduta sul mio letto, non ho la minima intenzione di alzarmi. Non voglio vedere nessuno.

"Per favore" la voce al di là della porta sembra supplichevole, quasi disperata. Sospiro e mi strofino gli occhi con la manica della felpa, prima di andare ad aprire.

Quando vedo chi si trova dall'altra parte, non posso che piangere più disperatamente di prima. Lo afferro per il braccio e chiudo la porta dietro di lui. Mi getto tra le sue braccia e non faccio nemmeno uno sforzo per trattenermi. E non lo fa nemmeno lui.

"Mi dispiace" lo sento dire, con la voce spezzata dal pianto.

Non riesco a parlare, lo stringo più forte e chiudo gli occhi. Inspiro il suo profumo fino a sentirmi quasi bruciare i polmoni, ne ho bisogno. È solo dopo qualche minuto che lo lascio andare e mi sforzo di guardarlo. Anche i suoi occhi sono rossi, deve aver pianto quanto me.

Osservo il suo viso e rimango in silenzio, ho troppe cose da dire, da chiedergli, ma non so da dove iniziare.

"Alika, mi dispiace" mormora. Sono io quella che lo ha lasciato ma è lui a chiedermi scusa.

"Come hai fatto a venire qui?" la voce mi esce a fatica, ma non ci faccio caso. La testa mi fa male a causa di tutte quelle lacrime, però ho solo bisogno di parlare con lui.

"Ho preso un aereo" sulle sue labbra compare un sorriso appena accennato, devo trattenermi per rimanere ferma ed ascoltarlo.

"E se qualcuno ti ha visto venire qui?" non voglio nemmeno immaginare cosa potrebbe succedere. Ormai tutti sanno che questa è casa mia e credo che i giornali non tacerebbero se avessero tra le mani uno scoop simile.

"Scusa amore, ma davvero non me ne importa" mi risponde, quasi ridendo. Io rimango a fissarlo a bocca aperta, non mi aveva mai chiamata in quel modo, nemmeno una volta.

"Non... Non te ne importa?" sussurro, ancora confusa.

"Ho rischiato di perderti qualche ora fa e ho preferito salvare quello che c'è tra noi invece che pensare a quello che la gente dice di me" alza le spalle, entrambi abbiamo smesso di piangere, come se ora non ce ne fosse più bisogno.

"Mi sei mancato" mi butto di nuovo tra le sue braccia e sento un "anche tu" appena sussurrato. Vorrei non doverlo lasciare andare mai più, ma so che tra tra qualche ora dovrà tornare a Bradford, da Ellie, probabilmente.

"Tra noi..." inizia lui, esitando appena sulle parole da usare "tra noi è davvero finita?".

Abbasso lo sguardo, non è finita, non per me. Ma forse dovrei dire di sì e risparmiarmi altra sofferenza, ma è questo che voglio?

"No" rispondo ad alta voce alla mia stessa domanda, lui sorride. "Quanto puoi restare?" gli chiedo, anche se non voglio sentire la risposta.

"Stasera ho un appuntamento con Ellie, quindi direi che resto fino a domani" ridacchia e finalmente riesco a sorridere anche io.

"O anche per tutta la vita" ora sono io a ridere, non mi sentivo in questo modo da mesi.

"Non è una cattiva idea" annuisce, poi mi guarda "c'è una cosa che devo fare, ora".

Prima che possa chiedergli di cosa si tratta, appoggia le labbra sulle mie e mi bacia. Mi rendo conto di quanto quel contatto mi sia mancato solo in questo momento, tutto sembra essere tornato come dovrebbe essere.

"Noi usciamo a cena" mia madre spalanca la porta della mia stanza e io faccio d'istinto un passo indietro. Zayn sta facendo di tutto per non ridere, mentre io sento le guance andarmi a fuoco. Lei si schiarisce la voce e aggiunge "torneremo per le undici".

Mormoro un "ciao" e aspetto che chiuda di nuovo la porta, prima di nascondermi il viso con le mani.

"Oops" Zayn scoppia a ridere, io sto ancora morendo di vergogna. Non avrebbe potuto avere tempismo peggiore.

"Cosa ne dici di ordinare una pizza?" propone lui qualche minuto dopo, forse per alleviare la tensione.

"Certo" gli rispondo. Non gli propongo di cucinare, permettergli di maneggiare del cibo vorrebbe dire rischiare l'avvelenamento.

Scendiamo al piano di sotto, le luci sono spente e tutto è stranamente silenzioso, nemmeno dall'esterno provengono rumori.

Vado in cucina e chiamo la pizzeria più vicina, in poco meno di cinque minuti ho ordinato la nostra cena.

"Mi sembra così strano che tu sia qui" sorrido a Zayn e appoggio le mani sui suoi fianchi. Ciò che è successo oggi pomeriggio sembra essere lontano giorni.

"Sei felice?" mi chiede, quasi prendendomi alla sprovvista.

Ci penso su per qualche attimo. La mia vita potrebbe di gran lunga andare meglio, ma non posso dire di stare male, in questo momento. Annuisco per rispondere alla sua domanda e lo guardo alzare gli angoli delle sue labbra in un ennesimo sorriso.

Solo mezz'ora dopo ci viene portata la cena, sono io ad andare ad aprire, per non rischiare che qualcuno veda Zayn dove non dovrebbe essere. Mi chiedo se abbia chiamato Ellie per annullare il loro appuntamento...

Mangiamo le nostre pizze guardando un film, il preferito di Zayn. Tutto questo è meglio di qualunque appuntamento elegante i suoi manager abbiano mai organizzato per noi. Rimaniamo abbracciati per tutta la sera, tra carezze e risate. Sembra non sia passato nemmeno un minuto dall'ultima volta che abbiamo passato così tanto tempo insieme, siamo esattamente gli stessi, solo con più esperienze alle spalle.

"Posso rimanere qui, stanotte?" mi domanda, quando ormai mancano pochi minuti alle undici.

"Sì" non devo nemmeno pensarci su "possiamo fingere che tu sia già andato via, a dormire in un hotel magari, e potresti dormire nella mia stanza. Non lo saprà nessuno". Lo osservo, mentre aspetto la sua reazione.

"È per cose del genere che ti amo" sorride e si avvicina per baciarmi, ma io mi allontano appena. "Cosa?" sussurro, sperando che lo ripeta.

"Ho detto che ti amo" ridacchia e apre gli occhi per riuscire a guardarmi "posso ripetertelo un altro centinaio di volte, se vuoi".

Scuoto appena la testa e prendo un respiro profondo, non sapevo nemmeno di essere pronta per dire una cosa così importante. "Non prima che io ti abbia detto che ti amo anche io" mormoro, finalmente.

Non ci vuole molto prima di ritrovarci chiusi nella mia stanza. Tutti i mesi in cui siamo restati l'uno senza l'altra sembrano non essere più niente adesso. Ci siamo solo noi due, stanotte, e questa è l'unica cosa che importa.

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Secret kisses (Fake relationship sequel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora