Capitolo X

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Mercoledì 6 Febbraio 2009

Giada

L'aeroporto è sempre pieno di persone e questo non mi piace, essendo una che preferisce la pace e la tranquillità. Irene non mi ha salutata come volevo, me lo dovevo immaginare. Ci è rimasta malissimo quando l'ho avvertita della mia partenza per la Germania, ma è stata comprensiva e non ha obiettato. In compenso, ho deciso di partire lo stesso giorno di Azzurra che adesso sta bevendo il suo tè al limone al bar mentre io levo le briciole della mia brioche dal tavolino.
"Non sento tutta questa emozione, l'ultima cosa che avrei voluto fare adesso è partire" dice desolata con un velo di tristezza negli occhi. Continua a fissarmi e piega leggermente la testa di lato "Come mai te hai deciso di partire?"
"Ho bisogno di staccare" sospiro, sapevo che me l'avrebbe chiesto di qui alla partenza
"Ma hai lasciato Irene da sola" pronuncia quelle parole come se avesse paura che possa ammazzarla da un momento all'altro. Tutte sanno dei miei improvvisi attacchi d'ira se c'è qualcosa che non mi quadra
"Shizer" borbotto tra me e me, poi la guardo dritta negli occhi "Lo so, so bene cos'ho fatto ma ci siamo messe d'accordo." Mi accorgo che in fin dei conti non mi ha dato noia la domanda di Azzurra, è solo curiosità la sua "Senti Azzu, anche io non sto bene, ho bisogno di stare in pace, di rifugiarmi un po' in me stessa e questo Irene lo sa benissimo"
Azzurra fa spallucce "Se lo dici te" beve il suo ultimo sorso di tè "Io non lo avrei mai fatto" borbotta
Mantieni la calma, penso.
Nell'aeroporto rimbomba la voce di una donna nell'altoparlante:
''I passeggeri del volo German Wings delle 15.15 per la Germania sono attesi per l'imbarco. Ripeto: i passeggeri del volo German Wings delle 15.15 per la Germania sono attesi per l'imbarco.''
Mi volto verso Azzurra "Mi accompagni?" chiedo facendole gli occhioni dolci
Azzurra guarda il suo orologio e poi si volta di nuovo verso di me "Certo, io ho ancora un'ora prima dell'imbarco"
Afferro la mia valigia e ci dirigiamo all'imbarco del mio aereo.
Mentre camminiamo, Azzurra se ne sta in silenzio, il che è veramente strano e può significare una cosa sola: "Stai proprio male, vero Azzu?"
Azzurra si sposta il ciuffo biondo e corto dagli occhi e sospira con aria desolata "Sì, non potrei stare peggio di così. Nemmeno quella volta che a scuola ti rubai gli occhiali e te non mi parlasti per qualche giorno" sorride al pensiero
Mi porto involontariamente la mano ai miei cari occhiali che mi seguono dal secondo anno di liceo.
"Capisco" rispondo perché non so cosa dirle.
Raggiungiamo l'imbarco silenziosamente e lasco andare la mia valigia non appena mi sono sistemata in fila. Mi guardo attorno decisamente imbarazzata sul da farsi. Per fortuna è Azzurra a prendere l'iniziativa "Cos'é questo?" chiede. Ha gli occhi lucidi e rossi.
"Un arrivederci" sussurro perché la gola mi fa male e gli occhi iniziano a bruciarmi per un possibile pianto
"Perché sento che è più un addio?"
Senza dire niente l'abbraccio e rimaniamo lì, io e lei, con la fila che scorre, le persone che passano di fretta per non perdere il loro volo, con l'altoparlante che continua a ripetere le solite cose, con il rumore delle ruote delle valigie e con un affetto che non so nemmeno più quanto vale.

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