CAPITOLO 1

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Lo sguardo di Syria è catturato da un uomo che sta venendo verso di lei. Un'aurea quasi tangibile di potere lo circonda ed emana sicurezza ed arroganza.

L'uomo è imponente ed ha un'andatura a dir poco regale: Syria si trova inconsapevolmente ad analizzare ogni centimetro del corpo muscoloso e perfetto del licantropo. 

Sì, perché è esattamente come lei: un lupo mannaro. Essendo un Alpha, per Syria è facile percepirlo.

Lo sconosciuto si è avvicinato tanto da far scontrare i loro respiri ed il cuore della ragazza perde un battito. 

L'uomo misterioso ringhia sommessamente qualcosa, qualcosa che lei non può capire, perché viene rapita da un sonno profondo ed involontario.

Syria scuote con forza la testa e sbatte più volte le palpebre, quasi a volere cancellare l'immagine del licantropo impressa a fuoco nella sua mente.

Con uno sforzo disumano riesce a mettersi seduta, facendo leva sugli avambracci.

Si sente distrutta, non solo fisicamente. 

Per la prima volta in vita sua ha paura. Ma non per sé stessa, bensì per il suo branco: Syria è l'Alpha del branco più forte e "diverso" del globo.

Essendo temuta e conosciuta da tutti, licantropi solitari e branchi, si chiede come qualcuno abbia anche solo immaginato di poterla allontanare dalla sua casa, dalla sua foresta.

Le domande si moltiplicano nella sua mente, ma rimangono senza alcuna risposta.

Intanto gli occhi si sono abituati al buio e la testa ha smesso di pulsare. La ragazza è tremendamente assetata ed affamata, sente che da un momento all'altro potrebbe svenire. 

Non ha abbastanza forza per alzarsi ed esplorare la stanza in cui è stata rinchiusa. In realtà, c'è molto poco da osservare: la cella è grande pochi metri quadrati, alla sua sinistra c'è una grande porta rinforzata in acciaio, mentre di finestre neanche l'ombra.

Syria si accorge solo adesso del dolore lancinante ai polsi: abbassa il capo e il suo sguardo incrocia due grandi manette di ferro, direttamente collegate a delle grosse catene.

< Peseranno circa dieci chili l'una.> calcola approssimativamente ad alta voce.

<Dieci e mezzo, per la precisione.> tuona una voce proveniente dalla porta, ora aperta.

Syria si volta verso la figura che le ha parlato. Il tono era irrispettoso e sfrontato: la ragazza regala allo sconosciuto la peggiore delle sue occhiatacce fulminanti.

Nonostante lei sia legata e priva di forze, l'uomo indietreggia di un passo, barcollante: gli occhi di Syria erano divenuti neri non appena i loro sguardi si erano incrociati.

Dopo qualche secondo il carceriere riprende coraggio e avanza verso la prigioniera: le sue iridi sono nuovamente azzurro ghiaccio.

Tira un impercettibile sospiro di sollievo, poi, quasi a ricordarsi che la ragazza è inoffensiva, riassume l'aria spavalda e sicura di sé di pochi attimi prima.

<Oh, un'Alpha senza branco. Dove sono i tuoi, piccoletta?> esclama divertito l'uomo.

Syria non risponde: è troppo impegnata a tenere a bada la sua lupa, che fa di tutto per uscire ed azzannare il malcapitato.

<Cosa c'è? Ti hanno mangiato la lingua?>

Ancora nessuna risposta.

<Ah, ho capito: sei preoccupata perché il tuo branco di mostri è in pericolo senza te a proteggerli.> dice, prima di scoppiare in una risata esageratamente forte.

Ora basta. Ha per caso chiamato MOSTRI i membri della SUA famiglia?

La ragazza sente un  fuoco accendersi dentro il suo corpo ancora debole, un calore che la riscalda e brucia al tempo stesso. Ahi Ahi: Syria è arrabbiata.


Chi ha rapito l'Alpha?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora