CAPITOLO 2

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La ragazza sente gli occhi pizzicare e sa per certo che si sono tinti di un nero spaventoso, più scuro delle tenebre dell'Erebo.

Quelle iridi maligne avevano scatenato pazzia e terrore negli animi di chi aveva avuto la sfortuna di incrociare il loro cammino.

Innumerevoli sono state le vittime di quello sguardo micidiale, arma letale che solo Syria possedeva.

Questo fa capire molto su come lei abbia la tremenda capacità di trasformarsi, da normale ragazza tranquilla e comprensiva, a crudele e severo Alpha.

Non che seminasse morte e dolore ovunque, anzi: era il miglior capo di sempre, saggia e giusta, governava il suo branco nel modo più adatto. Questo l'aveva resa famosa e invidiata.

Ma, se solo qualcuno osava offendere la sua famiglia e la sua casa, diventava una macchina da guerra in cerca di vendetta.

Syria percepisce distintamente la lupa che lotta dentro il suo animo: vuole uscire.

La giovane donna è però un licantropo allenato e capace, tanto da riuscire a tenere a bada il suo istinto anche nella più disperata delle situazioni.

Sa che non può cedere all'ira o finirebbe per punire degli innocenti.

Lui. Solo lui deve soffrire per ciò che ha detto.

Si volta e vede l'uomo tremare, i piedi come incollati al pavimento, incapace di compiere anche il minimo movimento.

Incatena i suoi occhi a quelli del malcapitato, che si fa sfuggire una smorfia di puro terrore.

Syria sogghigna. Purtroppo per lo sconosciuto, non è ancora soddisfatta.

Vuole sentire l'adrenalina, il brivido della caccia.

<Corri.> ringhia verso il licantropo.

Questo non se lo fa ripetere due volte: fugge via come una scheggia.

La ragazza fa scrocchiare rumorosamente il collo, un ghigno sadico dipinto sul bel volto.

<Ora inizia il divertimento.>

Lentamente, raggiunge la porta della cella. Ai suoi lati si allunga un corridoio che pare infinito, scavato nella roccia.

Solo ora, inizia a correre.

Può sentire l'odore della paura nell'aria e, grazie a quello, in pochi secondi scorge la sua vittima.

Quando è a pochi metri da lui, spicca un salto sovrumano, atterrando sulla schiena dell'uomo.

Lo gira violentemente, godendosi il terrore sul suo viso.

Proprio sul più bello, dei rumori la interrompono.

SYRIA'S POV.

Sbircio al di sopra della mia spalla: voglio vedere la faccia di chi ha osato ringhiarmi.

Davanti a me tre uomini alti e ben piazzati mi fissano con rabbia, come se volessero saltarmi al collo.

Credo non abbiano capito che sono io quella che potrebbe saltare al loro collo.

Beh, vorrà dire che mi godrò la scena.

<Si?> domando sfoggiando un tono dolce, mentre con un gancio ben piazzato stendo il tipo sotto di me.

Cavolo, ha una resistenza piuttosto insignificante per essere un licantropo.

<Ci dispiace disturbarla, ma abbiamo l'ordine di riportarla in cella.> risponde sarcasticamente quello che identifico come capo.

<Mhh, interessante. Io ho l'ordine di uccidere chiunque ci provi.> ribatto, tenendo il viso rivolto verso terra.

<Ah si? Le consiglio di non essere troppo sicura di sé, data la forte minoranza numerica.>

<Oh, purtroppo mi è stato chiesto espressamente, non posso rifiutare.>

<E da chi le è stato chiesto?> mi chiede ingenuo.

<Da me.> ringhio minacciosamente, sollevando il capo e fissando intensamente i tre energumeni.

Vedo le loro spalle sussultare, i loro volti sfigurati dalla paura.

Bene bene bene. Credo sia ora di iniziare a giocare.

Attacco quello che sembra il più debole dei tre: lo atterro facilmente con un forte calcio nella addome, che gli perfora lo stomaco.

Alla mia destra uno dei due superstiti mi fissa tremante e decide di scappare a gambe levate. Pff. Idiota. Lo raggiungo in un nanosecondo, e con una ginocchiata sulla schiena gli spezzo la spina dorsale. 

Il capo mi osserva languidamente, chiedendomi con lo sguardo di risparmiarlo. Ecco un altro idiota. Gli piazzo un calcio ben assestato nei gioielli di famiglia e, mentre cade a terra, lo immobilizzo definitivamente colpendolo al viso.

Mi guardo velocemente intorno: quattro uomini agonizzanti sono sdraiati a terra, colpiti da spasmi frequenti.

Consapevole di non averli uccisi, decido di andarmene. Non ho tempo da sprecare con quattro imbecilli pompati: devo tornare dal mio branco.

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Sono finalmente riuscita a raggiungere il pianoterra, mi godo la luce quasi accecante, talmente diversa e piacevole rispetto all'oscurità delle segrete che ne rimango incantata.

Mi fermo davanti ad una grande vetrata che dà su un bosco di sempreverdi.

Scorrono i minuti e solo quando sento un odore sconosciuto ma piacevole nell'aria, capisco che devo scappare. Adesso.

Sto per dare inizio alla Trasformazione, il mio pensiero rivolto agli alberi ed alla libertà,quando un forte ruggito vibra nell'aria, rompendo il silenzio.

Chi ha rapito l'Alpha?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora