THREE

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Questa mattina non sono andata a scuola, sono rimasta da Abby, ne avevamo bisogno entrambe.
Mi sono svegliata prima di lei, così le ho fatto trovare dei bei cornetti appena fatti con del caffè latte.

Io: Buongiorno pigrona!
Abby: Oh, ciao!
La voce era ancora impastata dal sonno..
Io: Come ti senti questa mattina?
Barcollando ancora dal sonno si siede sull'isola della cucina e trascina verso di se la tazza con il caffè latte.
Abby: Mh, diciamo meglio. Grazie per i cornetti!
Accenna un sorriso che io prontamente ricambio.
Passiamo la mattina a scherzare come facciamo di solito e tutte le cose brutte spariscono, la sua risata mi tira sempre su con il morale..
Verso il primo pomeriggio torno a casa, prima di uscire Abby mi accompagna alla porta e dopo un fote abbraccio...
Abby: Ti voglio bene piccola, se hai bisogno questa porta è sempre aperta.
Le sorrido e, dopo averla ringraziata come sempre, esco.

Una volta arrivata a casa mia ricordo delle scene di ieri sera.
Devo ripulire la camera.
Vedere quei coltelli la perterra, quel sangue, quello schifo che ho combinato mi fa salire un nodo alla gola.
Ma prima che le lacrime potessero prendere il sopravvento anche questa volta mi squilla il telefono di casa, così ne approfitto per calmarmi.

Mamma: Je..Jessica?
Ha un tono molto agitato, cosa succede?
Io: Si, mamma dimmi.
Mamma: Sono in ospedale, ti prego amore mio vieni subito qui, tuo.. tuo padre..
Cosa? Mio padre cosa?!
Io:Papà!? Che ha papà!?
....
Giustamente cade la linea.
Avevo appena finito di pulire la camera, non ci penso due volte, prendo il giubbino e scappo verso la moto.
Cercando di arrivare il più in fretta possibile in ospedale. Una volta parcheggiata cerco di capire dove devo muovermi, dove orientarmi.
Ma resto bloccata. Prendo il telefono e chiamo mia madre per farmi spiegare in che reparto devo salire e dopo aver seguito le sue istruzioni mi ritrovo con il fiatone davanti la sua camera.
La mamma sta parlando con il medico, che non dice niente di buono a giudicare dallo sguardo che regna sul suo volto.
Io: Mamma, che...che cosa succede?
Mamma: Overdose mista ad alcool...
Ha un tono freddo, impassibile.
Ma come, poco fa era preoccupata e ora?
Io: E ora, ora come sta?
Mamma: Sta riposando, ma se vuoi puoi entrare in camera. Ho chiamato la zia e resta lei qui, sta notte.
La guardo, la guardo con odio.
Io: Mamma, stai scherzando? Qua ci resto io.
Mamma: No, non ci pensare, domani hai scuola e non rimani qui. E' chiaro?
Oh, mamma... come vorrei trovare una scusa per non andare.
Io: Allora resta tu!
Le dico con la rabbia in voce.
Lei mi guarda davvero male.
Io: Mamma! Mi senti!?
Urlo.
Mamma: No, non mi riguarda questa situazione.
Non...oh no, questo no.
Io: Non ti riguarda!? Mamma lui era tuo marito! Quella persona che fino a poco tempo fa hai amato! Come può non importarti di lui!? Mi stai prendendo in giro percaso?
Mamma: No, Jessica. Affatto.
Io: Mamma, lui aveva bisogno di te! Ha bisogno di noi! Specialmente in questo momento! Come puoi lasciarlo solo!?
Non mi risponde.
Ho l'odio negli occhi oltre che nella voce ora.
Io: Allora vattene!
mi guarda incredula.
Mamma: Come!?
Io: Vattene.
Lo ripeto riducendo gli occhi a due fessure. Sono impassibile.
Non dice altro. Prende la borsa e se ne va.
Mentre la vedo uscire dal reparto mi accascio al muro.
Che situazione orribile.
Un infermiera mi raggiunge e mi lascia entrare da papà.
E' quasi un tutt'uno con le flebo ed altri fili.
Lo abbraccio, non troppo forte, anche se è quello che vorrei fare ora: abbracciarlo così forte da fargli mancare il respiro.
Voglio fargli capire che io non lo lascerò mai. E che nemmeno lui deve farlo con me.
Abbozza un sorriso. Ma non ce la fa a parlare.
Non ho bisogno di una sua parola. Il suo sorriso mi basta.
Resto vicino a lui che mi accarezza piano il capo finchè una figura familiare entra nella camera.
Zia: Oh, Robert. Come ti sei ridotto...
E' rammaricata.
Papà sorride e fa spallucce, strappando una risatina anche a me.
In fondo è sempre il solito.
Zia: Su Jessy vai, prima che faccia buio.
Io: Si, vado.
Poi mi rivolgo a mio padre.
Io: Ciao papà, ci vediamo domani.
Gli lascio un bacio sulla guancia e lui mi stringe la mano.
Torno a casa con troppi pensieri nella testa ed il vento del motorino riesce ad asciugare le lacrime che escono dagli occhi senza sosta.
Questa notte la vedo male.
Non dormirò per niente.

Lametta.

Questo è per mia madre.
Uno.

Questo è per l'odio che provo per questa famiglia.
Due.

Questo è per Dio. Non mi aiuta.
Tre.

Sangue,lacrime,dolore.

Mi addormento così.

~Save Me Tonight~ H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora